Massimiliano Brenna torna in libreria con un horror interessante, ma che pecca troppo di ingenuità.
Massimiliano Brenna torna in libreria col suo secondo romanzo, dopo aver debuttato nel 2008 con Ordine biologico (Altromondo Editore), prendendo deciso la via del soprannaturale. La porta di Cagliostro è infatti un romanzo che mescola vari generi letterari horror, dall’esoterico alle demoniache presenze fino a una spruzzata finale di zombie.
Patrizia è una brillante studentessa universitaria che viene coinvolta in un vortice di mistero e orrore nel momento in cui si trasferisce in una nuova casa al centro di Roma, un grande appartamento che nasconde terribili segreti.
Il terreno su cui si muove Brenna appare da subito cosparso da innumerevoli pericoli, soprattutto perché va ad affrontare una storia dal sapore classico che vorrebbe innovare e sconvolgere, ma che alla fine si rivela più un romanzetto per adolescenti che un horror maturo. I personaggi (Patrizia e l’amico Michele su tutti) si muovono fin troppo sopra le righe, con il classico eccesso che caratterizza i comportamenti e le avventure degli adolescenti; i dialoghi risultano artefatti e ingessati e non danno ai protagonisti quelle caratteristiche che avrebbero potuto far breccia nel lettore. Anche lo svolgimento della trama, con la classica ricerca della risoluzione di un mistero, avanza in maniera troppo simile a un’avventura tra ragazzi, con tanto di scoperta di un vecchio diario che aiuterà Patrizia e soci a venire a capo degli enigmi (se fosse portato al cinema potrebbe rivelarsi un buon teen-horror…).
La porta di Cagliostro è un lavoro acerbo che avrebbe avuto bisogno di una casa editrice più attenta e disposta ad affiancare l’autore nella realizzazione del libro. Brenna dimostra di avere talento, di muoversi bene tra i meandri della narrativa horror, ma pecca ancora di troppa ingenuità. Nonostante il profondo lavoro di ricerca che traspare dal romanzo, si denota una imprescindibile necessità di fare esperienza e di maneggiare con maggiore confidenza la materia letteraria, ancora troppo rozza.
Chiazzato qua e là di ottimi spunti, nel complesso il libro si rivela troppo debole, trasformandosi in un volume adatto soltanto a chi si affianca all’horror da novizio, perché a chi lo pratica con assiduità e possiede la malizia del “vecchio lettore” non farà alcun effetto, se non quello di una simpatica lettura che nel finale accelera, impenna quasi, prendendo una strada molto più interessante di quella percorsa fino ad allora.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).