Sinner è è un film che consigliamo vivamente nella speranza che prima o poi esca nei nostri cinema o in dvd.
Una giovane assicuratrice (Rebecca) viene assunta alle dipendenze di un principe proprietario di una imponente dimora situata nell’entroterra umbro. Il suo lavoro, catalogare libri antichi e pregiati, viene distolto da una scoperta che la porterà a seguire le tracce delle bibliotecarie che l’hanno preceduta ed a conoscere i segreti che si celano dietro l’enigmatica figura del signore della magione.
Il critico deve essere senza preconcetti? Il suo lavoro non dovrebbe essere quello di “consigliare” il pubblico di lettori alla visione di un film senza vizio di forma? Ecco io ho rimandato la visione di questo horror pensando spesso e volentieri “Chissà che merdata”, “Che schifo”. Faccio perciò il mio personale Mea culpa chinando il capo con stima ad Alessandro Perella, regista di Sinner, gustoso gotico con Robert Englund. Può giocare a mio favore la visione, quella sì terribile e mai digerita, del pessimo Hell’s fever, opera prima horror di questo autore, film dalla trama delirante e dalla messa in scena pedestre. Ricordo che a visione ultimata pensai “Beh forse Perrella dovrebbe tornare a fare porno”. Eh sì perchè Alessandro Perrella, attore di cammei in film italiani di ogni genere (da I giochi proibiti dell’Aretino Pietro di Pietro Regnoli a La morte negli occhi del gatto di sua maestà Antonio Margheriti)ha avuto un passato di tutto rispetto nel genere hardcore. Suoi infatti i primi film con Selen, ma anche pellicole di tutto rispetto con Valentine Demy, la statuaria Anita Rinaldi e lo stallone Rocco Siffredi (quest’ultimo in uno dei suoi migliori lavori, Signore scandalose di provincia).
Niente da contestare al porno che reputo un genere sottostimato che tanto ha dato negli anni 70 con autori come il mai compianto Gerard Damiano e in tempi più recenti con artisti del calibro di Andrew Blake, Michael Ninn o Paul Thomas, ma molte volte il passaggio da una cinematografia all’altra non è uno dei più facili (si vedano per esempio i miliardi di filmettini thriller diretti con mano sinistra dal maestro a luci rosse Gregory Dark). Sinner (o Night of the Sinner come recita il titolo internazonale) invece è opera di un certo pregio.nLasciamo da parte le dichiarazioni intellettuali del suo autore ( “Presuntuosamente vorrei che fosse intellettuale, concepito da menti con accezioni sociali molto alte, che hanno avuto un passato molto duro, cattivo” ha dichiarato in una recente intervista) perchè Sinner è soprattutto un gotico che omaggia a piene mani tanto cinema di genere alto (Margheriti, Bava, Freda), ma anche basso (viene in mente soprattutto il dittico di Sergio Garrone Le amanti del mostro e La mano che nutre la morte). Girato con gusto, è un film che sa prendersi tutto il tempo per terrorizzare senza per questo annoiare. Pieno di grande atmosfera retrò (il vento che muove i tendaggi, le ombre minacciose, le segrete che celano orrori passati, i manichini sepolti come persone) vive la strana dimensione dell’essere figlio di un tempo lontano che non conosceva montaggi subliminali e concitati. Una vera benedizione di questi tempi. Lo splatter non involgarisce più di tanto una vicenda che vive soprattutto di suspence, anche se i momenti clou rosso sangue sono di quelli che non si dimenticano (l’inizio con lo scalpo di una sventurata e il finale con una bocca cucita). Magnifici anche i flashback che vedono le attrici coesistere in diversi momenti temporali e quasi confessarsi davanti alla macchina da presa. Impreziosito da attori in parte (le belle Ivana Mino e Olga Shuvalova, ma soprattutto un grandissimo Robert Englund) e da una location di un certo pregio (il Castello di Giove di proprietà del produttore americano Charles Band e già scenario di horror gotici come Castle freak di Stuart Gordon) è un film che consigliamo vivamente nella speranza che prima o poi esca nei nostri cinema o in dvd.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.