Vanzina sembra incapace di girare qualcosa di interessante e si adagia nelle riprese da fiction tv senza tanti movimenti di macchina.
Alla sfilata del famoso stilista Federico Marinoni (Richard E. Grant), il pubblico va in visibilio per Alexandra (Alexandra Burman), la splendida top model legata da anni alla griffe del couturier. Per lei quella è una consacrazione e un trionfo… Ma sarà anche l’ultima sfilata. Poche ore dopo, infatti, viene travolta da un pirata della strada, che fugge. A indagare sul caso è l’ispettore Vincenzo Malerba (Francesco Montanari), che non è convinto dalla tesi dell’incidente.
Che brutto questo Sotto il vestito niente! E lo diciamo con tutto il rammarico del mondo perchè a chi scrive il primo film, sempre di Carlo Vanzina, era sembrato ottimo e col tempo, dopo i vari Argento zoppicanti, la fine ingloriosa di Fulci e dei generi, aveva acquistato ancora piu’ valore. Sotto il vestito niente nuovo millennio è piu’ figlio di un’estetica decadente da tv movie tipo il terribile Squillo con Raz Degan sono fatti miei, un terribile scivolone esangue e pronto per il passaggio in prima serata di Canale 5. Un film come Sotto il vestito niente – l’ultima sfilata è prodotto che sembra fatto per scontentare tutti a cominciare dai fan del genere thriller horror alla Brian De Palma dei bei tempi, gli stessi che nel 1985 avevano riempito le sale per il prototipo. Vanzina sembra masochisticamente dare ragione ai suoi detrattori, i critici togati che da anni lo infamano di essere un mediocre autore, incapace di girare una pellicola superiore al livello da commedia scoreggiona. Ma dimentichiamo che Vanzina ha girato ottime commedie, spaccati sociali di grande interesse, thriller al cardiopalma, ma da qualche tempo si è adagiato nel piattume della commercialità, del prodotto carino per masse in fila al cinema come al supemercato. Ecco Sotto il vestito niente è forse peggiore degli infimi Ecceziunale veramente capitolo secondo, della finta soffisticatezza di un indecente Ti presento un amico, è cinema basso che cerca di scimmiottare un filone che non esiste piu’, quello dei film della Milano da bere fatta di moda e paninari, delle tv private con i sogni di libertà e ricchezze imprenditorie, dei comici che passavano in quella Via Monte Napoleone del boom economico. Tutto finto, tutto costruito, con intrecci creati per essere solo al passo coi tempi, con tanto di occhietto alla saga di Millenium (la modella che si chiama Larsson come lo scrittore), cadendo nei punti che si vorrebbero essere forti (gli omicidi, il finale shock) annacquando tutto con eccessi di buonismo e slittate di recitazioni pedestre. Vanzina sembra incapace di girare qualcosa di interessante, si adagia nelle riprese da fiction tv senza tanti movimenti di macchina, alza il volume con pessimo pop alla Lady Gaga, e Pino Donaggio firma con lui uno degli scivoloni piu’ vergognosi di una carriera eccellente. In piu’ Francesco Montanari, ex libanese della serie Romanzo criminale, regala forse l’interpretazione meno convincente di tutto il modesto cast, con una parlata forzatamente siculo macchiettistica, incarnazione demente del già stereotipato polizootto vanziniano. Rammarica un’idea in mezzo a tanto piattume, questa sì ottima e mal sfruttata: l’omicidio della prima ragazza buttata sul marciapiede come un manichino da atelieur. Peccato che oltre al vestito non esista nenche un film stavolta.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.