Cinema Riflessi di terrore

Riflessi di terrore

Lo specchio è legato indissolubilmente a una dimensione alternativa alla nostra realtà.

La duplica, la distorce invertendo la destra con la sinistra, confondendoci, ci propone un mondo gemello che ci inquieta e che osserviamo con un po’ di sospetto.

E’ sera tardi, siete stanchi e avete solo voglia di andare a letto. Entrate ciondolanti nel bagno e accendete la luce. Sbirciate nello specchio: brutte occhiaie… Avete proprio bisogno di una sana dormita. Aprite il rubinetto, vi chinate e lavate i denti. Chiudete l’acqua e raddrizzate la schiena. Lui è lì.

Prima non c’era, eppure adesso è dietro di voi. Vi si gela il sangue nelle vene, all’istante. Sentite rizzarsi la peluria sulle braccia e sul collo. E’ impossibile che sia nel bagno con voi, perché in casa non dovrebbe esserci nessun altro, eppure lo vedete. Il cervello vi urla mille risposte possibili, ma lo stomaco sa già qual è la risposta giusta. E vi supplica di non voltarvi. Vi scongiura di non voltarvi…

Irresistibile, vero? Questa scena è una tentazione troppo forte per qualunque sceneggiatore o scrittore: mettete qualcuno in un bagno o davanti a una vetrina, e non ci sarà modo di non porsi la domanda fatidica… Cosa vede riflesso in quello specchio il protagonista? Del resto stiamo parlando di un oggetto, lo specchio, capace di esercitare un forte influsso sul nostro immaginario. Riproduce la nostra immagine, e il solo fatto di riconoscersi è già di per sé un evento non del tutto scontato e un po’ straniante tanto che per gli psicologi segna addirittura una tappa importante nello sviluppo psico-fisico di un bambino. Ma qui non parliamo di psicologia. Qui parliamo di cose nascoste nell’ombra e sempre, molto inquietanti.

Attraverso lo specchio

Lo specchio è legato indissolubilmente a una dimensione alternativa alla nostra realtà. La duplica, la distorce invertendo la destra con la sinistra, confondendoci, ci propone un mondo gemello che ci inquieta e che osserviamo con un po’ di sospetto. Lo vediamo perfettamente eppure non esiste. Esiste il nostro, di mondo, ma non quello che vediamo nello specchio. Alcune credenze popolari, suggeriscono che gli specchi siano in grado di rubare l’anima di chi riflettono: gli esseri al di là dello specchio vogliono le nostre anime. Ecco perché i vampiri non si riflettono negli specchi: loro un’anima non ce l’hanno.

Non è difficile allora immaginare, perché in molti film si vedano accadere cose straordinarie e spaventose riflesse in uno specchio, come se in quella dimensione aliena tutto fosse concesso e l’impossibile diventi possibile. In alcuni casi, addirittura, lo specchio diventa una porta, una soglia tra il nostro mondo e quell’altro, quello dove regna l’anti-realtà. Di solito, quello che sta dall’altra parte dello specchio vorrebbe venire qui, da noi. Prendere il nostro posto, o rubarci l’anima. O farci – più semplicemente – a pezzi. Di solito molto piccoli e sanguinolenti.

Il signore del male (di John Carpenter, 1987) è un esempio calzante di quanto vi sto raccontando giusto ora. In questo film straordinario, scopriamo che nel sotterraneo di una chiesa viene celata l’essenza stessa del male, una strana sostanza verdastra contenuta in un recipiente antichissimo. Alcuni ricercatori vengono chiamati da un sacerdote per studiare quel liquido e quando questo misterioso intruglio comincia a sfuggire al suo contenitore e a infettare gli studiosi, il Male si diffonde preparando l’avvento del signore del male, che dovrebbe fare il suo ingresso nel nostro universo attraversando proprio uno specchio. Il sacerdote, rompendo con un ascia lo specchio, intrappolerà l’anti-Dio nella sua dimensione. Il mondo è salvo. Ma al prete toccano sette anni di sventure, è implicito.

Candyman, film del 1992 diretto da Bernard Rose e tratto da un racconto di quel geniaccio di Clive Barker (The Forbidden), è un altro pregevole esempio dove viene proposta la metafora dello specchio come soglia. In questo caso, se una persona guarda in uno specchio e ripete il nome ‘Candyman’ per cinque volte, è possibile evocare un’entità malefica, lo spirito del figlio di uno schiavo, ucciso brutalmente. E’ chiaro che, una volta evocato lo spirito, sono cavoli amari, ma non è questo il punto.

Il punto è che quello che è dall’altra parte, è bene che ci resti. Perché i nostri due mondi, questo e l’altro, sono assolutamente inconciliabili, come ha capito a sue spese Kiefer Sutherland, protagonista del recente Mirrors – Riflessi di paura (di Alexandre Aja 2008), remake di una pellicola sudcoreana del 2003 Into the Mirror (Geoul Sokeuro). Il personaggio interpretato da Sutherland, si trova a dover combattere uno spirito imprigionato negli specchi e che è in grado di colpire chiunque si veda riflesso in essi. Lo spirito ovviamente vuole essere liberato e tornare a possedere il corpo di una ragazzina oggi diventata suora di clausura.

Non aprite quell’armadietto

Se nei film che abbiamo appena visto, la trama ruota attorno al significato metaforico dello specchio, ce ne sono molti altri dove invece gli specchi vengono sfruttati come semplice “effetto speciale”, uno dei tanti modi per strappare un brivido o creare suspance. La lista è sterminata e sicuramente dimenticherei qualche titolo, però è interessante per lo meno osservare il modus operandi.

La maggior parte delle scene di questo tipo avviene in bagno. I motivi sono essenzialmente due, uno pratico e l’altro di ordine emotivo. In bagno si è forzatamente davanti a uno specchio, visto che ce n’è sempre uno sopra a ogni lavabo. Inoltre viviamo questa stanza della casa come estremamente privata e una violazione di questo spazio viene vissuto con grande disagio da parte nostra.

C’è poi un espediente narrativo squisitamente made in USA che vediamo utilizzato in varie forme assai spesso. Lo specchio sopra al lavabo, nasconde un armadietto per i medicinali (di solito incassato nello spessore della parete) e lo specchio altro non è che l’anta di tale armadietto. Aggiungiamo quindi un dettaglio che è di non poco rilievo: l’anta si può aprire e chiudere, e di solito vedremo riflesso qualcosa, nello specchio, che poi scompare quando il protagonista muove l’anta. La cosa funziona anche con le ante degli armadi. Scene di questo tipo possiamo trovarle ad esempio in Un lupo mannaro americano a Londra (1981), nel divertente Shaun of the Dead (2004), The Omen (2006), Prom Night (2008) Halloween II (2009).

Dopo un po’ di tempo che si usa un trucco, però, questo perde di efficacia. Lo spettatore ormai si aspetta già che accada qualcosa di spaventoso quando il protagonista si affaccia al bagno e si guarda allo specchio. Così si creano delle false aspettative, creando la situazione perfetta per una apparizione terrificante che poi alla fine si rivela un falso allarme. Il protagonista sobbalza spaventato, noi con lui (forse), ma alla fine nello specchio viene riflesso un parente o un amico cretino che non ha nulla di meglio da fare che seguirci in bagno di soppiatto e guardarci in silenzio. Insomma, l’effetto sorpresa funziona anche al contrario. Ne potete trovare alcuni esempio in film come Prom Night (2008), Mirrors (2008), Orphan (2009).

Una variante carina applicata al trucco dell’armadietto dei medicinali, la si può trovare in The Unborn di David S. Goyer (2009), dove per sorprende lo spettatore, l’apparizione terrificante non è sullo specchio ma dietro lo specchio. Quando la bella protagonista, Odette Yustman, apre la solita anta, trova il fantasma ringhiante ad aspettarla incastrato nel minuscolo armadietto. Il trucco funziona perché anticipa lo spettatore cambiando il ritmo della narrazione: di solito ci aspettiamo che l’apparizione avvenga dopo la chiusura dell’anta, quando cioè rivedremo lo specchio. Questa volta, invece, ci sorprende prima.

Riflessi a oltranza

Insomma, se è vero che di questo trucco si è un po’ abusato riducendosi a ripetere uno stanco cliché, questo rende possibili alcune “trappole”, dove si sfrutta l’aspettativa dello spettatore (che ormai sa cosa aspettarsi in scene come queste) per mostrargli tutt’altro. E’ un gioco a rimpiattino tra chi scrive e chi guarda che dà vita ad alcune varianti che vi riporto in maniera schematica:

  • Armadietto che si apre o chiude (il riflesso malefico appare o scompare);
  • Vetro appannato (una volta pulito, appare il riflesso malefico)
  • Il riflesso malefico scompare una volta che il protagonista, spaventato, si volta;
  • Falso pericolo;
  • Il riflesso malefico non viene colto dal protagonista sebbene noi lo vediamo nello specchio;
  • Il viso del protagonista viene sostituito con quello del cattivo di turno;
  • Non succede nulla (viene creata una falsa aspettativa, in questa scena non succede assolutamente niente… eppure noi siamo tesi!);

About Andrea G. Colombo
E’ qui praticamente da sempre. Ha dato vita a Horror.it, Horror Mania (la rivista da edicola) e Thriller Mania. E visto che si annoiava, ha pure scritto il romanzo Il Diacono. Si occupa della gestione del sito rinchiuso nel suo antro dal quale non esce quasi mai. Risponde alle mail con tempi geologici.

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