Rombo di moto, giubbotto di pelle, teschio di fuoco. Di nuovo qui per vendicarsi o redimersi? Il motociclista infernale è tornato, ma ha bucato ancora.
Ghost Rider 2: Spirito di vendetta, sequel del primo film che uscì nelle sale nel 2007, e diretto dalla coppia Mark Neveldine e Brian Taylor sembra infatti pronto a intraprendere la via del fallimento. La trama è semplice ma caratterizzata da salti temporali che ricordano il movimento impazzito di una molla che non sa dove e quando dovrà fermarsi.
Tutto inizia con l’invito da parte di un monaco dell’Ordine Monastico di Michele, Moreau verso il nostro “cavaliere” Johnny Blaze (Nicolas Cage), con l’obiettivo di aiutarlo in una missione che sembra più impossibile che complessa. Sono infatti necessari i poteri di Blaze per rintracciare una donna di nome Nadya (Violante Placido) e suo figlio Dany, (personaggio cruciale della storia); ricompensa, la cura della maledizione che affligge l’eroe. L’iniziale tentativo di salvare la vita del piccolo fallisce ed inevitabilmente viene catturato dai seguaci di Roarke (Mefistofile), tra cui il malvagio Carrigan. La donna non ha ancora certezze su Blaze ma rimane l’ultimo scoglio a cui ancorarsi.
La coppia accompagnata dal Monaco riesce a salvare Dany e a portarlo sotto le cure di Methodius, capo del luogo. Sembrerebbe un lieto fine, quando il tradimento di Methodius riaccende l’intreccio e da il via a una nuova corsa frenetica. Carrigan, ormai Blackout, dopo la trasformazione concessagli da mefistofele, uccide Methodius e porta Dany da Roarke il quale vuole farlo diventare un Anticristo. Nel frattempo Blaze viene liberato dalla maledizione e solo dopo l’acquisizione di nuovi poteri donatigli dal piccolo Dany riesce a sconfiggere l’oscuro demone. Un lieto fine agli occhi di tutti scontato e del tutto prevedibile, se non fosse per l’ultimo attimo in cui la fiamme di Blaze cambiano colorazione, passando da un rosso intenso a un blu elettrico, segno del mutamento da “spirito di vendetta” a “spirito di giustizia”.
Basta la trama per capire come regni la confusione. Nonostante le premesse rosee in confronto al primo episodio, qui la situazione peggiora e il tanfo a terra si sente eccome. L’illusione dell’incasso del botteghino Italiano non deve confondere. La visione del film è caotica e se non fosse per qualche effetto speciale di pregio (la qualità delle fiamme), tutti gli avvenimenti sono riprodotti con eccessiva semplicità (conseguenza dovuta alla riduzione del budget di produzione?). Trattasi di un vai-e-vieni di scene, mischiate come fossero un mazzo di carte buttate su un tavolo in modo squisitamente distratto.
Ironicamente si potrebbe pensare che la stessa Marvel co. Si sia resa conto della differenza che intercorre tra i suoi personaggi di punta, vedi Spider-Man, Hulk, gli X –Men, e i secondari come Ghost Rider e Punisher ai quali spetta l’etichetta di “Marvel Knights”. Ebbene le statistiche sono limpide come l’acqua – due tentativi, due fallimenti – sarà difficile rivedere su grandi schermi il teschio infuocato a meno di miracoli. Il motion capture non ha svolto con perfezione il suo compito, e la stessa interpretazione dell’ormai sfruttato Cage lascia molto a desiderare.
L’icona infatti non colpisce e gli unici capi rossi che probabilmente vedremo saranno quelli degli spettatori furiosi di aver sborsato del denaro per un 3D che anche un neofita di fotomontaggio saprebbe produrre meglio.