Ah, le serie horror. L’opera di Bernard Rose, il primo “Candyman”, è meritoria di considerazione in quanto piccolo gioiello horror, realmente disturbante e in grado di farvi desiderare di dormire lasciando la luce accesa.
Ovvio che con queste caratteristiche non può mancare nella vostra collezione di classici dell’orrore. Tra le altre cose, questo è un film che meriterebbe di essere visto anche solo per la stupenda colonna sonora, opera di Philip Glass, che instilla brividi e angoscia con la raggelante melodia del brano “Cabrini Green”, uno di quei pezzi che una volta ascoltati non riuscirete a togliervi facilmente dalla testa.
Tratto dal racconto “The forbidden” di Clive Barker, che della pellicola è il produttore esecutivo, il film vede all’opera uno straordinario Tony Todd, nei panni del demone con l’uncino, e di una stralunata Virginia Madsen (che grazie a questa pellicola nel 1993 vinse il prestigioso premio “Saturn Award” come migliore attrice protagonista), nei panni di Helen, che agiscono in un ambientazione perfetta per il genere: una Chicago maleodorante e maledetta, in cui il dramma della segregazione razziale riesce a compenetrarsi perfettamente con le tematiche orrorifiche della trama, arricchendola e privandola al contempo di quelli che avrebbero potuto essere dei classici stereotipi, per un risultato finale degno di plauso.
Helen Lyle è una giovane studentessa universitaria, alle prese con la tesi di laurea sulle leggende metropolitane. Nel corso delle sue interviste, viene a conoscenza della leggenda di “Candyman”, un ricco gentiluomo nero, Daniel Robitaille, figlio di uno schiavo, che nel 1890, per la sua relazione con una donna bianca sposata venne atrocemente massacrato. Una folla inferocita lo fece prigioniero, mozzandogli una mano e sostituendola con un uncino, mentre un favo contenente api inferocite veniva posto sul suo petto, condannandolo a una agonia lenta e dolorosa.
Il nome “Candyman”, ossia “l’uomo dei dolci” deriva dal fatto che un ragazzo, durante il supplizio di Daniel Robitaille, assaggiando il miele colato dal favo sul petto dell’uomo, gridò “Candy man”. Le sue ceneri maledette vennero sparse nel degradato quartiere chiamato Cabrini-Green. Da allora, narra la leggenda, chi per cinque volte chiama il suo nome, davanti a uno specchio, ha la sventura di vedere comparire il suo fantasma, e di morire orribilmente.
Lo spirito intrepido di Helen, pur mantenendosi saldamente razionale, non riesce a restare indifferente a questa storia, e vuole scoprire cosa si cela realmente dietro agli omicidi che hanno funestato l’edificio: nonostante gli abitanti del luogo, in una Chicago decomposta e spettrale, cerchino di dissuaderla, lei inizia la discesa negli inferi di un mondo in cui la realtà cede il passo all’orrore, mentre altre morti orribili segnano il suo cammino.
La capacità di Rose di mescolare invenzioni visive e atmosfere tenebrose, realtà concreta e delirio surreale, rendono spaventoso l’insieme, raggiungendo il non facile scopo di terrorizzare lo spettatore senza abusare dei colpi di scena. Una giusta dose di gore, emblematica di tutta la produzione cinematografica che nasce dagli incubi letterari di Barker, suggella in modo concreto la forza della pellicola. Anche gli effetti speciali, credibili e misurati, sono all’altezza della qualità complessiva del girato.
Una delle scene finali è poi giustamente memorabile: Tony Todd si trovò a dovere recitare con la bocca piena di api vere, con un’unica misera protezione per evitare che i ronzanti insetti lo pungessero in gola. Sempre le api rappresentarono un problema, durante le riprese: Virginia Masden era infatti allergica alla loro puntura, e si dovette girare con un ambulanza sempre pronta a intervenire. Non resta che invitarvi a prendere visione di questo film, evitando di sfidare la sorte tentando di evocare Candyman allo specchio…
Candyman 2 – L’inferno nello specchio / Candyman – Il giorno della morte
Anche “Candyman” non è stato risparmiato dai sequel: “Candyman: Farewell to the Flesh”, uscito in Italia con il titolo “Candymn 2: l’inferno nello specchio”, del 1995, diretto da Bill Condon, e “Candyman 3: Day of the Dead” del 1999, per la regia di Turi Meyer.
In entrambi i film troviamo Tony Todd, ormai lui stesso icona horror al pari di Robert Englund o Bruce Campbell.
La prima pellicola lascia da parte l’analisi sociologica che aveva contraddistinto il film che ha dato il via alla serie, privilegiando l’approfondimento di come Candyman sia diventato quello che è e il motivo per cui è così interessato alla nuova protagonista, Annie Tarrant, interpretata da Kelly Rowan.
Il film di Condon, pur non essendo a livello di quello di Rose, è comunque più che dignitoso, e gode anche questo del tocco felice dato dalla colonna sonora curata da Glass. La terza pellicola della serie parte con brutti presupposti: non c’è più Glass come compositore, la protagonista è Donna D’Errico, splendida figliola vista nella serie “Baywatch” ma poco adatta alla parte, e soprattutto il film viene distribuito solo per il mercato dell’homevideo.
Nonostante questo, anche questa realizzazione non è da buttare, grazie a un buon lavoro sulla sceneggiatura e a un regista che sa fare il suo lavoro, motivi che la rendono un pellicola piacevole da guardare.
About Giuliano Fiocco
Ha visto nascere Horror.it, e l’ha accudito per lungo tempo assieme ad Andrea. Adesso la vita gli lascia poco tempo per le passioni, ma in un angolo oscuro del cuore rimane in agguato la voglia di scrivere. Ha scritto un romanzo, da cui è stato tratto un film, in fase di produzione.
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nov 18, 2011Posted By
deepred78Ho apprezzato tantissimo il primo,rimanendo molto meno colpito dal sequel.
Il terzo non ho avuto ancora il piacere di vederlo,devo colmare questa lacuna.