La serie più chiacchierata degli ultimi mesi è (finalmente) giunta al termine.
Tra alti e bassi, grossi buchi nella sceneggiatura e considerevoli cadute di stile soprattutto sul finale, American Horror Story riesce a riprendersi giusto nella puntata finale, cambiando però totalmente genere, ambientazione e pubblico di riferimento, trasformandosi in un remake di un film qualsiasi di Raimi o di James Wan, a voi la scelta).
Il cerchio si chiude, dunque. E anche nel peggiore dei modi possibili (ma c’era da aspettarselo e, anzi, grazie al cielo le cose vanno finalmente come dovrebbero)…
Dopo aver messo al mondo i gemelli (figli di Tate e Ben), la povera Vivien non riesce a superare il parto e perde la vita insieme al figlio di Ben. L’unico a sopravvivere, dunque, è il figlio di Tate, l’incarnazione del demonio (ovviamente biondo, etereo e con gli occhi azzurri, come nella migliore tradizione demoniaca cinematografica – basti pensare a Omen, su tutti), nonché oggetto del desiderio di tutti i (con)dannati “abitanti” della casa. Vivien, dunque, può ricongiungersi finalmente con la sua bambina, ma dovrà stare attenta a non palesarsi agli occhi di suo marito, che potrebbe voler cedere all’istinto di togliersi la vita e ricongiungersi con sua moglie e sua figlia.
D’altro canto, Constance cerca con tutte le sue forze di appropriarsi di suo nipote, nella speranza di ricominciare una “nuova” vita, partendo dunque da una altrettanto “nuova” maternità. La donna riuscirà nel suo intento, ma dovrà affrontare problematiche ben più complicate dalla semplice educazione di un bambino in crescita.
E così, mentre il numero di “vittime” della casa aumenta e contribuisce ad accrescere il numero di “eterni abitanti” della stessa, l’agente immobiliare che ha venduto casa agli Harmon decide di rimboccarsi ancora una volta le maniche, tentando nell’ardua impresa di rivendere (anche se sarebbe più opportuno dire “svendere”) quella casa maledetta a qualche altro sfortunato avventore, che fortunatamente cade nella trappola del prezzo ribassato dell’immobile e decide di trasferircisi, ovviamente ignaro di quello che vi troverà al suo interno…
Il cerchio si chiude, è vero, ma lo fa in maniera ciclica e non circolare (con un finale simile ma non identico all’inizio, dunque), lasciando presagire un seguito imminente. Esiste un male peggiore di questo? Certo che esiste: è la seconda stagione di American Horror Story, purtroppo.
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.