Film come Open graves non li consiglieresti neppure al tuo peggior nemico e sono davvero la morte del bel cinema che amiamo.
Un gruppo di fanatici surfisti, Erica, Jason, Miguel e Tamas, trovano un misterioso gioco che si rivelerà poi essere un antico manufatto satanico dai terribili poteri. Chiunque giochi a “MAMBA” e perde, muore, perché il gioco reclama una vita a ogni partita.
Esiste una definizione per il brutto? Può esistere un brutto universale per tutti? A guardare i fan di molti Troma (senza togliere nulla all’eccellenza di titoli come Tromeo and Juliette) o dei vari Asylum movie (e qui siamo su un terreno minato) si potrebbe dire di no. E chi scrive, lo mette su carta bianca, giurin giuretta, parola di soldato, il brutto molte volte è una droga.
Ci si può annoiare davanti alla perfezione, alla bellezza, all’armonica presenza di Dio in qualsiasi forma d’arte, ma il brutto molte volte è anarchia, sorpresa, è come un cazzotto ricevuto dopo un bacio appassionato, ti lascia lì stordito e allora capisci che anche quello è bello, che diamine per compensare il karma deve esistere la grande cucina, ma pure i kebab più unti, che cazzo a quella ragazza non le avresti dato una lira e invece guarda che numeri fa sotto le coperte. Ma non facciamo di un’erba uno stesso fascio però, c’è una forma di brutto che nulla ha a che fare con il divertimento, la sana cialtronaggine, che so, di un Renato Polselli e i suoi inferni di deliziosa follia, esiste un brutto che si inorgoglisce della sua calma piatta, un brutto noioso, che non può eccellere neppure nei meandri della dabbenaggine visiva, perchè è quel brutto amorfo senza neppure l’alito dello spirito Santo del sano trash.
Ecco Open graves è l’incubo di ogni amante del cinema horror: è brutto, ma non è divertente, è girato anche benino, ma senza eccellere, è scritto copiando cento cose (da Spiritka del “Diosiasemprelodato” Kevin S. Tenney alla saga di Final destination), ma senza essere purtroppo quelle cento cose. Non esiste un guizzo, quel “lepre” che l’amato Lucio Fulci cercava anche nei film più brutti, quel momento wow dove scatta l’applauso e ti senti soddisfatto anche se prima hai patito e dopo patirai ancora la mediocrità più feroce. Si perchè bisogna essere capaci di primeggiare anche tra le file del male: puoi scegliere se essere il Joker o un cattivo qualunque, ma il numero uno sarà sempre quello che si ricorda, non la comparsa presa a calci in culo dall’eroe di turno.
Ecco, nel mondo dei comics, Álvaro de Armiñán, il regista di questo film, sarebbe uno sbruffone qualunque eliminato nel giro di cinque secondi da uno Spiderman o un Batman a scelta. Il tempo di due pose, uno schizzo d’inchiostro, e voilà è già dimenticato e confuso con un altro personaggio. Eppure Álvaro de Armiñán viene da seconde regie di una certa importanza: il sorprendente Intacto, i film di Pedro Almodovar, mica proprio materia di seconda scelta. E i due sceneggiatori, Roderick e Brian A. Taylor, padre e figlio, non sono i primi scemi capitati a scrivere un film: loro hanno vinto premi prestigiosi, hanno creato la serie più sfortunata e bella della tv anni 80, il cult Dimensione alpha, hanno scritto Il buio dell’anima aggiornando il mito di Bronson a Jodie Foster, tanto di cappello! Pure il cast, pur senza nomi importanti, è stato messo su non senza gusto: la bellissima Eliza Duskhu che ha popolato i nostri sogni erotici in serie tv come Buffy o Dollhouse, sfortunata al cinema, ma con almeno un titolo cult, Wrong turn di Rob Schmidt, la figlia di Ornella Muti, Nike Rivelli, che la vedi e non ci credi sia in un film americano, con una dizione mica male tra l’altro, e poi una serie di volti ignoti capaci di recitare senza che nessun Renèe Ferretti gridi al cagnaccio. Eppure… Eppure… niente funziona: è cattivo karma, quelle strane regole che minano i rapporti perfetti, le uscite che sancirebbero amore eterno e invece pensi “Chi me l’ha fatto fare a conoscere questa?”, l’insieme di ingredienti che il Gambero rosso definisce subimi e tra le tue mani diventano spazzatura alimentare. Ecco allora che la regia sulla carta ottima diventa paratelevisiva, la sceneggiatura è un guazzabuglio di scene viste meglio appiccicate male, gli attori non sono mai credibili pur sforzandosi, è l’apocalisse della mediocrità, 90 minuti di noia allo stato puro quasi Eric Draven ti avesse inflitto la punizione del cattivo de Il corvo. Film come Open graves non li consiglieresti neppure al tuo peggior nemico e sono davvero la morte del bel cinema che amiamo.
httpv://www.youtube.com/watch?v=bR-tWX-RuyI
NOTA
Il film è indicato da wikipedia e da Nocturno cinema (in un illuminato articolo di Manlio Gomarasca) come uscito in dvd in Italia il 15 febbraio 2010. Cosa mai successa per fortuna.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.
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ago 19, 2011Posted By
Andrea G. ColomboMa allora sei masochista a vedere questi film!
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ago 19, 2011Posted By
IvoMi hai convinto: non lo guarderò! 😉
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ago 19, 2011Posted By
Andrea LanzaAndrea G. dovresti ringraziarmi mi sacrifico per horror.it e i suoi lettori ahhahahha
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ago 19, 2011Posted By
Andrea LanzaIvo non sai quanto la tua sanità metale ti ringrazierà. Senza contare il nervoso post visione e il teo perso che nessuno mai ti ridarà