Definito dalla critica la migliore opera di King, Stagioni Diverse è uno di quei libri che ti rigiri tra le mani (dopo averlo letto una quindicina di volte, s’intende) con un misto di esaltazione e rammarico.
Entrambe le sensazioni sono causate dalla stessa ragione: la consapevolezza che difficilmente troverai di nuovo, tra gli autori ancora viventi, delle pagine così intense, così forti, così semplicemente perfette. Se questo significa quindi che hai appena letto qualcosa di unico, significa anche che chissà quando potrai farlo di nuovo…
Perfetta la prosa, perfette le tecniche narrative, perfetta la struttura. I personaggi si aggirano tra le righe come individui in carne e ossa, costruiti dall’autore con intelligenza, tramite un progressivo approfondimento psicologico. Difficile non pensare ancora a loro una volta chiuso il libro.
Stagioni diverse, uscito nel 1982, rappresentò una sorta di esperimento per Stephen King. Un esperimento più commerciale che narrativo, a dir la verità, in quanto aveva già pubblicato una novella (quelle opere, come dice lui stesso, troppo lunghe per essere considerate dei racconti e troppo brevi e inconsistenti per essere definite romanzi) nell’antologia Scheletri. Si trattava de La nebbia (di cui tra poco potremo vedere il film ) ed era un racconto dell’orrore. Gran parte delle opere pubblicate prima di Stagioni Diverse erano dell’orrore o comunque contenevano elementi gotici. Non dimentichiamoci che il King di allora era noto soprattutto per Carrie, Salem’s Lot e Shining, tre romanzi di genere, e che lo pseudonimo sotto il quale nascondeva i suoi esperimenti letterari, ossia Richard Bachman, ancora non era “morto” di “cancro allo pseudonimo”.
L’idea di pubblicare quattro novelle in un unico libro, di cui tre non fossero dell’orrore, lo stuzzicava ma al contempo lo intimoriva (come afferma nell’introduzione di Quattro dopo mezzanotte). Come lo avrebbe preso il pubblico? Quell’etichetta, quella di “orco della letteratura americana”, era davvero irremovibile?
Invece andò tutto benissimo. Perfino la critica accettò il libro di buon grado (simpaticamente il Re scrive che ogni critico avrebbe distrutto un racconto o l’altro, ma che essendo totale il disaccordo su quale racconto distruggere, il giudizio poteva essere tranquillamente ignorato). E lo sapete perchè andò tutto benissimo? Perchè i racconti sono uno più bello dell’altro. Forse un po’ sottotono l’ultimo, Il metodo di respirazione, ma solo perchè offuscato dal bagliore accecante degli altri.
Le novelle che compongono il libro sono, in ordine: Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, Un ragazzo sveglio, Il corpo e il già citato Il metodo di respirazione. Quattro, come le stagioni, e a ognuna di esse ne corrisponde uno. Bellissime le frasi che precedono ogni novella e ne spiegano, in uno stile decisamente poetico, la corrispondenza con la stagione in questione. Rispettivamente: L’eterna primavera della speranza, L’estate della corruzione, L’autunno dell’innocenza e Una storia d’inverno. Dai primi tre racconti sono stati tratti dei film di successo: Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank è diventato Le ali della libertà, Un ragazzo sveglio L’allievo (nella traduzione italiana) e Il corpo Stand By Me.
Ma passiamo ai racconti.
Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank
Siamo nel 1947. Andy Dufresne arriva al carcere di Shawshank con l’accusa di aver assassinato la moglie e il suo amante. Come tutti i detenuti del carcere, si proclama innocente. C’è una sola differenza: lui innocente lo è davvero.
Prima di essere condannato, Andy non aveva mai avuto problemi con la legge. Era il prototipo del cittadino perfetto, inattaccabile sotto tutti i punti di vista (tranne, forse, quello coniugale) con una promettente carriera di banchiere. In breve fa la conoscenza di Red, il narratore, un detenuto che si occupa di far circolare merce di contrabbando all’interno del carcere. Qualsiasi tipo di merce. (Uno come me, sono sicuro, c’è in ogni prigione d’America, statale o federale – io sono quello che vi procura la roba). Diventano subito amici, e Andy, che ha la passione per la scultura, gli chiede di rimediargli un martelletto. Non c’è problema, e non ce n’è nemmeno quando gli chiede un poster di Rita Hayworth.
La vita in carcere è dura, e Andy fa presto la conoscenza delle “Sorelle”, una banda di strupratori capeggiata da un certo Bogs Diamond. Sebbene Andy darà loro del filo da torcere, non riuscirà a sfuggirgli del tutto.
Un giorno, mentre sta svolgendo dei lavori insieme a Red e ad altri detenuti, sente una guardia discutere di una certa questione di tasse. Lui, che è esperto in materia, s’intromette indicando all’aguzzino le vie legali da prendere. Da allora Andy diviene una sorta di celebrità, e il numero di impiegati carcerari che si rivolgono a lui per risolvere le loro questioni finanziarie aumenta di continuo. Ma l’ambito finanziario non è l’unico a cui Andy decide di occuparsi nella sua vita da recluso: preso il posto del vecchio bibliotecario, comincia ad allestire una biblioteca fornitissima, grazie ai volumi inviati dal Senato (in seguito ai suoi ostinati solleciti epistolari). Tutto ciò, ovviamente, non sfugge agli occhi attenti del direttore del carcere, Norton. E’ un uomo senza scrupoli e capisce l’utilità che un tipo come Andy può avere per i suoi interessi. Così, quando Andy ha finalmente la possibilità di dimostrare la sua innocenza (un detenuto afferma di aver conosciuto un tale che si vantava di quel duplice omicidio) Norton decide di insabbiare la verità, per non perdere quei preziosi servigi gratuiti.
Ma la libertà è un dono troppo prezioso, a cui Andy non intende rinunciare. Comincia allora a escogitare un piano sottile e geniale per riprendersi ciò che è suo di diritto.
Un ragazzo sveglio
Todd Bowden è, per tutti, un normalissimo adolescente di tredici anni. Non solo: è anche uno con la testa a posto, il classico bravo ragazzo con uno splendido futuro davanti, di quelli che raramente fanno delle bravate e che prendono sempre ottimi voti a scuola. La sua intelligenza ha portato la madre a definirlo “un ragazzo sveglio”. E sveglio lo è, Todd.
Ma non nel modo, o nel senso, che intende sua madre.
Insieme a un amico si mette a frugare in un garage alla ricerca di vecchi fumetti. Trova, invece, delle riviste riguardanti la Seconda Guerra Mondiale, contenenti storie inerenti all’olocausto. In breve, le vicende e gli orrori avvenuti all’interno dei campi di concentramento diventano la sua ossessione.
Un giorno, grazie ad una fortunata coincidenza, riconosce su un autobus un ex ufficiale nazista che ora vive sotto falso nome. Dopo alcuni accertamenti, Todd non ha più dubbi: è lui, è Kurt Dussander, ex comandante del campo di sterminio nazista di Patin.
Todd si reca a casa del vecchio che, dopo la recita iniziale, si trova costretto ad ammettere chi è realmente. Todd non intende smascherarlo, non ne ha la minima intenzione. Quello che vuole è molto semplice: sentirlo raccontare. Parlare di quelle storie, narrargli di quello che accadeva in quei campi, di quello che facevano. Il vecchio non ha scelta. Se non parla, Todd rivelerà la sua identità alle autorità. Ha così inizio una morbosa e malata relazione tra i due, dalla quale si ritrovano entrambi magneticamente attratti. Ma giocare con il passato, con quel passato, può essere pericoloso. Certi fantasmi non andrebbero evocati.
Certe porte, una volta aperte, non possono più essere chiuse.
Il corpo
“Avevo dodici anni – quasi tredici – la prima volta che vidi un essere umano morto. Successe nel 1960, tanto tempo fa… anche se a volte non mi pare così lontano. Soprattutto la notte quando mi sveglio da quei sogni in cui la grandine cade nei suoi occhi aperti”.
Gordon è un tredicenne che vive a Castle Rock, una cittadina del Maine che i lettori del Re conosceranno sicuramente molto bene. Trascorre le sue giornate giocando con i suoi amici, Chris, Teddy e Vern. Sono inseparabili, e hanno persino costruito una casa su un grande olmo, che è diventata un po’ la loro seconda dimora.
Sono tutti dei ragazzi un po’ particolari: Gordon ha la passione della scrittura e dimostra di avere talento; Chris proviene da una famiglia con una pessima reputazione; il padre di Teddy è in prigione per avergli bruciato un orecchio contro una stufa a legna e lui non sembra avere tutte le rotelle a posto; Vern, infine, è un ragazzo sovrappeso e di un’ingenuità quasi intollerabile. Ci troviamo, forse, davanti ad un’anticipazione di quella indimenticabile “banda dei perdenti” protagonista di It.
La storia si apre sul finire dell’estate 1960. Come al solito, Gordon, Chris e Teddy si trovano nella casa sull’olmo a giocare a carte. All’improvviso arriva Vern, asimante per la corsa, con una notizia incredibile. Da alcune settimane era stata segnalata la scomparsa di un loro coetaneo, un certo Ray Brower. Per una fortunata coincidenza Vern, ascoltando di nascosto suo fratello parlare con degli amici, aveva scoperto dove si trovava il corpo senza vita del ragazzo.
I quattro decidono allora di recarsi fino a quel luogo, per vedere quello che è rimasto di Ray Brower.
Il metodo di respirazione
Il protagonista della storia è David, un uomo di mezza età con una non brillante carriera in uno studio legale. Il titolare, George Waterhouse, lo invita una sera ad accompagnarlo in una strana specie di club che si riuniva da anni in un edificio della Trentacinquesima Strada East, a Mahattan. David accetta l’invito e nota subito la singolarità del circolo. Se così lo si può chiamare, in quanto non esistono registri di presenze nè quote fisse da versare. David viene subito colpito Stevens, l’enigmatico maggiordomo del club, di cui è praticamente impossibile stabilire l’età.
Nel circolo, definito dal narratore “per soli uomini”, le serate trascorrono tra dibattiti, letture e… racconti. Racconti di storie vere, spesso incredibili.
E non solo è incredibile, ma addirittura sensazionale, quella che David udirà dalla voce di Emilyn McCarron.
About Andrea G. Colombo
E’ qui praticamente da sempre. Ha dato vita a Horror.it, Horror Mania (la rivista da edicola) e Thriller Mania. E visto che si annoiava, ha pure scritto il romanzo Il Diacono. Si occupa della gestione del sito rinchiuso nel suo antro dal quale non esce quasi mai. Risponde alle mail con tempi geologici.