Tornano Aline e Valcour de Valmont, gli scienziati gemelli protagonisti di Ho Freddo.
Gli spazi aperti del New England lasciano il posto alle nebbie della Londra Giorgiana e allo sfarzo della corte napoleonica, sul principiare del diciannovesimo secolo. Mentre la medicina moderna muove i primi, incoraggianti passi lungo il sentiero aperto e in parte battuto dai profondi mutamenti sociali ed economici dell’ultimo secolo – le necessarie condizioni che l’economista e storico americano Joel Mokyr, nel suo saggio The intellectual origins of modern economic growth, definisce con una felice espressione “Illuminismo Industriale” – gli studi sulle applicazioni dell’elettricità in campo medico, tra scetticismo e resistenze etiche, aprono alla scienza nuove prospettive. Ma il progresso, vincente rifiuto dei dogmi della filosofia naturale e della metafisica e figlio del multicentrismo politico europeo, esige non di rado tributi altissimi. Moloch della scienza, più feroce di quello che Pastrone prima e Lang poi ci hanno mostrato. E ancora più affamato.
«In Tecniche di resurrezione», scrive l’autore, «in misura più accentuata che nei precedenti romanzi, ho mescolato storia e immaginazione a tal punto che, in certi passaggi, nemmeno io distinguo più cosa ho ricavato dalla documentazione e cosa ho inventato. Era quello che cercavo da tempo, perché lavorando mi sono reso conto che spesso con l’immaginazione ci si avvicina al vero (il vero simbolico, ma anche l’accaduto realmente) più che con la documentazione (non sempre affidabile e comunque, per quanto oggettiva, figlia di un “punto di vista” che a distanza di tempo si può scoprire falso o non adeguato). Ciò potrebbe apparire eccessivamente ambizioso, me ne rendo conto, ma ritengo che la suprema ambizione di uno scrittore, come diceva Oscar Wilde, debba essere quella di diventare anonimo, cioè per un usare un’altra definizione, di Salman Rushdie, di “sparire nel mare delle storie”, quella di partecipare insomma in tutta umiltà a una narrazione collettiva in cui attualità, tradizione e anticipazione, si uniscono».
Rientrati in Europa dal New England, i due gemelli sono inizialmente divisi. Valcour si trova a Londra, in compagnia dell’amico e attore Francis e del giovane servitore Aaron, già presentato ai lettori nel precedente romanzo Ho Freddo. All’interno del St. Bartholomew’s Hospital, assiste a una dimostrazione galvanica del fisico bolognese Giovanni Aldini (autore dello studio An account of the late improvements in Galvanism) condotta sul cadavere di un impiccato. Gli studi anatomici e fisiologici, non meno di questi primi, sconvolgenti esperimenti di rianimazione, rendono necessario disporre di grandi quantità di corpi. Per venire incontro alle esigenze della scienza compaiono dunque sulla scena i cosiddetti resurrection men, profanatori di tombe che provvedono a rifornire i gabinetti anatomici. Intorno a questa nuova e macabra professione cominciano subito a circolare inquietanti leggende, non tutte, forse, residui della superstizione popolare. Leggendaria appare certamente la figura di Doctor Ending, folle chirurgo che in nome della propria ricerca si renderebbe responsabile di efferati delitti e trafugamenti di salme…
«Pass lo riconosce, perché conserva in casa una stampa a mezzatinta che lo raffigura proprio così, con il volto mancante, nient’altro che un ovale nero sotto la parrucca. Ecco che avanza ancora, con fruscio di velluto. L’ombra inghiotte la parrucca. Altri due passi, e Doctor Ending è una sagoma oscura ritta a lato del letto. “È arrivato il momento”, dice con voce sepolcrale, e non c’è bisogno di aggiungere di cosa. Solleva la mano e un attrezzo chirurgico taglia d’argento il buio. Un paio di forbici, lunghissime, e con le punte a uncino».
A Parigi, nel frattempo, Aline si adopera per recuperare i beni di famiglia sequestrati durante la Rivoluzione. Il compito si rivela più arduo del previsto e la porta a contatto con la Corte di Napoleone. Né è questa l’unica faccenda che impegnerà i de Valmont in Francia: Salvy San Subra, ex guida del Primo Console durante la campagna d’Egitto, è vittima di un rapido e apparentemente inarrestabile processo di degenerazione cellulare. Nessuno sembra in grado di comprendere la natura di quel male senza nome, che sta trasformando le Petit Gascon in una mummia…
«San Subra non esplora il suo corpo, ma la sua anima». Notando lo scetticismo di Valcour, concesse: «Se non vi piace la parola anima, parliamo di psiche. Il concetto che ne avevano i filosofi greci era molto vicino al fluido di cui parla Mesmer: un campo di energia che comunica e riceve. Gli antichi credevano che tramite questo campo, la forza dell’energia divina, assai superiore alla nostra, potesse invaderci. Un uomo così posseduto veniva chiamato energumeno. In queste condizioni, il soggetto cade in un sonno letargico e ha oscure visioni che fatica a comprendere e che tuttavia gli indicano un cammino…»
Vero capolavoro settecentesco ricreato al giorno d’oggi, per dirla con Bordoni, estensore dell’introduzione al volume edito da Gargoyle Books, Tecniche di Resurrezione segna insieme un punto d’arrivo e un atteso ritorno. Frutto di una scrupolosa e metodica documentazione storica, l’ultimo lavoro di Manfredi attraversa e scavalca i generi, accogliendo nel suo elegante pastiche temi e registri diversi. Inchiesta storica, saggio antropologico, romanzo filosofico e fantastico: la penna di Manfredi continua a scavare, non poteva essere diversamente, lungo il solco tracciato da Ho Freddo. Quanto al ritorno cui abbiamo accennato, non salutiamo soltanto quello, pur sempre lieto e suggestivo, di un autore ispirato e di alcuni tra i suoi personaggi più riusciti; ma anche, e soprattutto, quello del grande gotico italiano.
La carrozza procedeva a strappi, imbottigliata nel traffico. Valcour sporse la testa dal finestrino. Il carro dei netturbini ostruiva la strada. Sovraccarico di blocchi di neve ghiacciata, a ogni scossone riversava fuori la porcheria appena raccolta dai marciapiedi.
Era il 17 gennaio 1803, lunedì. Valcour de Valmont e il suo amico del cuore, l’attore Francis Archer, si stavano dirigendo alla volta del St. Bartholomew’s Hospital per assistere a un esperimento scientifico.
I due romanzi di Manfredi sono uniti dalla comune matrice del post-mortem, ma mentre in Ho Freddo è il vampirismo a prevalere e costituire la chiave interpretativa di un’irrazionale psicosi collettiva, in cui si nasconde una vena di misoginia, che investe la comunità di Rhode Island, in Tecniche di resurrezione è la ricerca sui cadaveri, per scoprire il segreto della vita, a fornire il destro alla vicenda.
Il sepolcro violato è comune ad entrambi; questa volta sullo sfondo di una Londra oscura e minacciosa, in cui avvengono misteriosi delitti e si muovono ambigui personaggi, protetti dal potere politico.
L’AUTORE
Gianfranco Manfredi è nato a Senigallia nel 1948. Sfuggito a Milano, vive e scrive in montagna a Gordona (Sondrio). Cantautore nella seconda metà degli anni settanta, si è poi dedicato a una multiforme attività di scrittore: dalla saggistica alla narrativa, dal cinema ai fumetti. Tra i suoi romanzi: Magia Rossa (Feltrinelli 1983, Gargoyle 2006), Cromantica (1985), Ultimi vampiri (Feltrinelli 1987, Gargoyle 2009 in Extended Version), Trainspotter (1989), Il peggio deve venire (1992), Una fortuna d’annata (2000), Il piccolo diavolo nero (2001), Ho freddo (Gargoyle 2008, finalista Premio letterario Francesco Alziator – Comune di Cagliari 2009), Tecniche di resurrezione (Gargoyle 2010).
È inoltre autore per la Sergio Bonelli Editore del popolare fumetto Magico Vento, e della premiatissima miniserie Volto Nascosto, oltre che di alcuni episodi di Tex e Dylan Dog.
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