Come NON scopiazzare Alien: il buon vecchio Fred Olen Ray parte da un vago pretesto post-apocalittico per vivere la sua oretta e mezza da Ridley Scott wannabe.
Qualche illuminato l’ha definito “Emmanuele meets Alien” e non ci potrebbe essere nulla di più vicino alla sua reale natura. Il suo regista è Fred Olen Ray, uno dei maggiori indiziati a raccogliere lo scettro che fu del mai sempre così degnamente onorato – nonchè amico – Ed Wood. Lui, mezzo uomo e mezzo serpente. è il letale Hybrid.
Catapultato sulla Terra ridotta ormai a una landa desolata, un eterogeneo gruppo di sopravvissuti trova riparo da una tempesta di ioni (!?) all’interno di una struttura apparentemente abbandonata, salvo scoprire che il luogo non è altro che un ex laboratorio dove gli esperimenti di imprudenti scienziati hanno dato vita a una letale creatura metà uomo e metà serpente. Come NON scopiazzare Alien: il buon vecchio Fred Olen Ray parte da un vago pretesto post-apocalittico per vivere la sua oretta e mezza da Ridley Scott wannabe, ma frequenti primissimi piani sulle zanne bavose di un pupazzone di gomma non fanno uno xenomorfo, nè la vera o presunta tale omonimia tra il qui sceneggiatore Sean O’Bannon con sua maestà Dan basta a farlo valere un’unghia della buonanima. Molto più interessanti, ossigeno puro nello sfiancante girovagare tra corridoi al neon che manco Doom, un paio di patitissime scene di sesso all’ombra dell’uomo serpente e il dubbio serpeggiante che possa essere stato JP Jeunet, con il suo Alien – La Clonazione a copiarlo nell’idea dell’ibridazione uomo-alieno, e non il contrario. O almeno così ci piace pensarla.
httpv://www.youtube.com/watch?v=OCAAFMQA6rk
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.