Che Samuel Marolla avesse talento lo avevamo constatato con i suoi precedenti lavori – per citarne alcuni Malarazza e il racconto la Peste nella raccolta Carnevale – e con questa raccolta conferma le sue capacità.
La Mezzanotte del Secolo è una raccolta di racconti rinchiusi in un libro delirante, cupo, inquietante a tratti triste. Ciò che caratterizza il libro nella sua unità, sono le atmosfere rarefatte il surrealismo struggente che avvolge i protagonisti e che sublima il lettore in un mondo chimerico nerissimo.
Mi è capitato di scrivere di un libro che si fa leggere d’un sol fiato, ebbene questa raccolta deve necessariamente essere letta d’un sol fiato, se si vuole restare immersi nel mondo occulto, talvolta maligno, in cui l’autore ci ha voluto trascinare. Speculari delle paure attuali, i nove racconti vanno letti dopo aver svuotato la mente, occorre essere pronti a farsi risucchiare in una sorta di mondo parallelo insieme ai protagonisti. I personaggi di queste storie vedono interrompere all’improvviso la loro routine, la loro vita diventa un viaggio dannato e nulla sarà mai più come prima. Il titolo stesso ci spiega che siamo di fronte alla metafora della nostra quotidiana paura. Che Marolla abbia voluto giocare con l’odierna paura della data fatidica in cui è prevista la fine del mondo lo si capisce fin dal Titolo: La Mezzanotte del Secolo.
Ogni racconto ci presenta una metafora della vita, i pericoli e le paure più o meno concrete con cui ci dobbiamo confrontare, che vorremmo evitare di affrontare. Diverse paure, diversi generi di racconto con cui abbiamo a che fare. La paura della morte, dei morti, della mancanza di emozioni, o dei sogni. E così entriamo nel weird, nel fantasy, nel racconto di formazione o ci troviamo in mezzo a una sorta di gangster story. O semplicemente tra i ricordi di un uomo che si è perso lungo il percorso di una vita
E così, quella fresca sera d’estate – forse fu autosuggestione, forse il potere shinobi che ci scorreva nelle vene –, noi quattro, i membri al completo del Club dei Quattro Ninja, lo vedemmo, di fronte alla giocattoleria Vulcano di Piazzale Loreto, accanto al bar da dove eravamo appena usciti, confuso fra le ombre della notte, lo vedemmo sgusciare con la velocità di un gatto fra le macchine parcheggiate dall’altro lato della strada, illuminato da lame di luce dei lampioni e dei fari delle auto, lo vedemmo sfrecciare in mezzo alla strada e schizzare verso la piazza, perdendosi nel traffico. Lo vedemmo. Un’ombra bianca. Un guizzo, un fulmine in forma umana.
Con una consapevole lucidità Marolla scrive nove storie, nessun lieto fine. La vita gira così e noi non possiamo fare altro che adeguarci e accettarla. D’altro canto, però l’autore fa respirare i suoi lettori alternando ai racconti più logoranti altri più blandi che ne costituiscono la cornice. Collante dei racconti oltre alle atmosfere surreali è la location in cui si svolgono le vicende dei nove protagonisti. Milano. Il capoluogo che siamo abituati a vedere in fermento, rigorosa e laboriosa come un’anziana signora sapiente e sorniona a tratti infima e oscura. La Milano di oggi, realista e concreta, in contrasto con quella abitata dai mostri, dalle strane creature oscure e presenze demoniache, le paure di oggi amalgamate alle paure più antiche. Da leggere
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