“E’ piuttosto facile scrivere vagonate di insulti davanti allo schermo del proprio computer per dimostrare quanto si sia dei true fans“.
La parola alla difesa. Nato sotto la cattivissima stella del mero sfruttamento di diritti in via di scadenza, con un budget ridicolo e strettissimi tempi di produzione, osteggiato a prescindere da schiere di fans imbufaliti e non riconosciuto – eufemismo – dallo stesso creatore della serie Clive Barker, che a proposito dichiarò: “Questa roba non ha niente a che vedere con me“.
Hellraiser: Revelations si è poi rivelato essere esattamente ciò per cui era stato progettato con certosina cura: un disastro. Ma contrariamente alla consuetudine, in questo caso quello che verrebbe considerato d’ufficio il principale indiziato potrebbe avere una certa quantità di evidenti attenuanti, su tutte quella di aver voluto mettere un sincero amore per il genere davanti a tutto il resto, e averci aggiunto una spropositata dose di quel coraggio proprio solo di chi decide di provarci sempre e comunque. Del resto, pur non essendo un fuoriclasse dell’horror, Victor Garcia un paio di cosette discrete le ha mostrate nel corso della sua ancora giovane carriera registica, sia con l’esordio Return to House on Haunted Hill che con il successivo sequel di Mirrors. Quindi Victor, cos’è che davvero non ha funzionato?
I feedback di pubblico e critica intorno a Revelations sono stati spietati…
Quando lavori esclusivamente per l’ingaggio, puoi tranquillamente disinteressarti di quanto stai facendo, ma quando in un progetto la prima cosa che metti è il cuore, coinvolgendo persone che stimi professionalmente e umanamente, nonostante tu sappia che con tutta probabilità a livello economico non caverai un ragno dal buco, è piuttosto frustrante non sentire altro che gente che ti insulta. Del resto è piuttosto facile scrivere vagonate di insulti davanti allo schermo del proprio computer per dimostrare quanto si sia dei true fans. Ma certo non è quanto serve per portare a termine una pellicola praticamente a budget zero. Abbiamo avuto qualche reazione positiva e tantissimi feedback negativi riguardo a Revelations: io resto il primo e più feroce critico del mio lavoro, quindi niente di quello che ho letto o sentito il giro riguardo al mio film è qualcosa su cui io per primo non mi sia già soffermato.
In che modo sei stato coinvolto nel progetto?
Ho ricevuto una chiamata dal mio agente, che mi prospettava l’eventualità di dirigere un film della serie Hellraiser. Quando sei un accanito fan della saga e di Clive Barker, è difficile dire di no. Conoscevo i rischi a cui sarei andato incontro, ma dopo aver letto la sceneggiatura mi sono convinto che avremmo potuto farcela: quello di Gary J. Tunnicliffe era un ottimo script, il primo vero capitolo della saga appartenente al mondo di Hellraiser dai tempi di Hellraiser 3; ho sempre considerato Bloodline una sorta di antologia, più che un sequel.
Col senno di poi, cosa cambieresti?
Il principale problema non sono certo stati i nostri errori, quanto la pressoché totale mancanza di tempo: abbiamo girato il tutto con una sola videocamera nel corso di dodici giorni. La nostra crew ha fatto un vero miracolo nel portare a casa la pellicola praticamente senza budget.
Clive Barker non ha trattenuto i colpi quando si è trattato di esprimere pubblicamente la sua opinione riguardo Revelations. Avete mai avuto l’occasione di confrontarvi?
Ho cercato di contattare Clive durante la pre-produzione con l’intenzione di coinvolgerlo in qualche modo nella pellicola: è noto a tutti quanto non abbia gradito determinati sviluppi della serie, quindi mi era sembrata una buona idea, ma sfortunatamente non siamo mai rusciti a incontrarci, nemmeno quando successivamente avrei voluto mostrargli il primissimo montaggio. Non ho mai parlato con lui e non so se ha visto il film, ma le sue twittate non fanno altro che gettare benzina sul fuoco dell’odio. Nutro un profondo rispetto per lui e il suo lavoro, e so che ha apprezzato parecchio il mio esordio El Ciclo, quindi non posso che augurarmi che la cosa sia reciproca.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.