In un apparente immobilismo, la serie va avanti in attesa della svolta.
Arrivata a metà percorso, la seconda stagione di The Walking Dead ci regala una puntata che sintetizza pregi e difetti della serie tv portata sul piccolo schermo da Frank Darabont: se da un lato, infatti, in Segreti ancora una volta pathos e umanità vengono ben mixate seguendo le dinamiche che giorno dopo giorno nascono all’interno del gruppo di sopravvissuti, dall’altro assistiamo a scene di una ingenuità quasi disarmante, come il “corso di tiro a segno” che viene organizzato alla faccia del frastuono causato dagli spari. Fino a qualche puntata fa, i personaggi parlavano a bassa voce e camminavano stando attenti a non pestare neppure una foglia pur di non attirare gli zombie e adesso, invece, si divertono a fare un chiasso assordante.
Giunti alla sesta puntata, comincia a prendere corpo il timore che il gruppo non si muoverà dalla fattoria di Herschel e che sarà proprio qui che verranno sparate le ultime cartucce, magari coinvolgendo quel bel gruppetto di zombie chiusi nel fienile. Di Sophie ancora neppure l’ombra, eppure in Segreti qualcosa si muove, seppure lentamente: per la prima volta si comincia ad allargare la crepa tra chi considera gli zombie dei mostri da eliminare e chi invece pensa siano ancora delle persone (malate). Questa è la prima vera frattura che si è creata tra il gruppo di Rick e Shane e quello guidato dal vecchio veterinario e che potrebbe riservare nuovi interessanti sviluppi. In mezzo a questo apparente immobilismo, i rapporti personali vanno crescendo e cambiando: Lori confida finalmente a Rick della gravidanza e della relazione avuta con Shane; tra quest’ultimo e Andrea scoppia un’improvvisa attrazione; Glenn comincia a pensare di valere molto di più rispetto a quello che gli fanno credere i compagni di viaggio; Herschel preme sempre di più perché Rick e compagni lascino la sua fattoria.
Gli sceneggiatori hanno messo tanta carne al fuoco, forse perfino di più di quella della prima stagione, e dovranno essere bravi a sbrogliare la matassa nelle prossime puntate, onde evitare di lasciare quella sensazione di “perenne incompiuta” che spesso ha offerto il fianco ai detrattori della serie. Gli zombie devono ricoprire un ruolo più centrale, non possono essere dei semplici sparring partner da tirare in ballo quando si vuole dare una sterzata alla puntata e non devono limitarsi a spuntare all’improvviso afferrandoti per un braccio. In quest’ottica il discorso sulla loro natura accennato in questa ultima puntata potrebbe essere un interessante punto di partenza per spostare la prospettiva della serie, ancora troppo ancorata alle storie dei sopravvissuti, soprattutto perché, ad esempio, la scena dello zombie che si rialza con la testa staccata per tre quarti vale da sola il prezzo del biglietto.
Nonostante l’indiscutibile fedeltà al fumetto da cui è tratto, gli appassione di The Walking Dead (che gioco forza saranno anche appassionati di zombie) sembrano adesso chiedere più action e meno soap-opera, nella speranza di tornare a respirare l’aria velenosa dell’Apocalisse zombesca. Bisogna riprendere la strada tracciata nella prima puntata di questa seconda stagione e si sente l’impellente necessità che i sopravvissuti tornino a lottare per la propria vita.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).