“Ho sempre programmato la mia carriera seguendo due differenti percorsi: uno è quello delle produzioni più commerciali, come 28 Settimane, l ‘altro è quello delle pellicole in cui mi identifico appieno, come Intruders“.
Ancora inedita in Italia, Intruders ha rappresentato il ritorno sulle scene di Juan Carlos Fresnadillo quattro anni dopo il più che discreto 28 Settimane Dopo, e con un progetto decisamente più personale. Tnx to Bloodydisgusting.com.
Ne è passata di acqua sotto ai ponti dai tempi di 28 Settimane Dopo, per quanto in tutto questo tempo tu abbia continuato a lavorare incessantemente su diverse sceneggiature. Quella di Intruders è un’idea tua o è una sceneggiatura che ti è stata proposta?
Ho sempre programmato la mia carriera seguendo due differenti percorsi: uno è quello delle produzioni più commerciali e rigide, come 28 Settimane Dopo, pur arricchendole con contributi personali; l’altro è quello delle pellicole in cui mi identifico appieno, e Intruders è una di queste. E’ un’idea nata da me, e che si è sviluppata per molto tempo attraverso la collaborazione con degli amici sceneggiatori: lo scopo era quello di dar vita una sorta di ricerca su quali potessero essere le ragioni delle nostre paure infantili, e dei processi che portano a creare mostri che hanno a che fare col nostro vissuto molto più di quanto ci piacerebbe credere.
La figura di Hollow Face è qualcosa che ha a che vedere con il folgore spagnolo – in modo analogo a quello del Boogeyman con la cultura popolare americana – o è del tutto originale?
Direi che è un insieme tra figure delle tradizione popolare e la mia necessità di creare un boogeyman che avesse a che vedere con la ricerca di una propria identità, il che è anche un modo per cercare di umanizzare, almeno in parte, il mostro.
Parallelamente al ruolo del cast adulto, buona parte dell’economia della pellicola dipende dall’interpretazione dei due giovanissimi protagonisti. Che esperienze lavorative avevano già avuto i due ai tempi delle riprese?
Ella Purnell aveva già avuto a che fare con il grande schermo – è lei che interpreta la giovane Keira Nightley in Never Let Me Go di Mark Romanek – : è ovvio tutto diventa più delicato quando ti ritrovi in situazioni che hanno a che vedere con la paura e la sofferenza, eppure ha fatto un ottimo lavoro. Izàn Corchero invece era un esordiente assoluto: nel suo caso abbiamo fatto un enorme lavoro durante le prove in modo da dargli tutti gli strumenti con cui affrontare il materiale filmico che avevamo preparato. In alcune sequenze è stata dura, perché la sua interpretazione passa momenti davvero complicati – soprattutto per quanto riguarda il lato della fisicità – ma non posso che riconoscergli degli ottimi risultati. Poi coi ragazzi è più facile, perché puoi sempre trasformare il tutto in un gioco, e sono fisiologicamente portati a dimenticare velocemente le cattive sensazioni che tutta una serie di difficoltà sul set possono darti.
Il nuovo horror spagnolo è ormai una realtà forte e affermata: in che maniera ti ci rapporti, e in che modo il tuo stile ne è influenzato?
Credo che il miglior modo per mantenere uno stile personale sia quello di non dimenticare mai le proprie esperienze e cosa davvero siamo, che è anche il modo migliore per essere del tutto onesti nei confronti del pubblico.
Intruders è una pellicola interessante anche perché mischia realtà spagnola ed inglese, quasi rappresentasse per te un momento di transizione…
In Intruders volevo trasmettere un senso di globalità di certe tensioni: non importa quanto tu sia distante dalle tue origini, nè quanti cambiamenti apporti alla tua vita, perché i tuoi incubi saranno sempre al tuo fianco. E per questo motivo che la pellicola si sviluppa in due contesti tanto differenti culturalmente, perchè chiunque si ritrova sempre in viaggio con i proprio incubi.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.