L’atto quinto di Nightmare martella probabilmente l’ultimo chiodo sulla bara di Freddy.
Alice (Lisa Wilcox) ha sconfitto Freddy Krueger (Robert Englund) ma i lauti incassi di Nightmare 4 – Il Non Risveglio sovvertono l’esito della lotta: il box office ha l’ultima parola e riportando in vita lo spauracchio notturno e costringe la bionda protagonista ad affrontare nuovamente l’incubo.
Diploma, feste, cari amici e un fidanzatone con due spalle così: per Alice il presente è roseo. Il futuro invece si tingerà nuovamente di rosso e verde scuro, a righe. Nei suoi sogni si avvicendano visioni di sventura e premonizioni, violenza e gravidanze funeste. E una suora, Amanda, che ha un legame misterioso con Fred Krueger. Attorno ad Alice gli amici si piegano all’artiglio di “zio” Freddy, dentro alla ragazza qualcosa nasce. Il killer di Elm Street torna ed è più forte che mai, ha trovato un erede, la possibilità di rinascere una volta per tutte. Strano destino, quello della premiata ditta Krueger: papà Craven molla presto la barca per paura di inflazionare il prodotto (salvo riprovarci con l’Horace Pinker di Sotto Shock, a tutti gli effetti uno sbiadito Freddy2), il franchise regge e per un po’ tutto ciò che lo sfigurato villain tocca, diventa oro. I registini di turno sfruttano la formula, vendono tanto rischiando poco. Così l’epopea di Elm Street esaurisce progressivamente la benzina. Nel giro di cinque anni si registrano quattro seguiti, uno tsunami di merchandising e il faccione di Freddy si appiccica all’immaginario fobico comune diventandone immortale icona.
Nel 1989 siamo alle soglie di un decennio che per l’horror non potrebbe essere peggiore e il quinto “Nightmare” sembra un presagio di quel che sarà. Bruttino, sfruttatore, né carne né pesce. Anonimo, punto più basso di ciò che la saga aveva espresso fino a quel momento, spreco dell’uomo (nero) del momento: perché? L’ungulato mostro aveva colpito per quel mix di malvagità e verve da cabarettista, per essere padrone di un mondo malignamente ovattato, sconfinato ed incontrollabile. Anche qui Freddy è la guest star attesa ma il letale gigione ha perso un po’ di smalto, forse perché costretto a cantare e portare la croce: se tutto il resto (dal cast allo spunto che riporta Krueger “on stage”) è puro suppellettile, gli sceneggiatori scarabocchiano in mezza giornata quelle 4 o 5 death scenes che attizzano i teenagers (mutilate dalla censura, oltretutto) ed infilano in bocca al loro pezzo grosso freddure sempre più loffie e incassano. Peccato che senza un acuto narrativo all’altezza, l’esito sia scontato. Ecco perché Freddy dovrebbe per prima cosa sbudellare loro; ed ecco perché Nightmare 5 – Il Mito fa pena, improbabile intreccio tra il passato e il futuro di Krueger, come nacque e come potrebbe reincarnarsi. Tutto è confuso e il susseguirsi di visioni, controvisioni, sogni e sogni nel sogno (come direbbe Elio, “strutturati a matriosca”) è un gran casino! La zuppetta di presagi e rivelazioni è poco convincente e toglie linfa alle bricconate del babau dalle lame affilate, sempre meno pauroso e sempre più clown.
A volte come un sapiente casanova cinquantenne fa ancora centro, leggasi il momento abbuffata e quello alla “A-Ha” ed alcuni scenari sanno dare i brividi (si fanno ricordare le lugubri stanze del manicomio), anche grazie a impennate-gore qua e là, ma la forma smagliante dell’esordio è un remoto ricordo e la sguaiata risata del maniaco echeggia sempre meno inquietante. E’ vero che da un piccolo seguito non ci si aspetta mai granchè, soprattutto se girato e sistemato in neanche due mesi (il tour de force fece una tale impressione ai produttori che il regista Stephen Hopkins fu premiato con la regia di Predator 2, l’anno successivo), ma l’atto quinto di Nightmare martella probabilmente l’ultimo chiodo sulla bara di Freddy. Poi verranno una mesta sepoltura (Nightmare 6 – La Fine) e una perentoria resurrezione (Nuovo Incubo). Ma questi sono altri incubi.
httpv://www.youtube.com/watch?v=nVitswqcFCo
About Luca Zanovello
Twitter •