Gore, provocazione, creature mostruose e donne sgallettate. Critica sociale, ironia, derisione e contaminazione dell’american dream: è il freak show della Troma Entertainment.
Quando ho sentito parlare di Troma Day in un neonato Arci della provincia di Varese mi sono sentito come l’assetato che vede una rigogliosa oasi a pochi metri di sabbia da lui. Il molesto sospetto che fosse un miraggio si dissipa appena varco il cancello del Sourmilk di Menzago di Sumirago e scorgo in lontananza un bouquet di spillette Troma pronte al saccheggio.
Era il 1974 quando Lloyd Kaufman e Michael Herz fondarono quella che sarebbe divenuta il cult tra i cult, fucina di titoli divenuti essenziali per ogni cultore del genere splatter (su tutti The Toxic Avenger, che avrebbe meritato un posto d’onore nella maratona) e rappresentante più alta dell’indie horror, producendo e distribuendo qualsiasi bizzarria sanguinolenta. L’evento, organizzato dal cineclub Domenica Uncut, punta a ripercorrere la storia della casa di produzione più “b” del panorama attraverso la proiezione di cinque titoli di casa Kaufman.
La partenza è affidata al meraviglioso Cannibal! The Musical, film impossibile da catalogare ed impossibile da non amare, distribuito (ma non prodotto) dalla Troma. L’opera, scritta, diretta e stupendamente interpretata da Trey Parker (South Park, Team America), è un musical mutaforme che diventa commedia, horror o western a seconda dei deliri mentali del suo creatore. Non inonda lo schermo di sangue e viscere come ci si potrebbe aspettare da un titolo Troma, ma diverte da morire. Alferd Packer (Parker) è in cella, prossimo all’impiccagione con l’accusa di aver sterminato (e mangiato) i propri compagni di viaggio durante il periodo della “febbre dell’oro”. Ripercorriamo attraverso il racconto di Alferd la traversata continentale di un manipolo di scombinati minatori canterini (il più divertente è George, più desideroso di donzelle che d’oro) alle prese con giappoindiani, cacciatori coristi, cavalli fidati e – marginalmente, nonostante tutto – creature affamate di carne, qualsiasi carne. Non saranno cose dei Fratelli Marx o dei Monty Phyton, ma i brani di Cannibal! sono grandi, esilaranti e surreali (basti pensare alla struggente serenata che Alferd dedica a Liane, il suo cavallo smarrito), aggettivi che calzano a pennello a questo divertentissimo esperimento transgenere, che non sarà proprio Troma-style, ma ne è divenuto (con pieno merito) uno dei titoli più particolari, spassosi ed amati. Shpadoinkle!
Se poco fa ho avventatamente scomodato Groucho e soci, dovrò ripetermi e nominare sir William Shakespeare per introdurre il secondo film della rassegna, quel Tromeo & Juliet (anno 1996) che prende l’immortale opera ambientata a Verona e la trasforma in una malatissima e sconcia love story dove c’è la mano di “papà” Kaufman ma anche dell’allora ventiseienne James Gunn (L’Alba Dei Morti Viventi, Slither). Il caro vecchio Lemmy introduce il racconto di due famiglie, i Capulets e i “Que”, che proprio non si sopportano. Le vecchie ruggini impediscono ai rispettivi rampolli, Juliet e Tromeo, di coronare il loro straripante amore. I fatti li sapete, forse ignorate però che Juliet sia bisessuale, abusata dal padre ed amante delle hotlines e che il romantico Tromeo non disdegna i siti porno. Anche la faida tra le due case assume toni un po’ più splatter, ma tra teste che volano, arti sradicati e preti col vizietto, forse l’happy ending arriva comunque. Il film parla molto più della Troma rispetto a Cannibal, contiene quasi tutti gli elementi-cardine (nudi à go-go, fiotti di sangue, ostentazione espressiva degli svitati protagonisti), mischia colte citazioni a alte maree trash, ma risulta sadìocome perversamente romantico. Se la versione di Luhrmann vi aveva scosso, però, affrontatelo con cautela.
Ora il neofita è pronto per i piatti forti: è il turno di Terror Firmer, regia di Kaufman, che ci porta sul set di un film della Troma (è metacinema ma stavolta Craven non c’entra) dove un serial killer bombarolo semina il panico. Cast & crew si compattano per salvare vita e prodotto. Terror Firmer incarna il credo e la missione dei suoi creatori, è volgare, oltraggioso, eccessivo. E bellissimo, uno dei momenti più alti dell’intera filmografia. Cattura soprattutto il concitato finale, esplosivo in tutti i sensi, che svezza definitivamente il pubblico “esordiente” e schiaffa in faccia quel chiletto o due di budella-marchio di fabbrica.
Le barriere del pudore sono ormai sfondate, la bandiera del perbenismo ammainata e data agli squali: è tempo di ulteriore follia con uno dei successi più recenti e schizofrenici della Troma, vale a dire Poultrygeist: Night Of The Chicken Dead. Cosa potrebbe accadere se un avido imprenditore costruisse un lercio fast-food sul terreno che ospitava un antico cimitero indiano? Kaufman pensa che potrebbe nascere una generazione di polli posseduta dai pellerossa, che prenderà di mira i genitali di chiunque capiti a tiro e infetterà la popolazione dando successivamente vita a zombie pennuti. Esplosioni di cacca, scopettoni-supposta, panini parlanti, pollastri giganti, il tutto in salsa musicale. Se credete che tutto questo spinga il film verso la superficialità più totale, sbagliate: nel carosello di puttanate esilaranti, Poultrygeist è uno dei “Troma” più inclini alla denuncia sociale e alla critica, in particolare dell’industria dei fast-food e della carne. Solo lo stolto diluisce la morale nel nonsense. E’ la dimostrazione che nello stesso contenitore possono coesistere sesso anale con un pollo crudo e un’amara opposizione al mercato massificato. Quando Romero incontra Amadori.
Le risate proseguono con Il Bosco 1 (di Andreas Marfori), titolo del bel paese distribuito dalla Troma, che costituisce uno dei momenti meno gloriosi del nostro cinema, ma che nel contempo diverte involontariamente con un racconto troppo ispirato a La Casa ma anche troppo malandato per suscitare antipatie. Anzi assurge a cult clamoroso anche grazie a scelte opinabili (ma dall’esito supertrash) come il doppiaggio italo-americano della protagonista o i dialoghi da quattro soldi. La trama (che nonostante la consonanza, è raramente di primaria importanza a casa Troma) vede due piccioncini esplorare un bosco dove leggenda narra che ci siano stati inquietanti riti e tuttora ci vivano strane presenze. Per lunghi tratti al limite del Raimi-plagio (con 1/1000 della classe, in ogni caso), Il Bosco 1 è una frittata adorabile, trash involontario giusto coronamento di una giornata dedicata a quello volontario.
Gore, sangue “a galloni”, provocazione, creature mostruose e deformi, donne sgallettate. Critica sociale, ironia, derisione e tortura dell’american dream. La Troma è tutto questo nel suo freak show che estremizza vomitevolmente vizi e virtù della società a stelle e strisce. Con l’augurio che il sogno americano alternativo ci salvi una volta per tutte.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=yzEA5R0XHOQ
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