Editoria Misery – Stephen King

Misery – Stephen King

Paul Sheldon, scrittore di successo, viene colto da una tormenta di neve mentre attraversa il Colorado con la sua auto.

La macchina sbanda ed esce di strada, votando l’uomo, gravemente ferito e imprigionato tra le lamiere del veicolo, a una morte quasi certa. Mentre la neve continua a cadere, seppellendo quella che per Paul sta diventando una macabra bara, qualcuno si accorge dell’incidente e presta soccorso. È Annie Wilkes, la “lettrice numero uno” di Sheldon, una donna affetta da gravi turbe psichiche…

La donna, ex infermiera, lo cura all’interno della sua fattoria, isolata e difficilmente raggiungibile. Ben presto Paul si rende conto del pericolo che corre: Annie non gli perdona di aver “ucciso” Misery, il suo personaggio preferito, e abbandona i panni di salvatrice per indossare quelli di spietata aguzzina. In un crescendo di orrori e sevizie, la donna costringe lo scrittore a ridar vita a quel personaggio tanto amato.

Se dovessi indicare il libro di King a cui sono maggiormente affezionato, la mia scelta cadrebbe senza dubbio proprio su Misery. Non è sicuramente la migliore opera del Re, ma è la prima che lessi e che mi fece entrare nel suo universo fantastico e terribile (costringendomi poi a comprare tutto il resto della sua produzione, persino i due libri ritirati dal commercio, Unico indizio la luna piena e Ossessione, e ad attendere fuori dalle librerie prima dell’apertura, come un barbone, tutte le nuove uscite). Probabilmente, in circostanze analoghe, mi comporterei come Annie Wilkes: sequestrerei lo scrittore e lo terrei segregato in casa, costringendolo a lavorare a ritmi ben diversi da quelli blandi che tiene ultimamente.

Ma, a parte questi stucchevoli sentimentalismi, Misery è un ottimo romanzo, intelligente e ben scritto, godibile dalla prima all’ultima pagina. Non a torto il The New York Times lo definì come una delle migliori opere di King. Nonostante l’intera storia ruoti attorno a due soli personaggi (il povero scrittore e la sua mentecatta aguzzina) l’autore riesce sempre a tenere ritmi incalzanti, quasi serrati, grazie ad una prosa fresca e ad un efficace gioco di toni, dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutto il suo talento.

Non spaventa tanto quello che Annie fa a Sheldon, quanto quello che potrebbe fargli. Una volta avviluppato dall’atmosfera della storia (e questo avviene circa a pagina 1) il lettore non può evitare di sussultare ad ogni cigolio di porta, ad ogni rumore di passo nella casa silenziosa. Ci si ritrova lì, immobili, nel letto accanto al povero Paul, ad aspettare di vedere Annie far capolino nella stanza, brandendo chissà quale diavoleria in mano.
Ci si trova lì, col cuore in gola, e anche se l’intera serata scorre via senza che nessuno faccia il suo ingresso dalla porta, le palpitazioni non accennano a diminuire.
Annie non c’è, ma potrebbe arrivare. Ancora non ha fatto niente, ma qualcosa potrebbe fare. E Dio solo sa cosa.

Il libro uscì nel 1987, sotto il nome di King e non sotto quello di Richard Bachman solo per la morte di “cancro allo pseudonimo” che sorprese l’alter ego del Re. Dal romanzo è stato tratto, nel 1990, il film Misery non deve morire (nella traduzione italiana), diretto da Rob Reiner e interpretato da James Caan e dall’eccezionale Katy Bates. Il film riscosse molti consensi di pubblico e critica (Katy Bates vinse un Academy Award come miglior attrice) e può essere collocato tra le poche pellicole veramente riuscite tratte dalla produzione kinghiana. Un film indubbiamente da vedere (ormai è un classico) nonostante numerose scene del libro siano state modificate (nel film, Annie spezza le gambe di Paul, mentre nel libro gli amputa il piede con un’accetta) o manchino del tutto (da segnalare, nel libro, la scena in cui Paul, abbandonato a se stesso e disidratato, beve la propria urina; oppure Annie che stritola un topolino nel pugno e si succhia le dita insaguinate; e che dire dell’amputazione del pollice del nostro Sheldon?)

Una piccola curiosità di carattere biografico: alla macchina da scrivere di Sheldon salta la lettera “n”, proprio come accade a quella realmente posseduta da King in gioventù. Numerose le chiavi di lettura date a questo libro, in parte dai critici, in parte dall’autore stesso. Si potrebbe parlare di un romanzo, in un certo senso, con fini che sfociano nella metanarrativa, con la descrizione del fascino magnetico e a suo modo pericoloso che può avere una storia sul lettore. Oppure della prigionia della tossicodipendenza, contro cui l’autore lottò per anni riuscendo infine a liberarsi.

Ma leggere tra le righe non è compito del lettore; lo è, forse, del critico e dell’accademico. Quindi Misery va letto e valutato semplicemente ed unicamente per quello che è: uno splendido romanzo, avvincente e inquietante, capace di tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Misery

Stephen King
Sperling & Kupfer
I edizione italiana 1991
pp. 383 – € 9,90

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