Il regista dell’Esorcista all’Auditorium Parco della Musica per raccontare e raccontarsi al grande pubblico
«Credo in Dio, così come nell’idea che esistano il bene ed il male in ognuno di noi».
Classe 1935, oltre 40 anni di onorata carriera dietro la macchina da presa e più di 20 titoli cinematografici all’attivo: William Friedkin è uno di quei registi che chiunque dovrebbe incontrare nel suo cammino, una volta nella vita. Umile, brillante, colto e disponibile, il regista divenuto famoso grazie a pellicole come Il braccio violento della legge e L’esorcista è ad oggi uno dei personaggi più interessanti ed influenti della storia del cinema: le sue regie hanno trasformato sensibilmente il modo di concepire il cinema, ieri come oggi, oggi come (siamo certi) domani.
All’interno della rassegna Viaggio nel cinema americano, Antonio Monda e Mario Sesti hanno realizzato una brillante retrospettiva sul cinema del regista di Chicago, partendo dai suoi film più famosi (L’esorcista, Il braccio violento della legge) fino ad arrivare ai suoi titoli più controversi e discussi (Festa per il compleanno del caro amico Harold, Cruising). Ma è sull’Esorcista, ovviamente, che moderatori, regista e pubblico hanno deciso di soffermarsi per la prima parte dell’incontro.
«Sono molto credente e fermamente convinto che ci sia una linea di demarcazione molto sottile tra il bene ed il male contro la quale costantemente lottiamo per far sì che il giusto trionfi sullo sbagliato. Il film L’esorcista si basa su fatti realmente accaduti – fatti a cui io stesso credo fermamente, perché ho letto gli appunti di chi ha assistito all’esorcismo, ma soprattutto perché credo in Dio (e se credo in Dio non posso che credere anche nel demonio)… Al punto che per me L’esorcista non è tanto un film dell’orrore quanto più un film sul mistero della fede».
Al di là delle leggende metropolitane che con il passare degli anni hanno trasformato questo film in un vero e proprio cult, esistono alcuni interessanti aneddoti che il regista stesso ha voluto sottolineare: «Quando decisi di girare il film incontrai un prete gesuita di Milano mi ha fatto pervenire un nastro contenente la registrazione di un vero esorcismo avvenuto in Vaticano. Ebbene, i rumori e i suoni che sentite nel film (nella versione originale N.d.R.) provengono proprio da quelle registrazioni».
Ma c’è molto da scoprire anche sulla promozione del film stesso, nell’anno della sua uscita. Pare, infatti, che durante la premiérè del film a Roma, nel 1973, una croce di una delle chiese di Piazza del Popolo cadde misteriosamente perché colpita da un fulmine. Inutile sottolineare come tale avvenimento avesse contribuito ad aumentare l’alone di mistero e terrore che ruotava attorno al film di Friedkin.
Eclettico, sperimentale e sperimentatore, William Friedkin ha toccato davvero (quasi) ogni genere cinematografico, lavorando tanto al cinema quanto in tv: per quanto dal suo punto di vista le immagini per funzionare devono essere in grado di “parlare” da sole, la colonna sonora nei suoi film gioca un ruolo fondamentale: «Ho trascorso la mia infanzia attorno a una radiolina ad ascoltare, insieme ai miei genitori, i drammi radiofonici, che hanno inevitabilmente influenzato il mio modo di fare cinema. Per questa ragione, dunque, per me il sonoro nel cinema è molto importante: la colonna sonora dei miei film è sempre stata realizzata successivamente, separatamente rispetto al resto del film, dunque con maggior cura e attenzione».
Il suono, secondo Friedkin, aiuta a stimolare l’immaginazione, uno dei punti fondamentali del suo cinema (come, ovviamente, a suo avviso, del cinema in generale): «Credo che lo strumento più importante che ha un regista sia quello dell’immaginazione del pubblico. Ciò che non viene mostrato, infatti, fa molta più paura di ciò che si mostra. È per questa ragione che non amo il 3D. L’arte del cinema si basa sull’illusione della bidimensionalità, dell’idea della profondità. Citizen Kane, ad esempio, sarebbe più bello di com’è se girato in 3D? Io dico di no».
Friedkin, tuttavia, non è solo il regista dell’Esorcista, ma anche di piccoli capolavori come Il braccio violento della legge, o Cruising, o addirittura La preda. Il suo cinema è un vero e proprio compendio sulle tecniche cinematografiche, una sorta di piccolo manuale sul cinema. Sul buon cinema. Un manuale che muove i suoi primi passi partendo da un grandissimo insegnamento: quello offertogli dal grande maestro Alfred Hitchcock: «Hitchcock mi ha insegnato praticamente qualsiasi cosa. Se volete imparare cos’è il cinema, come si fa il vero cinema, non spendete soldi per inutili corsi o inutili scuole, guardate con attenzione i film di Alfred Hitchcock, che per i registi è una miniera da cui poter sempre attingere… Un po’ come Caravaggio per i pittori e Proust per gli scrittori!».
About Luna Saracino
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.