Super Hybrid è già un cult del divertimento ignorante che ti mette in pace con Dio tra un film intellettuale e un abominio.
Una donna, meccanico in un grande garage della polizia di Chicago, rimane intrappolata per l’intera notte nel posto dove lavora e deve riuscire a sopravvivere a uno spietato quanto atipico serial killer: una strana macchina, un ibrido di nuova generazione capace di muoversi, agire e pensare per conto proprio, oltre che di cambiare forma e aspetto a volontà…
L’Eric Valette che non ti aspetti: dopo tanti brutti film, quando ormai hai perso speranze delle capacità di questo autore ecco che ti sbattono in faccia un film incredibile, cafone, ignorante e tremendamente divertente. Super Hybrid ha una trama così cretina che ti chiedi che razza di acido deve essersi calato lo sceneggiatore, ma soprattutto come mai il produttore non l’abbia preso a calci nel sedere. L’idea di un calamaro gigante, goloso di uomini, che si muta in automobile per attirare tra le sue fauci i malcapitati è roba davvero delirante, da romanzo pulp usa e getta, una cosa che solo scritta da Lansdale potrebbe non sembrare sciagurata. Invece capita un piccolo miracolo: l’incontro tra il più sfigato dei registi francesi horror e questa sceneggiatura genera un buon film di serie B. Ricordiamoci che Eric Vallette è uno che nella sua vita non ha mai girato nulla di buono eppure continuano a incensargli allori per un filmaccio transgeder lovecraftiano di ambiente carcerario, Malefique, uno che ha saputo buttare alle ortiche un film ottimo come il The call di Miike in un obbrobrio senza sale, quindi sia chiaro il peggio del peggio tra Dei come Alexander Aja e Pascal Laugier. Il tocco di Vallette stupisce fin dall’inizio quando riprende dall’alto un’autostrada come fosse un groviglio di serpenti, e più il film va avanti più sa catturarti con quella sua anima ingenua a metà tra La macchina nera e –2 livello di terrore. Sembra di leggere un fumetto di I racconti della cripta: i personaggi tagliati con l’accetta, le sorprese incredibili, ma a loro modo geniali (il motore che cela un serpente gigante), poi frasi pseudo scentifiche da tagliarsi in due dalle risate che fanno scattare l’applauso coatto in un’ipotetica sala cinematografica. “E’ come” dice ad un certo punto un personaggio riferendosi all’auto diabolica “se qualcuno avesse fatto vedere un modello di questa macchina a qualcuno e lui l’avesse ricreata con solo la fantasia: è uguale, ma completamentamente diversa dal prototipo. Ad occhio disattento sembrerebbe la stessa vettura, ma è qualcosa di mai visto”. Sticazzi. Vallette gira un eco vengeance anomalo, un film alla NU IMAGE con molto più estro, dove al posto di squali assassini o pitoni giganti c’è un’auto con l’anima di un animale predatore. Quasi incredibile a raccontarlo Super Hybrid è già un cult del divertimento ignorante che ti mette in pace con Dio tra un film intellettuale e un abominio, la via di mezzo che cela molte volte il paradiso.
httpv://www.youtube.com/watch?v=Bl_DokKlNbk
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.