Il marito perfetto, vista anche la breve durata, sa regalare emozioni e aprire dibattiti sul tema, cosa di non sottovalutabile importanza in un horror indipendente.
Un fine settimana perfetto per una giovane coppia, una località di montagna e tanta pace per un idillio amoroso. Lui è così amabile, dolce gentile, lei tanto innamorata. Queste le basi per una notte che culminerà in omicidi e amputazioni.
Il matrimonio… Splendido consolidamento di un amore che molte volte sbanda nell’odio, nella noia e nel tradimento. Ah come diceva Fabrizio De Andrè “Ricordi sbocciavan le viole con le nostre parole Non ci lasceremo mai, mai e poi mai. Vorrei dirti, ora le stesse cose ma come fan presto, amore ad appassir le rose così per noi l’amore che strappa i capelli é perduto ormai. Non resta che qualche svogliata carezzae un po’ di tenerezza”. Mai verità più sacrosanta: il “Per sempre” molte volte è utopia mocciana di amori utopici, si spera non per tutti, ma per molti si. Tante volte ci si aggrappa ad un ricordo, si diventa alberi ungarettiani mossi dal vento, resistendo, cercando di non crollare dentro storie finite. Il mediometraggio (40 minuti circa) di Lucas Pavetto affronta il tema del matrimonio, ma anche di dissapori sepolti e taciuti, con un gustoso retrogusto violento inaspettato. Se la vicenda, all’inizio, ha accenni schock sul passato dei protagonisti (il desiderio di avere un bambino culminato in un aborto dai tratti di abominevole realismo) si ha per la prima metà dell’opera una calma apparente di idillio amoroso (contrappuntato da una cornice di pace ambientale, la montagna, la baita, il fine settimana isolati dal mondo) che amplificherà l’escalation di violenza immotivata e selvaggia. L’uomo dolce e premuroso iil marito perfetto del titolo, diventa un orco crudele che nel dubbio di un tradimento vuole purificare la compagna per prepararla ad un nuovo concepimento. Umori di Lars Von Trier passano veloci, subliminalmente, molto di più della facile citazione kinghiana o kubrickiana del famoso Shining. Gli effetti speciali sono rozzi, ma efficaci, il sangue corre copioso nella seconda metà dell’opera, con un gusto dell’immagine sempre ricercata (la scena di morte dello sceriffo è esemplare nel tentativo di non banalizzare gli omicidi). Gli attori sono efficaci nele loro parti, anche remando contro un doppiaggio dozzinale, e la fotografia va più verso il professionale che il prevedibile amatoriale. Alla fine si gioca verso il colpo di scena che lo spettatore più attento avrà già previsto i primi minuti, ma alla fine Il marito perfetto, vista anche la breve durata, sa regalare emozioni e aprire dibattiti sul tema. Cosa di non sottovalutabile importanza in un horror indipendente.
httpv://www.youtube.com/watch?v=j3nPuELj2Cs
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.