Dopo svariate incursioni nel porno, Bruce LaBruce dirige la sua macchina da presa verso un horror (porn, ovviamente) decisamente sopra le righe
Dopo aver sconvolto il Festival di Locarno nell’edizione 2010, la pellicola porno-horror di Bruce LaBruce L.A. Zombie potrebbe arrivare anche in Italia, anche se sarà difficile potersi gustarsela su una poltrona cinematografica (i contenuti sono fin troppo estremi anche per un innocuo cineforum qui in Italia). Sì, perché nonostante il mondo contemporaneo sia pieno di notizie (reali) per cui occorra scandalizzarci davvero, c’è chi ha ancora il coraggio di mettere alla gogna un film horror (figurarsi, poi, quando questo va a braccetto con il porno – come in questo caso).
Se è vero, infatti, che L.A. Zombie è un film estremamente visivo (o visivamente estremo, che dir si voglia), anche se dai contenuti pressoché latenti
(e questo lo renderebbe più vicino ad un vero e proprio film porno, effettivamente), l’ultimo discusso film di LaBruce si distingue dalla massa per un’eccellente fotografia, un forte impatto gore e particolarissimi effetti speciali, firmati da un genio chiamato Joe Castro.
La trama è scarna, è vero, ma bizzarra al punto giusto da trasformare questa pellicola in un cult (quasi) solo per cultori del genere: il protagonista è, infatti un senzatetto zombie, intenzionato a formare la sua “armata delle tenebre” reclutando altri zombie tra altrettanti senzatetto, previa – ovviamente – unione sessuale. Il risultato, ovviamente, è facilmente prevedibile: L.A. Zombie altro non è se non un film porno, travestito da capolavoro d’autore, in cui gli attori “si intrattengono gli uni con gli altri” assumendo talvolta sembianze mostruose.
Attenzione, dunque: L.A. Zombie è tutt’altro che un capolavoro di genere. È, anzi, un film imperfetto, lacunoso, in parte fine a se stesso e per certi versi vagamente pretenzioso. LaBruce, però, riesce, con questa pellicola, a non farci morire di nostalgia per tutti quegli exploitation movies che hanno popolato il mondo del cinema dagli anni Settanta agli anni Ottanta – e anche solo per questo noi non finiremo mai di ringraziarlo.
Appassionata, maniacale, artisticamente onnivora, anche se l’horror in ogni sua forma e sostanza è entrato a far parte della sua vita fin dalla più tenera età e oggi cinema e letteratura (horror e non solo) più che una passione, forse, sono diventati una vera e propria ragione di vita.
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