Il 2011 è il loro anno. 6 miliardi di dollari incassati tra cinema, fumetti, romanzi e televisione. Una capitale a loro dedicata e più di trenta titoli tra film e libri in uscita. Questo è proprio l’anno dei vaganti. Loro sono già tra di noi.
Una volta George A. Romero a una giornalista che gli chiese il perché dell’incredibile successo dei suoi film rispose: “la più grande paura dell’uomo è quella di essere mangiato vivo”.
Pensateci. Fuori piove. Fulmini e tuoni. Il mondo è andato a puttane. Nella stradina c’è un auto della polizia abbandonata con gli sportelli ancora aperti e i lampeggianti ancora accesi. Altre macchine giacciono abbandonate per la via. Una di queste è in preda alle fiamme. A terra, alcuni bossoli di proiettile e macchie di sangue. Sangue che inizia a infilarsi nelle crepe dell’asfalto spinto via dalla pioggia. Poi ci siete voi che, rintanati al sicuro nel vostro appartamento al secondo piano di un condominio qualsiasi di una qualsiasi città, guardate la scena attraverso una finestra, facendo bene attenzione a non sporgervi troppo perché loro potrebbero vedervi. Con una mano fasciata tirate leggermente indietro la tendina e con l’altra tenete chiuso il piumone che vi siete messi addosso per combattere il freddo. Sapete tutto.
Nelle settimane precedenti i telegiornali e internet sono stati un flusso continuo di informazioni, di immagini e di video. Sapete che loro sono morti ma sapete anche che c’è qualcosa che li ha resuscitati. Un virus, un batterio, un’arma chimica, un esperimento andato male, questo non lo sapete. Nessuno lo sa con certezza. L’unica cosa sicura è che c’è qualcosa che riporta in vita i morti e che questi sono spinti da un unico, primitivo istinto: nutrirsi. Voi questo lo sapete. Siete stati giorni interi davanti alla TV e allo schermo del PC a leggere e a guardare cosa stava accadendo nel mondo. Avete guardato con stupore le immagini degli eserciti che entravo in città, avete guardato con paura le colonne di auto sulle autostrade, cariche di gente dirette chissà dove, avete guardato le scene d’isteria generale, i saccheggi, le auto date alle fiamme e i soldati sparare. Avete visto i politici scappare e parlare di un’imminente fine alla crisi, avete ascoltato con attenzione tutti i cosiddetti esperti che cercavano con la voce rotta dalla paura di dare una spiegazione a ciò che stava accadendo. Volevate delle risposte. Tutti le volevano. Ma niente. Quando le trasmissioni sono state interrotte e internet ha smesso di funzionare solo una cosa sapevate di sicuro. I morti sono tornati dall’aldilà e attaccano ogni essere che incontrano. Per sbranarlo, per mangiarlo vivo. Ora siete lì, dietro quella finestra. Avete visto tutto. Testimoni oculari della guerriglia appena terminata. Avete visto quella volante della polizia arrivare e mettersi di trafilo, i quattro poliziotti che riparandosi dietro gli sportelli aperti hanno aperto il fuoco nella direzione opposta, avete visto quella donna uscire di corsa dalla sua vettura, aprire lo sportello posteriore e tirare fuori dal seggiolino il suo neonato e scappare in preda al terrore seguita dagli altri automobilisti che si trovavano in quello stesso momento in quella stessa maledetta strada. Li avete osservati, nascosti dietro quella tendina che avete spostato leggermente con la mano fasciata e tremolante, mentre avanzavano crivellati dai colpi. Li avete visti avvicinarsi con movenze lente e passo strisciante. Li avete osservati assalire quei poliziotti, gettarsi addosso e iniziare a smembrarli. A divorarli vivi. Le urla dei poliziotti vi sono rimaste nella testa. Non riuscite a farle andare via. Voi non riuscite a smuovervi da lì. Gli occhi sbarrati, la mente che torna a quella scena. Siete bloccati. Le gambe tese iniziano a farvi male, sapete che l’inferno è arrivato anche nella vostra città. Sapete che ormai quella città appartiene a loro. E sapete che se uscite, se cercate di scappare, se lasciate il vostro appartamento, in un condominio come tanti di una qualsiasi città, loro vi attaccheranno e vi mangeranno, mentre voi siete ancora vivi. Non potete fare a meno di immaginare la scena. Loro, una decina in tutto, che vi afferrano dai vestiti, dai capelli e dalle braccia, mentre voi urlando cercate di dimenarvi e non cadere a terra, tentando di tenerli il più lontano possibile sferrando qualche pugno e qualche calcio. Immaginate poi che loro sono in dieci e voi da solo. Vi sbatteranno a terra e vi si getteranno addosso, mordendovi in ogni parte del corpo e strappandovi via la carne. Immaginate il dolore di una miriade di denti putridi che affondano con rabbia incontrollabile nella vostra pelle, nei vostri muscoli. Le urla di dolore, di disperazione, di abbandono finiranno solo se uno di quegli esseri vi strapperebbe la gola. Ma anche in quel caso sarete ancora vivi per circa un minuto. Un minuto che di sicuro vi parrebbe infinito. La semplice teoria della relatività.
Sapete tutto questo perché lo avete già visto. In film, fumetti, videogiochi. Sapete tutto questo perché dieci minuti prima lo avete visto con i vostri occhi. Non è un film. E’ tutto reale. Voi siete lì, con quel piumone addosso, nascosti dietro quella finestra. Siete lì e non sapete cosa fare. Non è un film. Non avete una pistola, una mazza da baseball o altro che potrebbe tornarvi utile. Niente. Siete lì, feriti e terrorizzati dall’idea che se abbandonate la vostra casa loro vi prenderanno e vi mangeranno vivi. Siete lì e chiudete finalmente gli occhi. La ferita alla mano pulsa, vi fa male e continua ad espellere pus. Quando riaprite gli occhi vi torna in mente. Qualcuno due giorni prima vi ha morso. Sapete già cosa vi attende. Lo avete visto accadere centinaia di volte in film, fumetti e videogiochi. Ma ora sta accadendo davvero. Sta accadendo a voi.
Inquietante vero? Io però non sono d’accordo con il vecchio George. Se gli zombie hanno da sempre esercitato un oscuro e terribile fascino sull’umanità io credo sia dovuto a un motivo particolare, un motivo che va aldilà della paura di essere mangiato vivo o di dover affrontare qualcosa che è tornato dal regno dei morti. Un motivo, ma è più corretto parlare di motivi, al plurale, che spero abbiate capito da quel mio piccolo racconto sopra. Quello che a me ha sempre fatto paura di una possibile apocalisse zombie è l’assedio. Si, proprio così. Il sentirmi assediato. Stretto fra quattro mura a guardare i telegiornali che mostrano quello che accade in altre parti del mondo, scienziati e opinionisti che si scannando prima su questa e poi su quell’altra teoria. Mi incazzo al pensiero dei nostri politici che vedo già scappare a bordo delle loroMaserati blu urlando che hanno già una soluzione alla crisi. Provo paura al consapevole pensiero che contro la morte niente può aiutarci a vincere. Nel mondo in cui viviamo, nella nostra realtà, un vaccino o una cura contro un morbo del genere non verrebbe mai trovato. Oppure se qualcuno lo trovasse, poco ma sicuro, in Italia arriverebbe quando non ci sarà più nessuno da curare. E questo è lo scenario più realista possibile per noi italiani.
Soccombere sotto una marea di zombie cercando di fare l’eroe mi fa meno paura, lo giuro. Ma il pensiero di dover stare rinchiuso in casa, sapendo cosa c’è fuori, consapevole di cosa potrebbe accadermi se metto il naso fuori dalla porta mi manda fuori di testa. Eppure sono sicuro di non essere il solo a pensarla così. Sono convinto che la maggior parte delle persone se ne starebbero chiuse in casa. Siamo realisti, chi uscirebbe armato di pentole e coltelli sapendo chi o cosa potremo incontrare? Io no di certo. O mi date un fottuto arsenale o non esco. Ma se succedesse davvero una cosa del genere chi potrebbe possedere un’arsenale? Io una volta chiacchierando con un amico ho detto: “e che cazzo! La prima cosa che farei è quella di andare a svaligiare il negozio d’armi della mia città.” Quel bastardo poi, perché di un bastardo sto parlando, mi rispose così: “credi che saresti l’unico ad aver quell’idea? Come minimo, una volta arrivato lì, ti becchi una marea di piombo da chi è arrivato prima di te. Se ti va bene, e occhio che dico se-ti-va-bene, trovi il negozio già svaligiato e saresti uscito inutilmente. Quindi ora ti tocca ritornare a casa. Occhio agli zombie…” All’epoca ci ho riso su’ ma a pensarci bene, ora, quella risposta mi fa cagare addosso. Tutto quello che abbiamo visto nei film non potrebbe mai funzionare nella realtà. E quando dico niente intendo NIENTE.
Il 2011, come ormai ben saprete, è stato l’anno definitivo della rinascita dello zombie. Il titolo di questo post “L’anno dei vaganti” è una citazione del nono volume della saga a fumetti di The Walking Dead, dove appunto i non-morti vengono chiamati così; i vaganti. Ed è proprio grazie a TWD che lo zombie si è mangiato il vampiro, togliendocelo finalmente dalle palle, e ha preso il suo posto al cinema, in televisione, nei fumetti e nei romanzi. TWD in realtà è stato solo l’ultimo colpo sferrato dallo zombie per tornare tra di noi. La rinascita di questa figura tanto cara al suo papà cinematografico, tale George A. Romero, ha avuto inizio nel 2001 con l’uscita nelle sale di tutto il mondo di un piccolo cult che risponde al nome di Resident Evil, ancora oggi perla sottovalutata dai più. Il film di Anderson è stato il focolaio dell’epidemia, il paziente zero come direbbe Manel Loureiro nel suo Apocalisse Z, o “il primo figlio di puttana contagiato”, frase di un qualsiasi capitano di fanteria nelle interviste di World War Z di Max Brooks. Dopo Resident Evil c’è stato 28 Giorni Dopo, un capolavoro che però stravolge la figura dello zombie rendendolo agile e veloce. Una buona idea che come sempre accade è stata rubata ed estremizzata riducendo il lento e goffo morto vivente in una macchietta del cinema horror. Personalmente ho sempre visto di mal’occhio lo zombie velocista. Non mi fa paura. Cioè, non mi incute la stessa paura di quello lento. Il motivo credo sia semplice. Nella cultura cinematografica e letteraria ci stanno diversi mostri in grado di rincorrerti, dotati di una velocità fuori dal comune e agili come scimmie. Vedi il licantropo o il vampiro. La velocità data agli zombie negli ultimi anni li priva della loro anima rendendoli semplicemente uguali alla miriade di mostri che abitano i nostri incubi. In poche parole un mostro come tanti. La velocità, questa particolare caratteristica li rende poco reali e di conseguenza poco paurosi. Lo zombie è un morto, putrefatto, con le interiora di fuori e i muscoli deteriorati quindi non può correre. Non potrebbe farlo. E’ irreale. Si tratta di un semplice stratagemma usato dai filmmaker per dare ritmo ai loro action mascherati da horror. Ed è qui che ci giochiamo tutto. Sul ritmo.
Il primo La notte dei morti viventi (anno 1968) aveva un ritmo lento, implacabile come quello dei suoi zombie. George A. Romero con quel capolavoro in bianco e nero riusciva a trasportare lo spettatore in un’apocalisse lenta, talmente lenta da logorare i sensi. Questo particolare mostro credo ci incuta tanta paura perché apparentemente e se incontrato in piccoli gruppi si presenta come un ostacolo facilmente superabile. Ma se lo si becca in numero superiore, un gruppetto di venti-trenta elementi, lo zombie diventa di una ferocia tremenda tanto da scatenare in noi un’altra paura, ben peggiore di quella del sentirsi assediati: il linciaggio. Si, perché gli zombie attuano quello che potrebbe definirsi come una sorta di “linciaggio cannibale”. Niente spintoni, pugni e calci quindi, ma solo morsi. Morsi che però non vengono dati per uccidere ma dettati dall’unico istinto dello zombie. Mordono con il solo scopo di nutrirsi. Poco importa se la preda è viva o morta, l’importante è nutrirsi. Se sommiamo queste paure ci accorgiamo che lo zombie è il mostro che più di tutti ci terrorizza. Lo zombie è capace di materializzare in noi alcune tra le più grandi paure che ossessionano questo mondo in una botta sola. E’un’essere malato, putrido, morto, capace di tenerci nascosti in uno sporco scantinato pur di non affrontarlo, di sopraffarci e scannarci. La malattia, lo scarso igiene, la morte, la claustrofobia, il senso d’assedio, il linciaggio ed essere mangiati vivi. C’è qualche altro personaggio nell’immaginario collettivo tanto potente?
No. Non credo.
Il 2011 è il loro anno. 6 miliardi di dollari incassati tra cinema, fumetti, romanzi e televisione. Una capitale a loro dedicata e più di trenta titoli tra film e libri in uscita. Questo è proprio l’anno dei vaganti. Loro sono già tra di noi. E sono tornati lentamente…
About Giovanni Lorecchio
Famiglia modesta, lui un po’ meno. Un folle, dilaniato da miliardi di idee ma con pochi mezzi per realizzarle. Grande appassionato di cortometraggi in computer grafica e di colonne sonore, ama particolarmente l’accostamento horror/sci-fi. Odia il brutto cinema e si dedica alla composizioni di colonne sonore di genere.
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