Ci si diverte e tanto: questo basta per consigliare la visione di questo film.
L’immaginario Lago Vittoria è la caldera di un vulcano preistorico. Un improvviso terremoto sotterraneo fa aprire una crepa sul fondo del lago, permettendo a milioni di famelici piranha di infestare le acque. La piccola cittadina dell’Arizona, dove si trova il lago, è la meta annuale di numerosi turisti, soprattutto studenti, che arrivano in città per festeggiare lo spring break, una pausa dei corsi universitari che si tiene annualmente in marzo. Spetterà allo sceriffo locale Julie Forester salvaguardare la popolazione e la sua famiglia della ferocia dei pesci carnivori.
Piranha 3d non è il semplice ennesimo remake di un brillante regista francese rimasto vincolato negli impervi ingranaggi della serialità commerciale, è di più. Dopo Riflessi di paura, brutto remake del coreano Into the mirror, di Alexander Aja si erano perse le speranze potesse fare ancora qualcosa di buono. Non bastavano i crediti guadagnati con l’ottimo Alta tensione né con il sorprendente Le colline hanno gli occhi, il tonfo con il suo ultimo film era davvero grandissimo, troppo per poter pensare l’autore riuscisse a rialzarsi. Eppure eccolo qui in forma smagliante, con la sua aria da francese snob, incurante della tragedia di un ennesimo remake. Invece, malgrado le quote basse dei broker, il miracolo accade. Come in Le coline hanno gli occhi, Aja supera l’originale modello, resuscita il magma primordiale di un film cult per creare un altro cult. Certo aiuta che alla base c’è un B movie anche abbastanza sopravvalutato dai fan, ma pensiamo agli scempi dei remake moderni da The fog fino a Venerdì 13, pensiamo come l’eccesso di supponenza nel trattare la materia bassa finisca molte volte col generare piattume ancora più nauseabondo. Il film di Aja, con o senza occhialini 3d, anche se il 3d a questo punto assume un valore ancora più vintage, è uno spettacolo per gli occhi, è un omaggio a tutto quel cinema horror a base di tette e sangue che ha fatto grande la storia cinematografica dei mai troppo compianti anni 80. Aja non si risparmia in nudi creando pure una poeticissima scena dove due sub donne amoreggiano sott’acqua nudissime, ma non solo, è una festa della carne, la carne assaggiata per sesso, la carne mostrata sulle spiagge per vanità dai palestrati modelli alle donne siliconate, la carne che viene fatta a pezzi, sbranata e sprizzante caldo sangue dai famelici piranha. La fotografia di J. R. Leonetti (non si permettesse più di fare il regista) è straordinaria: solare, dai colori violentissimi, quasi da fumetto, amplia l’idea di un terrore che non ha bisogno di nascondersi nelle tenebre per sovraffarci. Tanti i cammei nel film, da quello iniziale di Richard Dreyfuss che parodizza Lo Squalo (modello del film di Joe Dante) a quello di Christopher Lloyd fino a facce più o meno note come il regista Eli Roth, l’ex combattente di The dawn of the dead remake Vigh Rhames, l’ex bravo ragazzo dei telefilm Jerry O’Connell (qui nei panni di un regista porno), e poi una vagonate di pornostar più o meno famose in past ai pesci come concime divino. Ci si diverte e tanto: questo basta per consigliare la visione di questo film. Curiosità: avrebbe dovuto girarlo Chuck Russel, regista di Il re Scorpione, Nightmare 3 e il remake di The blob, chissà se sarebbe venuta fuori la stessa materia grezza, ma pregiata.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.