A differenza di Shrooms, opera precedente del regista, Freakdog è abbastanza divertente per portarsi a casa la sufficenza.
Alcuni giovani dottori escono una sera per festeggiare l’imminente fine dei loro corsi di studi e l’inizio delle brillanti carriere che li attendono. Alcool e droga rubata in ospedale si mischiano durante la serata, ma la festa degenera quando Kenneth, un inserviente scernito da tutti, minaccia di distruggere le loro carriere con un filmato del party sregolato…
C’è sicuramente un salto di qualità per il regista Paddy Breathnach nel cinema horror dal disastro del precedente Shrooms – Trip senza ritorno a questo modesto, ma, a suo modo, efficace Freakdog. Innanzitutto ci si ricorda delle sacrosanti leggi registiche e si lascia da parte inefficaci carinerie da videoclip con immagini che nascono e muoiono in un nano secondo, di Michael Bay (per fortuna o per sfortuna) ce n’è uno solo e non esiste niente di peggio di un film horror privato della costruzione della suspense. In parole povere: Paddy Breathnach ha capito gli anni 80 sono finiti e noi lo ringraziamo per non averci fatto venire un’altra volta il mal di testa. Già questo è sicuramente un punto in più. Questa volta anche gli attori, pur nella limitazione di un mondo utopico dove tutti sono belli anche i più brutti, se la cavano senza eccessive faccette da avanspettacolo, urlano quando devono, sono tristi in maniera diversa da quando sprizzano gioia, non sarà actor’s studio, ma diamine puoi metterti comodo sulla poltrona senza perdere tre minuti di Paradiso in una bestemmia. Tra tutti la migliore è senza dubbio Arielle Kebbel, già vista in The grudge 2 e The Uninvited, il bel remake stelle e strisce del capolavoro coreano Two sisters, soprattutto per la carica di energia che riesce a dare al suo personaggio, ma, come già detto, niente da lamentarsi sul piano attoriale generale.
La storia è si trita e ritrita, vista 120 volte da Patrick di Richard Franklin ad Aenigma del maestro Lucio Fulci, con un nerd dotato di poteri ESP che fa fuori in coma i suoi nemici, ma anche in questo caso il modus (si impossessa dei corpi della gente per uccidere le sue vittime) e la variante dei vari omicidi salva il film dalla noia. Almeno due momenti clou sul versante splatter: un uomo costretto a bere acido da un’avvenente infermiera, e un omicidio in cima a delle scale dove una madre con infante in braccio uccide il marito con una profonda coltellata in gola. Nel descrivere il killer c’è un abbozzo di psicologia non disprezzabile nella costruzione di un background passato: da bambino ha visto morire la madre prostituta in modo cruento, e la prima volta lo vediamo è in obitorio a mutilarsi davanti al cadavere di una donna facendo intendere un’impotenza sessuale e un disagio pronto a scoppiare in furia omicida. All’inizio si prova anche compassione per questo “cagnaccio”, inserviente in ospedale, disprezzato dalla combriccola dei protagonisti, antipatici, ricchi, viziati, ma quasi subito, appena l’azione inizia, il regista Paddy Breathnach si dimentica dell’anima dei suoi personaggi dividendo nettamente buoni e cattivi, e descrivendo quello che all’inizio era un antieroe come una sorta di Carrie del male. La risoluzione è banalotta, aperta ad un seguito del quale non sentiamo di certo il bisogno, ma nel complesso il film è abbastanza divertente per portarsi a casa la sufficenza.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.