E’ in grado di distinguersi rispetto agli altri sequel e la trovata finale per la sconfitta di Jason Voohrees è molto accattivante…
Venerdì 13, capitolo finale uscì nel 1984, due anni dopo Venerdì 13, week end di terrore, e naturalmente non fu davvero il capitolo finale. L’intento di offrire una vera conclusione si avverte, e all’inizio della pellicola si trova anche un grazioso riassuntino delle puntate precedenti che sembra mettere le basi per la quadratura definitiva del cerchio;ma le contingenze (e in primis, più che altro, il mostruoso successo al botteghino che portò nelle tasche della produzione più di 30 milioni di dollari) spinsero la fortunata nave in direzione del proseguimento della saga, e così il “capitolo finale”, a conti fatti, è collocato nemmeno a metà della produzione complessiva dedicata al persecutore di Crystal Lake.
Jason, colpito alla testa nel precedente film, viene ovviamente creduto morto e trasportato all’obitorio, dal quale, in maniera ancor più prevedibile, fugge (lasciandosi dietro un paio di cadaveri d’ordinanza) per tornare a perseguitare giovincelli sgallettati sulle rive del suo lago preferito. Le vittime prescelte della persecuzione saranno il solito gruppetto di ridanciani ragazzotti villeggianti (che, come da manuale, si distinguono per propensione all’assunzione smodata di alcool e la tendenza ai rapporti promiscui) e la famigliola Jarvis, residente poco distante dal luogo di villeggiatura dell’allegra compagnia e composta da madre e due figli: la dolce e audace Trish (Kimbery Beck) e lo sveglissimo figlioletto Tommy (Corey Feldman). Compare anche, nei panni di un serioso ragazzo che viene erroneamente creduto l’assassino, un elemento connettivo con i precedenti film: Rob, fratello di Sandra, vittima del machete di Jason nell’episodio Venerdì 13, l’assassino ti siede accanto.
La bellezza del primo episodio, firmato Sean S. Cunningham, è incomparabile, ma il quarto capitolo, diretto da Joseph Zito (Rosemary’s Killer), è assolutamente in grado di distinguersi positivamente rispetto agli altri sequel; la fotografia di João Fernandes è studiata bene e pervasa da un tono tetro e cupo che riduce parzialmente la componente trashona che si è abituati a veder spadroneggiare nelle varie parti di Venerdì 13. Per gli effetti speciali torna alla carica Tom Savini (che aveva già messo a punto, a suo tempo, gli effetti del primo Venerdì 13) e lo splatter si spreca: il film infatti viene censurato in alcune parti, ma conserva comunque momenti gore fatti a puntino e assai piacevoli. La trovata finale per l’ ennesima sconfitta di Jason Voohrees è geniale e il piccolo Corey Feldman (Stand By Me) regala un’interpretazione molto molto convincente; una chicca assolutamente notevole è la nitidezza con cui finalmente si può “ammirare” il volto deforme del mostro, che perde la celeberrima mascherina da hokey in seguito ad un colpo inflittogli col suo stesso machete. Un opera poco pretenziosa sicuramente (sebbene molto fortunata), da non perdere per gli amanti della saga, e che risulta un horror fatto, finito e comprensibilissimo, anche per coloro che non hanno a cuore o non hanno seguito gli altri episodi.
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