Gli zombie sbarcano in Africa, ma non portano nessuna innovazione, rimanendo ancorati alla classica cinematografia zombesca.
In tema di zombie il cinema ha detto tanto, saccheggiando qualunque fonte (letteratura, fumetti) alla ricerca di innovare un prodotto già ampiamente spremuto. Se aggiungiamo che, dopo il fenomeno dei nuovi vampiri, anche i morti viventi stanno vivendo una nuova alba, un film come The Dead perde quel briciolo di ragione d’esistere che chiunque, anche i più generosi, erano disposti a concedergli.
Eppure le basi non erano male: per la prima volta il cinema sembrava intenzionato a parlare di epidemia zombesca da un punto di vista nuovo e mai utilizzato fino a ora, ambientando la storia in Africa, territorio mai battuto prima d’oggi dagli zombie, senza però discostarsi minimamente dallo schema giù ampiamente sfruttato in passato. La storia è sempre quella: un sopravvissuto che rimasto solo deve sopravvivere assediato dai morti viventi, costretto a spostarsi senza una precisa meta, alla ricerca di un posto sicuro dove trovare rifugio. In questo caso è un ingegnere militare americano scampato all’incidente dell’aereo con cui era scappato insieme agli ultimi stranieri in terra africana. L’uomo si trova da solo, scarsamente armato e con pochi viveri, a dover affrontare gli zombie. Durante il suo cammino, incrocerà il destino di un soldato del posto che, tornato al suo villaggio natale, lo trova devastato e colmo di cadavere fatti a pezzi, tra cui quello della moglie. Non trova, invece, il figlioletto, scampato alla mattanza degli zombie, e così decide di unirsi all’ingegnere per cercare il bambino.
Gli sceneggiatori e registi Howard J. Ford e Jonathan Ford svolgono il lavoro diligentemente, seguendo fedelmente i canoni del genere, senza azzardare un’innovazione e calcando la mano sul lato grandguignolesco. Qualche spunto interessante c’è, ma non è sfruttato ed è abbandonato in un angolo, en passant: il dialogo tra il soldato africano e l’ingegnere americano in cui il primo rimprovera agli stranieri di scatenare prima le guerre per poi tornare con le missioni umanitarie; il loro arrivo in un villaggio che resiste eroicamente agli attacchi degli zombie (qui siamo nati e qui moriremo); l’incontro tra l’ingegnere e il figlio del soldato, il finale drammatico… tutto è appena accennato, nonostante siano i momenti clou della pellicola.
Quello che sembra interessare agli autori è soltanto sfruttare l’onda zombesca degli ultimi anni, gettandosi dentro la bolgia di film, serie tv, fumetti e quant’altro ha visto protagonisti i morti viventi. L’unica scelta singolare e personalmente molto apprezzata è la percentuale davvero bassa di dialoghi. Durante l’intero film si respira un’aria di assedio e di smarrimento. Il protagonista si trova spesso solo con se stesso e anche quando è accompagnato, le parole sono ridotte al minimo, lasciando spazio agli splendidi paesaggi del luogo e ai rumori di sottofondo e alla colonna sonora, molto più incisivi di qualunque parola.
The Dead è un film che va a fare numero, da cui ci si aspettava tanto, ma di cui alla fine non si sentiva un gran bisogno.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).