Sul canale satellitare FOX, è partita la prima stagione di una nuova miniserie britannica a base di mistero e fantasmi ambientata in un ex manicomio.
Il Bethlehem Hospital per circa sette secoli è stato il luogo più simile all’inferno di tutta l’Inghilterra. Fondato nel 1547 sui resti dell’antica abbazia di Saint Mary fu per i sudditi di sua maestà sinonimo di orrore, violenza follia, in una parola Bedlam, cioè manicomio. Alla sinistra fama dell’ospedale psichiatrico, dove chi entrava, sano o malato che fosse, poteva sperare in molte cose, ma non certo in cura e conforto, si ispira la miniserie I fantasmi di Bedlam (titolo originale Bedlam), in onda per i prossimi sei lunedì sul canale satellitare Fox.
Scritta da David Allison, Neil Jones e Chris Parker per diventare la prima serie completamente originale della pay tv inglese Sky living, Bedlam si inserisce a pieno titolo nella scia di prodotti come Whitechapel e (i più recenti) Exile e Case sensitive, ma laddove i precedenti condivano mistery con punte di insondabile qui è l’elemento soprannaturale a farla da padrone. Nella lussuosa ma inquietante cornice del Bedlam Heights, lussuosissimo resort creato da un vecchio istituto di igiene mentale, assistiamo a una serie di poco spiegabili eventi in qualche modo correlati con i protagonisti, tutti residenti all’interno del complesso.
Ci sono innanzitutto Warren Bettany (Hugo Speer), erede della magione e ispiratore del progetto di ristrutturazione e sua figlia Kate (Charlotte Salt): ultimi anelli di una catena famigliare costellata (a livello secolare) di segreti poco edificanti, vivono un rapporto tormentato, complicato dalla relazione d’affari. A Kate il padre ha affidato il compito di smerciare gli appartamenti di Bedlam. Una mission che si è rivelata più complicata del previsto. Strano a dirsi, nessuno muore dalla voglia di investire in molto denaro per insediarsi in appartamenti ricavati tra le mura più maledette d’Inghilterra.
A occupare assieme a kate uno dei pochi flat abitati ci sono l’amica d’infanzia Moll Lucas (Ashley madekwe) e Ryan McAllister (Will Young, conosciuto in Inghilterra per aver vinto un talent show musicale, alla sua prima esperienza televisiva) e infine il cugino adottivo Jed (Theo James).
Ed è quest’ultimo a fare da motore per il primo dei sei episodi della serie: in contatto, fin da giovanissimo, con gli spiriti dei defunti è in grado di percepirne la presenza e può “vedere” la causa delle loro morti, quasi sempre violente. Impegnato, quasi fosse una versione al maschile di Melinda Gordon di Ghost Whisperer, in una attività di ponte tra anime trapassate e vivi, con l’obiettivo di rimettere spettri aggressivi e insoddisfatti sulla via dell’eterno riposo prima che si lascino dietro troppe vittime, viene richiamato a Bedlam per salvare Kate, su cui grava un imminente pericolo.
Giunto sul posto Jed si rende conto della enorme quantità di anime perse e sofferenti che vagano per l’ex istituto psichiatrico, ma scoprirà che il lato oscuro di Bedlam non vive solo del passato. Come un catalizzatore maligno la struttura attrae a sé residenti con molti scheletri nell’armadio. Come Ryan, ossessionato dal ricordo del fratello morto annegato. Una volta liberato il defunto giovane McAllister e riportato alla pace lo spirito di una internata, indiavolata contro Kate e Moll per aver indossato un anello che le era appartenuto, l’uomo (assai avvenente, come dimostrano le innumerevoli inquadrature gratuite dei suoi addominali) che sussurra ai fantasmi non può tagliare i ponti né con Bedlam né con la propria famiglia.
Ben altre minacce sono infatti in agguato e la stessa Kate avrà in esse un ruolo cruciale.
Così si chiude un pilot che riassume i pregi e i difetti della serialità britannica degli ultimi anni: impegno produttivo, atmosfere rarefatte, fotografia abilmente giocata tra il pop e il goth, capacità di azzardare un di più su un repertorio di genere (case infestate, mad doctors, possessioni etc…) addomesticato per impattare sul grande pubblico. Ma anche un cast insolitamente mal scelto, un ritmo singhiozzante e dialoghi non tanto spartani e ruvidi (che è un po’ la cifra stilistica nazionale), quanto mozzati e approssimativi, confusione sull’identità del racconto. Che penzola tra l’horror teen (basta togliere 5 anni anagrafici ai protagonisti, il titolo Bedlam Highs, ci sarebbe già…) e la soap opera nera (da The Gates in giù) e non mescola in maniera organica le due linee di racconto, ovvero i segreti del Bedlam Hospital e dei Bettany e i nuovi misteri che si sbrogliano nei confini dell’episodio singolo. Senza contare la ridda di sbavature che finiscono per togliere credibilità: l’atrio del resort sembra quello di un dormitorio per collegiali, con tanto di bacheca con post-it, e tutti i residenti se ne vanno in giro con un’espressione da “moriremo tutti” che annulla i chiaroscuri e diluisce in uno stillicidio la tensione, trasformandola in tediosa routine.
Eppure il vecchio, oscuro, Bedlam sa ancora offrire suggestioni. Dal secondo episodio si attende una maggiore messa a fuoco delle potenzialità della serie. Staremo a vedere…
Momento più basso dell’episodio:
Ryan: Ma quindi tu parli con i morti?
Jed: (sguardo compreso e profondo dipanato su un doloroso nulla) Non è così semplice…
Sul cellulare, intanto, impazzano gli sms dall’aldilà. I morti hanno il pollice veloce come un lenzuolo nel vento
httpv://www.youtube.com/watch?v=fpyoLV4L29c
About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico".
Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.
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