Il nuovo Santa Claus si presenta come un moderno Machete che, nascondendo i muscoli sotto il vestito di velluto, gira accompagnato solo dal fido bue albino, pronto a maciullare chiunque ostacoli la loro strada.
Il Natale è uno dei periodi festivi segnati in rosso sul calendario. Chi l’ha deciso? Il cristianesimo, in primis, capace allora come adesso di dettare regole (?) nel nostro Paese. L’horror, si sa, è un genere innovativo, sperimentatore, spesso sovversivo. Ecco perché decide di assorbire tutte le convinzioni popolari per manipolarle, cambiarle e ribaltarle.
Nel suo gioco perverso e cannibalistico l’horror inserisce anche il Natale, con le sue storie, le sue tradizioni e le sue leggende. Nascono così prodotti natalizi dell’orrore come Silent Night Deadly Night di Charles E. Sellier Jr. o il più recente Santa’s Slay dell’esordiente David Steiman.
Giocando sul fatto che Santa è l’anagramma (quasi) perfetto di Satana, il regista ci racconta le origini di Babbo Natale, figlio di Satana e della vergine Erika, un demone violento e crudele che si comporta, subito, come un vero e proprio anticristo. Dal momento che la tradizione cristiana stabilisce di festeggiare ogni anno il giorno della nascita del Messia, Babbo Natale decide di rovinarlo nel modo più sadico e sanguinolento possibile: facendo strage di innocenti dalla notte della vigilia fino allo scoccare della mezzanotte del giorno successivo. Una notte però, perdendo una scommessa con un angelo, il demone è costretto a comportarsi bene per 1000 anni, distribuendo doni e regali alle persone che, solitamente, avrebbe torturato e ucciso. Allo scadere della scommessa, Babbo Natale torna all’attacco più violento che mai, carico di rabbia repressa e di rancore verso quello stesso angelo che oggi, sotto sembianze umane, vive con il nipote a Città del diavolo. Sulla slitta trainata da un bue albino gigantesco e brutale, Babbo Natale farà carneficina di qualsiasi persona si troverà, accidentalmente, sulla strada che lo separa dal suo vecchio nemico.
Considerando che Santa’s Slay era una pellicola nata per diventare un prodotto televisivo per l’emittente via cavo Spike TV, non ci si poteva certo aspettare che avesse gli effetti speciali de La cosa di Carpenter. Gretti, banali, palesemente falsi, riempiono il film fotogramma dopo fotogramma tanto che la storia di Babbo Natale viene raccontata in un ruvido e, paradossalmente, poco lavorato stop motion. Per sopperire alla povertà dei mezzi, dunque, bisognava necessariamente (?) sostituire un terribile bufalo alle renne natalizie, un Grinch demoniaco (seppur meno peloso ma più imponente) al tenero Babbo Natale e una caccia con i lanciarazzi piuttosto che con i “semplici” fucili. Così, il gioco è fatto, almeno nelle intenzioni. L’errore maggiore di David Steiman, infatti, è la sua incapacità di scegliere tra horror e commedia, abbandonando la sua opera prima in una sorta di limbo a metà tra le fiamme dell’inferno e l’esposizione (autocritica) al ridicolo. L’idea di far sposare i due generi, lo sappiamo, non è nuova né improduttiva. A patto che lo si sappia fare. E quindi, laddove gli elementi orrorifici presupporrebbero grida, sangue e un make up dichiaratamente pauroso, lo spettatore si ritrova con un pugno di mosche. A parte qualche trovata intenzionalmente gore e splatter, infatti, di sangue ce n’è davvero poco, appena qualche schizzo. E se quindi, la voglia di criticare una festa divenuta, ormai, prettamente commerciale si ferma alla scena iniziale in cui attori famosi (primi fra tutti, James Caan, Fran Drescher, Chris Kattan, e Rebecca Gayheart) si mettono consapevolmente in discussione, lo spirito natalizio prende presto il sopravvento e fa piazza pulita di qualsiasi intenzione critica ed ironica.
L’idea di scegliere Bill Goldgerg, famoso wrestler e bravo giocatore di football, per indossare il vestito di Babbo Natale, non era affatto male. Addominali al posto del tipico pancione, barba e capelli pettinati come un vero lottatore e crocifissi e addobbi natalizi usati come armi, potevano essere davvero ottimi espedienti per realizzare una buona pellicola. Il nuovo Santa Claus si presenta, infatti, come un moderno Machete che, nascondendo i muscoli sotto il vestito di velluto, gira accompagnato solo dal fido bue albino, pronto a maciullare chiunque ostacoli la loro strada. Eppure, davanti ad un buon materiale narrativo e ad un ottimo performer, Steiman si perde in futili chiacchiere e giri di parole. Insomma, Santa’s Clay finisce per risultare un prodotto emarginato nel suo stesso limbo: non abbastanza horror per catturare i fan del genere, né abbastanza commedia per accontentare le esigenze di una famiglia che, durante le festività natalizie, cerca un film leggero per passare il tempo.
About Martina Calcabrini
Ha ereditato l'amore per il cinema horror quando era ancora in fasce. La passione per le creature mostruose, per l'ignoto e per l'oscuro le scorre nelle vene e le permette di affrontare qualsiasi Mostro della notte...
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