La casa del terrore a Los Angeles. Arriva anche sulla TV italiana American Horror Story.
Portare l’horror sul piccolo schermo non è facile. Infatti, uno dei punti di forza del genere è quello di poter fare identificare lo spettatore con la vittima, così da creare un legame empatico che coinvolga nella visione. In un film che si apre e chiude in due ore circa, questo è possibile, che la vittima designata alla fine muoia o meno. In una serie tv le cose sono più complicate poiché qui lo spettatore deve identificarsi nel protagonista e, nel caso questo sia anche vittima, si capisce che esso non potrà morire, almeno fino alla fine della serie.
In pratica, viene a mancare l’aspettativa per il destino del protagonista. E’ per questo motivo che solitamente l’horror televisivo è stato declinato in serie antologiche (Masters of Horror, Tales from the crypt) oppure in serie dove l’horror era a latere e spesso i protagonisti non erano le vittime ma investigatori di eventi straordinari (X-Files, Supernatural). Più raro, quindi, trovare una serie serializzata che si possa definire horror a tutti gli effetti. Ci prova in questa stagione televisiva il network FX con American Horror Story in onda da questo Novembre.
La storia è quella della famiglia Harmon, padre, madre e una figlia adolescente, che si trasferisce da Boston a Los Angeles per superare dei problemi familiari, tra cui un aborto e un tradimento. La famiglia acquista una splendida residenza stile Vittoriano con decori di Tiffany e una atmosfera romantica e inquietante. Ed è proprio questa dimora che diventa protagonista della serie poiché nel passato è stata scenario di omicidi e violenze ed ora sembra posseduta da presenze oscure. Ad aggiungere atmosfera all’ambiente troviamo l’inquietante Jessica Lange, vicina di casa ed ex attrice ora dimenticata, con una figlia down che sembra vedere cose che gli altri non possono vedere. E poi i pazienti del padre, psicologo, che per un motivo o per l’altro sembrano usciti, appunto, da un film horror.
Dai pochi episodi fin qui trasmessi, è emerso chiaramente come la serie giochi sull’accumulo, sull’ipercitazionismo, su una alta dose di referenzialità al genere stesso. Infatti poco si è visto di originale ma piuttosto la storyline tende a sviluppare il rapporto della famiglia con la casa stessa che infatti si pone come set quasi unico della serie. La location, quindi, come personaggio che tende ad avere una sua corporeità che nasce anche dal suo passato maledetto. E’ questo un tratto quasi archetipo dell’horror, basti pensare a film come La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati o Amityville Horror di Stuart Rosenberg. Bisognerà vedere come la serie svilupperà questo potenziale ma la firma autoriale di Ryan Murphy (Glee, Nip/Tuck) fa ben sperare per il futuro.
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nov 04, 2011Posted By
ElviraDevo ancora vedere l’ultima puntata, uscita ieri se non sbaglio.
Finora, però, non è stata affatto una serie deludente, anzi. Ben fatta, ben diretta, sfrutta al meglio gli archetipi horror ed è anche cinica al punto giusto.
Dicono che l’hanno rinnovata per una seconda stagione, mi chiedo quindi dove andrà a parare, qui è peggio di Twin Peaks XD
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nov 04, 2011Posted By
GiadaBel pezzo. Concordo:
http://telesofia.blogspot.com/2011/10/american-horror-story-un-thriller.html.