Si chiude la miniserie britannica a base di mistero e fantasmi ambientata in un ex manicomio, trasmessa dal canale satellitare Fox. Tra spiriti inquieti, mad doctors e rapimenti seriali un finale troppo aperto che rimanda tutto alla prossima stagione.
È finita così, senza un vero perché questa prima stagione de I fantasmi di Bedlam. La sesta puntata, priva di una storia ben sviluppata da cui sbocciare, si è chiusa come una ghigliottina arrugginita sulle tre linee narrative che costituiscono l’anima di una miniserie che non è mai decollata veramente, nonostante qualche buona intuizione di partenza.Partiamo con quella più genuinamente gotica. Al Bedlam, ormai lo sanno anche i muri di epoca previttoriana, sono sempre accadute orribili cose. Dalla fondazione del manicomio – secolo quindicesimo – intere generazioni di uomini e donne sono stati rinchiusi, torturati, prosciugati della vita e uccisi. Con o senza colpe tornano a perseguitare i residenti del complesso residenziale. Nell’ultimo episodio è la volta di Molly: maneggiando con noncuranza i tarocchi in un luogo infestato attira su di sé lo spettro di un piromane assassino, da cui si salva per un pelo. Da queste parti i fantasmi sono sì terrificanti, ma tanto inefficaci quanto ben educati: telefonano sempre (a Jed) prima di arrivare.
Jed è l’unico “vivo” che riesca a entrare in comunicazione con queste anime perse. Come loro è una vittima dell’Università dei matti e ha attraversato la linea di confine tra vita e morte ancor prima di emettere il primo vagito. Nella resa dei conti finale il nostro eroe scende nel cuore pulsante del male che divora l’edificio, il laboratorio da morgue del Dr. Bettany. Un luogo talmente carico di energia negativa da essere stato sigillato dallo stesso Warren. Tra celle frigorifere che avranno ospitato chissà quanti cadaveri Jed scorge una figura misteriosa. Chi è l’uomo che porta impresso a fuoco il marchio (la B) del Bedlam (o dei Bettany?), è lo spettro di un carnefice o di una vittima e quale storia ha da raccontare? Naturalmente si scoprirà solo nella seconda serie.
Nessuna risposta e molti interrogativi per la sezione mistery della storia. Il ritrovamento della collana appartenuta a Zoe, la ragazza scomparsa nel primo episodio, sembrava aver chiuso il cerchio investigativo intorno a Warren. E invece le professioni di innocenza del cattivo numero uno di Bedlam Heights potrebbero essere state sincere. Peccato che la nuova pista venga lanciata in maniera assai banale, suggerendo un cambio in corsa degli autori per procrastinare la soluzione del giallo. Warren racconta a Kate che alcuni operai hanno visto salire Zoe su un furgone bianco prima di sparire. Facciamo finta di non ricordare che la pulzella sia scomparsa di notte e a cantiere chiuso e serbiamo questa preziosa informazione sino al finalone. Vedremo la povera Molly, in fuga dall’ex manicomio, salire a bordo di un misterioso minivan bianco. Sarà la prossima vittima del rapitore che colpisce intorno all’ospedale dagli anni 80’? O assisteremo negli episodi a venire a scioccanti rivelazioni sulla dolce inquilina? Purtroppo temiamo di sapere già la risposta a questa domanda, ma apprezziamo l’ammiccamento degli autori. Il furgone bianco è un elemento fisso di una leggenda metropolitana tra le più classiche, quella delle ragazze vittime della “tratta internazionale delle donne”. Quando una giovane donna scompare nel nulla, non importa dove il fatto sia accaduto, c’è sempre un misterioso furgone bianco avvistato nelle vicinanze. Tra immaginazione e costruzione collettiva della realtà segnaliamo un caso a noi vicino nel tempo e nello spazio. Un furgone bianco compare nelle prime testimonianze sulla scomparsa di Yara Gambirasio. E diventa il perfetto esempio di come un guizzo di sceneggiatura possa essere annegato in una secchiata di fretta e dialoghi tirati via.
Ma veniamo alla traccia supplementare, quella romantica, vera nota dolente della miniserie. Nel più puro stile soap opera tutto si gioca su amori impossibili: nell’ultimo episodio Molly si scopre infatuata dal migliore amico, il dolce Ryan. Dopo che lui la seduce e l’abbandona la ragazza decide di lasciare Bedlam. Una può sopportare di essere quasi bruciata viva da un fantasma psicopatico, ma un amante che fugge dal talamo nottetempo è una cosa che ti segna per sempre… I cugini lievissimamente incestuosi, Jed e Kate dopo la sceneggiata “amici come prima” sono per la prima volta fianco a fianco nello scandagliare i segreti del maniero di famiglia. Il rinvio di una scena di sesso fa però temere per il futuro e lascia il sospetto di una più stretta parentela tra i due.
Insomma a Bedlam Heights succedono tante cose brutte, ma brutte, brutte, brutte. Ma questo è quanto ci è dato sapere. Dopo un’intera serie non si è riusciti a entrare nello specifico ad avere un tentativo di trama come si deve. Oltre alle ghost stories autoconclusive, mai originali in verità, ma perlomeno pulite e compiute, la storia non ha preso una direzione limitandosi a portare un po’ più avanti la carretta episodio dopo episodio. Senza curare l’idea forte della serie cioè la commistione tra stilemi del gotico (fantasmi, possessione, scienza virata al crimine) con elementi tipici del giallo (le sparizioni seriali, l’indagine vecchia scuola, l’analisi della psiche del killer) creando un rapporto di causa-effetto tra gli elementi paranormali e le azioni frutto della banale follia umana, un ponte tra i fantasmi di un passato oscuro e secolare e la cattiva coscienza del presente. Se I fantasmi di Bedlam dovesse essere candidata a un premio suggeriremmo di cuore la categoria Miglior serie ben intenzionata.
Non trarre nemmeno le somme, almeno nel primo finale di stagione, è un po’ troppo. E’ l’Inghilterra, mica l’isola di Lost….
La seconda serie è in fase di scrittura, speriamo che i fantasmi del Bethelem Hospital, quello vero, appiano agli sceneggiatori per ispirarli…
About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico".
Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.
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