Un racconto dal sapore antico, ispirato alle leggende e alla tradizione popolare italiana, in cui la memoria viene raccolta e fatta immagine.
I cacciatori fatati, la Catha Selvarega, una muta di bestie selvagge che assediano uno sperdito borgo di campagna. Cosa si nasconde dietro la leggenda della Corsa Selvatica?
Nonostante l’horror e il fantasy non siano generi tanto amati in Italia (soprattutto dalle case editrici), esistono scrittori come il giovane Riccardo Coltri che sfidano questa realtà scrivendo storie che ci permettono di scoprire tradizioni e leggende altrimenti sconosciute.
È il caso di La corsa selvatica (Edizioni XII, 2009) un libro ambientato nei primi anni del Regno d’Italia e ispirato alla leggenda della caccia fatata. Conosciuta fin dai tempi delle grandi civiltà mediterranee, questa corsa fantastica di eroi e guerrieri che di solito avveniva di notte, con l’avvento del cristianesimo in Europa acquisì un carattere infernale e si trasformò in una folle caccia di belve feroci guidate spesso da un demone.
Il romanzo di Coltri (il suo terzo dopo Non c’è mondo e Zeferina), sembra però spezzato in due: le prime cento pagine e il resto del libro. L’impressione è che il vero nucleo della storia sia quello della seconda parte e che il resto sia stato aggiunto dopo, forse per dare maggiore consistenza al tutto. L’inizio è un insieme, non troppo ordinato, di eventi che si susseguono e che si intrecciano tra loro senza arrivare a nulla di concreto, con storia lasciate a metà e personaggi che non escono dal libro. Non c’è un protagonista e non c’è una trama ben delineata che invece comincia a dipanarsi quando entra in scena Zamin e assistiamo all’assedio del borgo da parte del feroce branco di belve impazzite. Da questo momento Coltri ci regala un pieno di emozioni, quelle che erano mancate nella prima parte del libro, dimostrando un’ottima capacità di affabulazione e uno stile quasi adrenalinico. Dal lento trascinarsi dei primi capitoli, ripetitivi, si parte in quarta per un’emozionante discesa agli inferi che spesso riporta alla memoria il famigerato Mastino dei Baskerville di Sherlock Holmes o lo splendido Il Mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton.
L’AUTORE
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).