Resident evil afterlife è un bellissimo luna park di sparatorie e mostri giganti, ma è anche un film assolutamente superficiale, persino stupidello nel cercare di scimmiottare il videogame ispiratore.
A Resident evil noi vogliamo bene. Sia alla serie di film sia alla saga videoludica. E vogliamo bene a Paul W. S. Anderson perchè ha saputo trasportare su grande schermo senza deluderci tutta quella sequela di brividi, scricchiolii, zombi cannibali e tensione che noi giocatori cercavamo da un Resident evil in pellicola. Certo i puristi hanno storto il naso: i personaggi non erano gli stessi, l’inedita Alice al posto di Chris e Jill (ma con i film a venire sarebbero arrivati pure loro), una trama tutto inedita spinta verso la fantascienza horror come l’immenso capolavoro del regista, Event horizon.
Si sa però che i fan non sono mai obiettivi verso i propri miti: cercano la carta carbone delle storie lette o giocate perdendo di vista il punto focale che ogni film è arte e in quanto arte dovrebbe essere lavoro personale anche quando parte da spunti non originali. Certo poi con i sequel si è spinto tutto verso il divertimento fracassone, più videoludico, con il cambio di scenari come schemi e di registi anonimi anche nella loro professionalità. Ecco perchè l’annuncio di questo quarto capitolo, Afterlife, ci era sembrato davvero propiziatorio: tornava Anderson dietro la macchina da presa a riprendere le fila di una saga che, già al terzo capitolo postatomico, ci era sembrata stanca e un po’ prevedibile. Purtroppo non tutto è filato per il verso giusto.
La regia di Anderson c’è, ma l’idea di fare un Resident evil in 3d ha penalizzato il suo stile veloce e dal montaggio concitato a favore di lunghissimi piani sequenza dilatati al rallenti per meglio sfruttare l’esperienza tridimensionale. Ecco Resident evil afterlife è un bellissimo luna park di sparatorie e mostri giganti, ma è anche un film assolutamente superficiale, persino stupidello nel cercare di scimmiottare il videogame ispiratorio, senza capire le sue regole, e l’importanza non marginale di una trama curata. Colpa anche questa di Anderson perchè la sceneggiatura, come tutti i film precedenti, è sua: si sente la voglia di una virata verso l’action puro come è successo per il quarto capitolo su console e pc, ma c’è la svilente presunzione di adattare la settima arte alle regole interattive di un videogioco quando interattivo un film su grande schermo non lo sarà mai. Il rischio quindi della noia è dietro l’angolo: le sparatorie infinite, gli zombi ormai a fare da scenario, l’impossibilità di prendere un joypad per far muovere in maniera non cretina i personaggi riducono questo Resident Evil a un esperimento non riuscito, il peggior capitolo di tutta la saga.
Non basta Milla Jovovich in forma smagliante, non basta una fotografia da urlo, non bastano ottimi effetti speciali e un 3d bello come non mai se la storia latita, se la regia è anonima, se i dialoghi sono agghiaccianti, se per la parte di un prigioniero non si pensa a niente di più cretino che farlo interpretare al protagonista del serial Prison break , se i personaggi agiscono in maniera completamente demente. Eppure, merito o demerito del 3d, il film ha incassato perciò aspettiamoci un Resident evil 5, 6, 7. Noi per intanto stavolta preferiamo giocare ad un bel gioco che vedere un brutto film.
httpv://www.youtube.com/watch?v=h-lm8EwtjfI
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.