Cinema They – incubi dal mondo delle ombre

They – incubi dal mondo delle ombre

Ci sono autori, il cui nome ha fatto la storia del genere, che vengono utilizzati a man bassa come strillo nelle locandine dei film.

E’ simile al fenomeno “king” per quanto riguarda i libri: ci sono stati periodi in cui sembrava impossibile trovare un libro horror di produzione anglosassone che non avesse una fascetta in cui il genio del Maine magnificasse l’autore con toni entusiastici.Spesso, però, la successiva lettura dellopera faceva sospettare che il buon King avesse letto un libro completamente diverso da quello che stringevamo tra le mani.
In campo cinematografico, uno dei nomi maggiormente “spesi” per dare un peso a opere di valore quantomeno dubbio è quello di Wes Craven. A spanne ci sono circa cinque film, usciti negli ultimi anni, che riportano la dicitura “Wes Crafen present”.

Il perché è presto detto: Crafen ha dalla sua una filmografia che vede la presenza di titoli come “L’ultima casa a sinistra” (The Last House on the Left), “Le colline hanno gli occhi”( The Hills Have Eyes), “Nightmare dal profondo della notte” (A Nightmare on Elm Street) e Scream che hanno fatto la storia dell’horror. Nel gioco dei rimandi e dei remake potrete vedere quanto spesso il suo nome risulta essere coinvolto, come musa ispiratrice, in alcuni degli incubi visuali di maggior effetto visti al cinema.

Il film “They – Incubi dal mondo delle ombre” vede Craven impegnato nella produzione, e Robert Harmon , di cui ricordiamo lo splendido “The Hitcher, la lunga strada della paura”, alla regia.

E’ un film che parla del buio.

Della paura del buio.

Esistono poche cose che creano, nel nostro inconscio, uno stato di tensione come il buio. Gli psicologi fanno risalire questa paura ai nostri progenitori: l’uomo, animale diurno, con una vista limitata rispetto ai predatori, temeva il calare delle tenebre. Nelle tenebre c’erano gli artigli che dilaniavano.
Tutti i bambini hanno terrore del buio. Nel buio si muovono le ombre. Le creature del buio sono, per antonomasia, malvagie, e nella notte l’uomo nero riesce a mimetizzarsi meglio.

Julia Lund (Laura Reagan, già vista in “My little eyes” e “Unbreakable“), una giovane studentessa in psicologia, queste cose le sa.
Da piccola soffriva di una sindrome chiamata “terrore notturno”, che si manifesta come una irrazionale paura del buio.
Adesso che è cresciuta ha metabolizzato quei timori, e li ha relegati nel profondo del suo cervello. La mente costruisce baluardi contro le paure più oscure.
Tutto sembra andare bene nella vita di Julia: una laurea in arrivo, un fidanzato affettuoso.

Invece una notte riceve una telefonata: è il suo ex, Billy, un individuo instabile, che le grida la propria disperazione, e l’intenzione di farla finita. Billy è terrorizzato da coloro che vivono nella notte.

Comincia da questo punto la discesa negli inferi della notte da parte di Julia: gli amici di Billy, Sam (Ethan Embry) e Terry (Dagmara Dominczyk),cominciano a morire come falene, e lei dovrà venire a patti con i propri incubi, andando a ritroso nella sua vita.
Perché non è detto che i mostri che abitano sotto il letto abbiano deciso di andarsene con il passare degli anni…

Descritto in questa maniera, il film sembrerebbe uno di quelli destinati a entrare nell’immaginario degli estimatori dell’horror.

Dico sembrerebbe perché in realtà questa è una pellicola poco più che mediocre. Nata da un idea di Brendan Hood, la sceneggiatura ha visto l’intervento di una decina di persone, e questo mix di diverse sensibilità non ha certo giovato allo svolgimento della trama, che si presenta discontinua e in alcuni momenti sinceramente risibile.

Non aspettatevi di saltare sulla sedia, quando guarderete questo film: ci sono forse una o due scene forti, ma nulla che non sia abbondantemente prevedibile.
E’ questo uno di quei film che prende a piene mani da quelli che sono i topos del genere, senza minimamente rielaborarli in maniera critica.
Pensate all’inizio: una notte di tregenda, con lampi e tuoni, e la pioggia che scroscia violenta contro i vetri della cameretta di un bambino. La mamma che lo rincuora, prima di spegnere la luce.

Il bimbo si mette sotto le coperte tremante. La porta dell’armadio è socchiusa ( e se leggete “Il babau”, un racconto della raccolta “A volte ritornano” di Stephen King, capirete il perché le porte degli armadi delle camere DEVONO stare sempre chiuse), e al bambino sembra di scorgervi qualcosa.

Ci sono delle presenze, nella sua camera.

Ad un tratto – buuuuuu – e mostro salta fuori dall’armadio.

Non vi sembra che gli sceneggiatori non si siano sprecati poi tanto, vero? Inoltre, con la scusa del buio e del fatto che le cose che fanno più paura sono quelle che non si vedono, in questo film si risparmia pure negli effetti speciali.
Per fortuna la fotografia è buona, e il sonoro degno della trasposizione in dvd dell’opera.
Traendo le conclusioni, questo è uno di quei film che si possono guardare senza aspettarsi alcunché, giusto per trascorrere un oretta e mezza in scioltezza, per poi dimenticarsene subito dopo. Guardatevi poi “The hitcher”, per capire quanto una buona sceneggiatura possa fare per un film…

They – incubi dal mondo delle ombre

Durata: 1h e 29′
Regia: Robert Harmon
Sceneggiatura: Brendan Hood
Soggetto: Brendan Hood
Distribuzione: Buena Vista International
Interpreti: Laura Reagan, Ethan Embry, Dagmara Dominczyk

About Giuliano Fiocco
Ha visto nascere Horror.it, e l’ha accudito per lungo tempo assieme ad Andrea. Adesso la vita gli lascia poco tempo per le passioni, ma in un angolo oscuro del cuore rimane in agguato la voglia di scrivere. Ha scritto un romanzo, da cui è stato tratto un film, in fase di produzione.

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