La figura del fantasma è realizzata molto bene, ispirata probabilmente alla Kayako di Ju-on.
Un gioco innocente tra amici in un cimitero porta al ritorno in vita di un fantasma desideroso di vendetta. Ad uno ad uno i giovani verranno braccati, uccisi e tramutati in demoni dallo spettro mosso dal rancore passato per un’amica che anni prima l’aveva abbandonata, tradita e derisa.
Interessante questa opera prima di Tyler Oliver, debitrice di Final destination, ma anche piena di sane e genuine trovate di spavento. Il film a livello tecnico è impreziosito da virtuosismi di regia, tra tutti un azzardato piano sequenza depalmiano durante un party, che non ti aspetti da quello che sotto sotto dovrebbe essere un teen horror per la massa. Anche la storia è varia nel suo sviluppo e diventa interessante quando il solito svolgimento da body count alla “Dieci piccoli indiani” in chiave soprannaturale viene variato dal tema dei ricordi e del tempo. In questo il film fa assurgere la figura del fantasma ad uno stato di pietas non banale: la sua vendetta è legata all’essere stata dimenticata e perciò cancella non solo fisicamente, ma totalmente, anche nei ricordi, le sue vittime. Sia d’esempio la scena, molto suggestiva, del personaggio di Lex che in una cava si trova circondato da decine di mani che cercano di trascinarlo sotto terra. I suoi amici disperati la cercano, urlano, ma quando Lex viene uccisa tutti dimenticano l’amica e si mettono a fare altro. La figura del fantasma è realizzata molto bene, ispirata probabilmente alla Kayako di Ju-on, ma di un certo effetto quando prima di uccidere tira gli occhi indietro e piega il collo in maniera innaturale. Anche gli amici della protagonista (l’unica capace di ricordare) nel loro ritorno in vita come demoni sono resi abbastanza bene, un po’ forse appesantiti dall’uso massiccio del digitale, ma comunque suggestivi con queste zanne chilometriche e l’andatura scomposta. Nel finale (cinico e poco consolatorio) si possono trovare tracce di Aenigma di Lucio Fulci (una donna in coma che compie la sua vendetta dal letto d’ospedale), ma probabilmente la fonte ispiratoria è il precedente e più fruibile sul suolo americano, Patrick di Richard Franklin. Anche se l’idea di un mostro della coscienza femminile e le sterzate nel puro fantastico riportano al nostro “Poete du macabre”. Coincidenze senza dubbio.
NB Il gioco che fa risorgere il fantasma è una specie di nascondino tra le tombe di un cimitero: la curiosità è se è pura invenzione del regista o davvero tra gli adolescenti americani ci sia questa bizzarra alternativa ai party alcolici o alle sedute spiritiche con tavoletta ouija.
Lo scialle del fantasma riporta ai colori ad una varietà del fiore Myosotis comunemente conosciuto come “nontiscordardime” che tradotto in inglese è appunto “Forget me not”.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.