Correva l’anno 1996, e la cultura horror non era certo in mano a pivellini e verginelle.
Eppure una semi-sconosciuta autrice americana (di New Orleans per l’esattezza), con già all’attivo due romanzi e dei racconti dalle atmosfere gotiche e decadenti, si appresta a sconvolgere il mondo dell’editoria con un romanzo dalle tinte molto forti su una coppia di serial killer omosessuali cannibali. Il suo nome è Poppy Z. Brite, la sua opera s’intitola, ironicamente, Exquisite corpse, cadavere squisito, e si ispira, soprattutto nei più macabri dettagli, alle gesta di uno dei serial killer più famosi di tutti i tempi, Jeffrey Dahmer.
L’opera della Brite, che all’epoca impersonava alla perfezione l’immagine dell’artista dark-bohemienne, equivocando molto anche sul suo genere/orientamento sessuale, ebbe un parto difficile, editorialmente parlando: nonostante il contratto che la teneva legata alla casa editrice Dell, la stessa si rifiutò di pubblicare Exquisite corpse perché troppo estremo. E non era solo un problema di puritanesimo americano: anche l’editore inglese della Brite, Penguin, rigettò il romanzo come assolutamente impubblicabile. Solo dopo varie traversie la Simon & Schuster in America e la Orion in Gran Bretagna decisero di puntare su Exquisite corpse, nonostante la sua natura intrinsecamente scottante. Nel nostro paese Poppy Z. Brite, da noi fino ad allora una perfetta sconosciuta, vide la luce un anno dopo la pubblicazione originale, grazie alla Frassinelli. Purtroppo questa edizione da anni è ormai fuori catalogo.
Ma si parla davvero di un libro così crudo e scomodo, o semplicemente i tempi non erano ancora maturi? Indubbiamente Cadavere squisito è un romanzo violento: in qualunque cultura (o sotto-cultura) lo si collochi, resta un’opera dal forte impatto emotivo e visivo. La storia ruota attorno a Andrew Compton e Jay Byrne, due serial killer depravati con tendenze cannibali, che sullo sfondo di una cupissima New Orleans s’incontrano, si scontrano e poi si uniscono nel nome di un amore tinto dal sangue delle loro vittime, in un’atmosfera alla Nekromantic. Il loro rapporto si fonda sull’insegnarsi l’un l’altro i segreti della loro arte omicida, offrendosi reciprocamente agnelli sacrificali accompagnati da eccessi di sesso e violenza. La loro vita ha una svolta quando incontrano Tran, un giovanissimo efebo capace di scatenare oltre ogni limite l’istinto macabro dei due amanti criminali. Tran è la vittima perfetta, perché, con un inconscio atteggiamento masochista, quasi si offre ai suoi assassini, non contemplando in quei giochi sanguinosi la possibilità di una morte reale. Il triangolo diventa un perfetto quadrilatero di morte quando nel bieco rapporto si infiltra anche Luke, ex amante di Tran, e anche lui vittima di pulsioni ossessive e violente. La storia precipita dunque verso un finale drammatico e sconvolgente, in un vortice di pornografia ed orrore psicologico a tratti apparentemente ingiustificabile.
La Brite non ci risparmia sangue, materia, liquami e dettagli al limite del puntiglioso. Ma quello che forse più sconvolge è il continuo punto di vista del “mostro”: qualunque sia dei quattro protagonisti a prendere la voce, ogni forma di moralismo, giudizio, etica o senso di giustizia sono banditi. E’ semmai un trionfale cantico della mente deviata, delle pulsioni e degli istinti più sordidi ed inconfessabili, ammantati di quello spirito oscuro, malato e devastante che lascia a tratti trapelare una certa sofferenza dell’anima. C’è della poesia nella devastazione della carne che l’autrice ci propina. C’è della psicologia lirica, ovvero non tesa a trovare le ragioni dell’omicidio ma le ragioni dell’omicida, per dipingergli attorno un mantello di buio, dare un corpo artistico alle sue ossessioni.
Tutta questa compartecipazione alle gesta dell’assassino, al suo essere malsano e deviato, che può essere letta come un metaforico tentativo di incarnare ad un malessere interiore per poi smembrarlo, è indubbiamente quello che distingue Cadavere squisito da tanti altri prodotti analogamente disturbanti ma dove alla fine giustizia è fatta, o dove tutto su fonda sul mero gusto “voyeristico” della macellazione. Non a caso quella della Brite è stata ribattezzata “estetica dello smembramento”, espressione che forse non voleva essere, all’origine, esattamente un complimento, ma che paradossalmente descrivere esattamente il tono “letterario” di questo romanzo, il modo in cui la mattanza è descritta: cruda, ma con un linguaggio poetico, intenso, drammatico, in cui la carne straziata si fa al tempo stesso cosa morta, anatomica, ma anche tessuto pittorico, materia per un canto macabro, ricerca dell’anima che chissà se c’è, ma certo non ha la visibilità del sangue. Andrew, Jay, Tran e Luke costituiscono un mondo a parte, che inzia e finisce senza quasi sfiorare veramente nulla al di fuori del loro dramma: è pertanto un esperimento – anche, se vogliamo, una provocazione – che estremizza, metamorfizza, rende “mostruosi” quelli che possono essere gli effetti di una marginalizzazione e di una stimmatizzazione sociale (di qui il marchio omosessuale che accompagna molti dei personaggi della Brite, anche nelle precedenti e nelle seguenti produzioni). Il mostro che potrebbe essere dentro ognuno di noi, ma che fortunatamente non sempre appare. Una chiara caratteristica, insomma, di quello che non è horror di facciata, ma un gioco perverso ma intelligente, che spinge a riflettere e a cercare un perché attraverso l’ammasso di sangue e frattaglie (sempre che la sfida interessi).
Una cosa è certa, in qualche modo Cadavere squisito ha cambiato il destino della sua autrice. Intorno a lei si è costruito un autentico mito, estremamente connesso alla sua vita privata così controtendenza. Poppy è diventata biografa di Courtney Love, ha scritto un volume della serie romanzata del Corvo – Nel cuore dell’eternità – l’altro unico titolo pubblicato in Italia, e si è poi dedicata a raccolte di racconti ispirati all’horror e al grottesco, in cui ritornano spesso gli stessi personaggi, seguiti con una costanza quasi materna e viscerale. Queste opere sono purtroppo disponibili solo in lingua inglese.
In seguito al disastro “Katrina”, che distrugge New Orleans, la Brite affronta una pesante crisi personale, che la porta a svelare la sua transessualità e il percorso che sta affrontando per diventare finalmente uomo anche nel corpo. I suoi racconti si fanno più leggeri ed ironici, spesso ispirati ad un’altra sua grande passione, la cucina. Nel suo aggiornatissimo sito, curato con l’attenzione e la confidenzialità di un blog, la Brite di oggi sembra quasi rifiutare i suoi mostri cannibali, percependoni oggi forse tutta la loro spigolosità, nonché quanto di se stessa avesse messo in quelle pagine grondanti. La provocatrice, la dark-lady, la signora delle anatomie devastate “muore”, letterariamente parlando, rimanendo, per molti versi, unica nel suo genere. Stranamente non lascia dietro di sé neanche un’eredità cinematografica: nessun folle regista a voluto cogliere la sua provocazione, sebbene fare mattanza nel cinema risulti ancora più semplice che sulla carta. Forse i lettori che l’hanno amata preferiscono continuare ad immaginarsi le sue anatomie, piuttosto che vederle definitavamente stigmatizzate su pellicola, magari in modo raffazzonato e deludente.
Poppy adesso si fa chiamare Billy, e col suo fidanzato salva gatti di strada. Il sito peculiare sito web http://www.poppyzbrite.com/bio.html è una miniera di informazioni, personalmente gestite dall’autrice, indispensabile per entrare in contatto con questa poliedrica scrittrice.
L’autore
Poppy Z. Brite (al secolo Melissa Ann Brite) nasce il 25 Maggio 1967 a New Orleans. A parte Cadavere squisito e Nel cuore dell’eternità, niente altro di lei è stato pubblicato in lingua italiana. Reputo interessante comunque segnalare alcune delle sue maggiori opere per coloro che fossero in grado di accedervi in lingua originale:
Romanzi e saggi
- Lost souls, 1992
- Drawing blood, 1993
- Exquisite corpse, 1996
- Courtney Love: the real story (biografia della cantante delle Hole, moglie di Kurt Cobain), 1997
- The Lazarus heart, 1998 (pubblicato in Italia col titolo Nel cuore dell’eternità)
- The value of X, 2002
- Liquor, 2004
- Prime, 2005
- Soul kitchen, 2006
Raccolte di racconti
- Wormwood, 1995 (pubblicato anche col titolo Swamp foetus“)
- Are you loathsome tonite, 1998 (pubblicato anche col titolo Self-made man)
- The Devil you know, 2003
Poppy Z. Brite è stata anche curatrice di due interessanti raccolte di racconti horror: Love in vein (1994) e Love in vein II (1997).
About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.
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