“Credo che film come quelli di genere abbiano senso quasi solamente girati con effetti speciali. Li utilizzo anche io, perché non credo che in un film horror se ne possa fare effettivamente a meno”
Abbiamo intervistato per voi uno dei registi più controversi e discussi degli ultimi anni, Uwe Boll, autore di molte trasposizioni da videogame a celluloide, come House of the Dead, Alone in the Dark e BloodRayne.
Lei è produttore, regista e sceneggiatore. C’è, però, un ruolo tra questi che le calza davvero a pennello? Se sì, quale?
Credo di essere principalmente un regista e poi uno scrittore, ma come può facilmente intuire la produzione in un film è necessaria! E dal momento che spesso non è facile trovare qualcuno disposto ad investire nei tuoi progetti, è quasi necessario trovare un’entità che si occupi di investimenti di questo genere. Certo, c’è sempre molto lavoro da fare, al punto che spesso, quando non sto girando un film personalmente, sono soltanto un produttore.
Nel 1992 ha fondato la Boll KG. Quali sono i rischi del mettersi in proprio nel mondo del cinema?
I rischi sono tanti, specie quando cerchi di girare film “normali”, o comunque non di genere. Ogni volta che decidevo di girare un film che non fosse un horror trovavo davvero numerose difficoltà. Realizzare film di genere, invece, è molto più semplice, produttori e distributori investono su di te con molta più facilità.
Nel 1995 ha ottenuto un dottorato in letteratura. Quanto è importante il lavoro di scrittura nei suoi film?
Per me non è così semplice scrivere sceneggiature. Posso scrivere quando racconto storie come Rampage, perché conosco l’argomento, lo padroneggio, mi pongo degli obiettivi. Quando lavoro in film come Bloodrayne, invece, preferisco affidarmi al lavoro di altri.
Alone in the Dark, Postal, House of the Dead, Bloodrayne. Sono solo alcuni dei titoli da lei diretti ispirati a noti videogiochi. Lei è un videogiocatore? Che considerazione ha dei videogiochi in generale?
Sono un videogiocatore ma non ne sono dipendente. Mi piace giocare, questo sì. In ogni caso amo molto sperimentare, per cui anche quando dirigo film ispirati ai videogiochi cerco sempre di affrontare generi cinematografici differenti.
Che rapporto ha con le nuove tecnologie? Cosa ne pensa del 3D?
Credo che film come quelli di genere abbiano senso quasi solamente girati con effetti speciali. Li utilizzo anche io, perché non credo che in un film horror se ne possa fare effettivamente a meno. Mi piace molto anche il 3D, mi piacerebbe lavorarci, ma al momento è difficile competere con colossi come Avatar…
Conosce il cinema horror italiano? Se sì, cosa ne pensa di quello del passato? E che dire di quello del futuro?
Mi piacciono molto i film horror italiani del passato, ma non amo particolarmente, ad esempio, gli ultimi lavori di Dario Argento. Per quanto riguarda le nuove leve dell’horror italiano, invece, quest’anno presenterò il film Eaters, diretto da Marco Ristori e Luca Boni.
Ci racconti qualche curiosità sulla saga di Bloodrayne. Come è nato tutto? Inoltre, è vera la voce che circola circa la possibile realizzazione di Bloodrayne 4?
Come le ho detto amo molto sperimentarmi in generi differenti, così ho deciso di ambientare la saga in tre epoche differenti, cercando di dare ad ogni film un’impronta sempre diversa. Il primo Bloodrayne è ambientato nel 1700 ed è il classico vampire movie, il secondo è ambientato nel Far West, il terzo, infine, durante il Terzo Reich. Il punto di forza di questa saga è che ogni film rappresenta un microcosmo autoconclusivo, al punto che è perfino possibile guardarli come fossero tre film separati. Per quanto riguarda il quarto episodio, credo che lo gireremo solo se il terzo avrà avuto successo. Se ci riusciremo, il quarto episodio sarà un gangster movie ambientato nel 2020.
Ha lavorato per anni per una televisione tedesca. Quali differenze riscontra tra il lavoro cinematografico e quello televisivo?
Diciamo che nel cinema puoi prenderti libertà che invece in televisione non avresti, con la differenza, però, che se sbagli al cinema i rischi sono molto più elevati, in termini economici ma anche di popolarità.
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.