Il film di Newland è un vero e proprio bigino del “cinema del terrore”, la rappresentazione lucida di un’ossessione che si trasforma in minaccia mortale.
La vecchia casa vittoriana di Sally Farnham nasconde qualcosa in cantina. Qualcosa di terribile. Qualcosa che aspetta paziente da anni dei nuovi inquilini. Ora l’attesa è finita.
Si rimane basiti a pensare alla straordinaria stagione vissuta dalla Tv americana nel corso dei seventies. Un proliferare virulento di splendidi film che ancora oggi sono punto di riferimento per i cineasti di oggi, forse attratti dalla perfezione del plot e delle realizzazioni. Tra questi pure l’osannato Guillermo Del Toro ha proposto in tempi recentissimi il remake di un super classico della tv statunitense, proprio quel “Don’t Be Afraid of the Dark”(1973) che nel corso degli anni ha acquisito lo statuto di cult imperituro tra gli addetti ai lavori. Non a torto, perché trattasi di opera superlativa. Non perché osi ribaltare le convenzioni del genere con una messa in scena rivoluzionaria. Tutt’altro. Il film di Newland è un vero e proprio bigino del “cinema del terrore”, è la rappresentazione lucida, precisa, senza fronzoli, di un’ossessione che si trasforma in minaccia mortale. La povera protagonista, giovane mogliettina forse in cerca di emancipazione dal freddo consorte, non riuscirà a sfuggire ad un destino già scritto fin dalle primissime scene. Semplicemente, nessuno le crederà, almeno fino al nerissimo epilogo.
Un meccanismo costruito con lentezza che risulta impeccabile. Lo spettatore già capisce che vi è qualcosa di ingestibile nella casa, già ha sentito le voci dei goblins che vivono in cantina, già sa che la protagonista non avrà scampo, che gli avvertimenti del vecchio Harris, il carpentiere che sta lavorando al restauro, non saranno presi in considerazione. Il camino murato scoperto da Sally (una brava e credibile Kim Darby) all’inizio , diverrà a tutti gli effetti la sua tomba. Eppure si arriva alla fine con un senso di inquietudine ed impotenza che ti rimane attaccato come una cartaccia calpestata sul marciapiede. Una filosofia produttiva lontana anni luce dalla pachidermica macchina hollywoodiana gestita da Del Toro, che spaventa e convince con pochi, essenziali tocchi, in massima parte basati sulla dicotomia luce/ombra, esaltata dalla fotografia di Andrew Jackson. Opere di questo tipo risultano senz’altro datate agli occhi dello spettatore di oggi. Ma non arrendetevi se lo trovate noioso, se non una vera e propria martellata sui gioielli di famiglia. E’ un film che cresce e si svela attimo per attimo, fotogramma per fotogramma, come le tre terribili creature abitanti la cantina di Sally.
Bellissimo, cultissimo, il parto di Newland (uno che ha diretto una valanga di serie televisive, da “Star Trek” a “I Ragazzi del Computer”, tanto per intenderci) merita di svettare nell’olimpo del “Movie of The Week” americano con punte di diamante quali “Trilogy of Terror” di Dan Curtis, “Duel” di Spielberg e la misconosciuta, ma imperdibile, serie antologica di Rod Serling “Night Gallery” vero concentrato di paranoia, paura e creature sconosciute. Prodotto dalla Lorimar Productions e scritto da Nigel McKeand, il film venne trasmesso per la prima volta dall’emittente ABC Mercoledì 10 ottobre 1973. La Warner Archives, in occasione dell’uscita del remake nelle sale, ha distribuito una versione del film in Dvd il 24 agosto 2011, essendo l’edizione 2009 oramai fuori catalogo. Non che il film del 1973 vinca uno a zero contro l’equipè Del Toro. E’ proprio che non c’è partita. Imperdibile.
httpv://www.youtube.com/watch?v=4TpWSNT5QhE
About Domenico Burzi
Twitter •