Cunningham dice addio alla sua creatura nel peggior modo possibile, con una pellicola troppo distante dalla sua poetica e un villain cyborg ma scarno e debole
Jason Woorhees è come una maledizione. Puoi provare a debellarlo tutte le volte che vuoi, ma tornerà sempre a tormentarti. A quasi 10 anni di distanza dal già di per se dubbio Jason va all’inferno (1993), infatti, Sean Cunningham continua inesorabilmente a produrre il goffo franchise derivato dal suo primo film Venerdì 13 (1980), di certo non uno dei migliori film horror della storia del cinema, ma a suo modo onesto e, in un certo senso, coerente con la linea cinematografica degli anni Ottanta, affidando a James Isaac la regia di Jason X.
Concepito come una sorta di versione fantascientifica e a tratti cyberpunk delle “avventure” di Jason, Jason X racconta di un gruppo di scienziati che, quasi 5 secoli dopo il suo ultimo attacco in cui è rimasto ibernato, decidono di analizzarne il fenomeno, per comprendere le ragioni della sua immortalità. Ma è proprio durante queste analisi che Jason torna misteriosamente “in vita”, più assetato di sangue che mai, e pronto a fare strage di qualsiasi cosa si muova nelle sue vicinanze. E proprio quando l’androide Key Em 14 riesce a fermarlo distruggendo il suo corpo e riducendolo in brandelli, ecco che i resti dello spietato serial killer finiscono su un lettino di rigenerazione… Finita miseramente l’era di Jason Voorhees, dunque, ha inizio quella di Cyber Jason, un cyber assassino “assetato di sangue, e pronto a fare strage di qualsiasi cosa si muova nelle sue vicinanze”.
Lontano dalla poetica della saga, sensibilmente diverso dalle pellicole precedenti (ma, ovviamente, non per questo migliore dei sequel di Venerdì 13), Jason X sembrerebbe più un film di intrattenimento casalingo, un blockbuster da home video con pochi colpi di scena, conflitti prevedibili, nessun tipo di starte effect e protagonisti al limite della sopportazione umana (al punto che mai come in questo caso parteggi per il “nemico” e speri che la loro morte arrivi dolorosa e il più in fretta possibile). Il problema, però, è che a fine pellicola (e purtroppo, si realizza solo alla fine) la sensazione che si ha è che Jason X nulla abbia aggiunto (ma neppure tolto) alle pellicole precedenti, mantenendo alto sempre lo stesso quesito: era davvero così necessario?
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.