Un pessimo prodotto di Serie Z da evitare come la peste.
Day od the Dead 2 va ad aggiungersi a quella folta schiera di film zombeschi che vorrebbero prendere spunto dai capolavori di George Romero, sfruttandone la fama, ma che alla fine si rivelano quasi sempre cocenti delusioni per gli appassionati. Nel caso specifico, poi, di bello e originale questa pellicola diretta nel 2005 da Ana Clavell e James Glenn Dudelson ha davvero poco e niente.
Quando il film parte siamo nel 1968 (non a caso anno del primo film zombesco romeriano), in un laboratorio dove un misterioso virus viene rilasciato nell’aria trasformando gli umani in spietate macchine cannibali. A intervenire i soliti militari che con metodi spiccioli cercano di contenere il contagio, non riuscendo però a evitare che una fialetta contenente il virus vada persa. Ci spostiamo quindi qualche anno più tardi, quando nello stesso posto dove sorgeva il laboratorio, un gruppo di pazienti di un ospedale psichiatrico sta eseguendo la pulizia di una zona boschiva. Uno di loro trova casualmente il termos contenente la fiala col virus e se lo porta dietro come fosse un tesoro. La curiosità di sapere cosa contiene è tanta, anche da parte degli altri pazienti, e alla fine uno di loro riuscirà ad aprirlo…
Dopo un’introduzione interessante, in cui l’attenzione di regista e sceneggiatori è concentrata sulla descrizione dei danni del virus, con orde di zombie affamati che fanno scempio di soldati e dei pochi sopravvissuti, il film poi sterza repentinamente trasformandosi in una sorta di melodramma ospedaliero. Per quasi l’interezza della pellicola, assistiamo a un maldestro tentativo di approfondire le dinamiche interne all’ospedale, con tanto di storia d’amore, e la noia presto assalirà lo spettatore che dopo tutto questo girare a vuoto si troverà spiazzato anche quando, nel finale, si sterzerà ancora tornando nello splatter.
Day of the dead 2 è un film senza costrutto, senza né capo né coda, privo di un preciso tracciato da seguire, e alla fine rimane vittima di se stesso e di un equivoco di fondo: siamo davanti a un horror zombesco o a un dramma del tipo Il miglio verde? A questa domanda probabilmente non saprebbero rispondere neppure autori e registi che per l’oltre ora e mezza del film sembrano inseguire qualcosa che neanche loro conoscono. Dopo aver tentato, in vano, di dare un senso e uno spessore ai personaggi, di dare loro una vita interessante e di concentrarsi sui microdrammi che avvengono all’interno dell’ospedale psichiatrico, imboccano inopinatamente la via dello splatter, riservandoci un finale che si trasforma in un’inutile festa di sangue.
Un pessimo prodotto di serie Z, dalla qualità più simile a un vecchio film tv degli anni ’80, e che con il classico cinema zombesco c’entra poco o nulla, tanto meno con quel Day of the Dead di Romero di cui vorrebbe essere un prequel. Da evitare come la peste.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).