Figure come quella dello sceneggiatore e per l’occasione regista esordiente John A. Curtis sono soggetti che incarnano alla perfezione quella che potrebbe essere definita fascinazione dell’inutile.
Durante una vacanza in Repubblica Ceca, quattro amici americani entrano in possesso di una mappa sulla quale è segnata la via per raggiungere un antico castello, e decidono di seguire le indicazioni.
Ma una volta visitata la suggestiva fortezza, i quattro si scoprono incapaci di lasciare il maniero, intrappolati all’interno di quelle mura dalla stessa malevola e allucinatoria forza che ha fatto prigioniero Travis, folle individuo imprigionato da tempo immemore all’interno del castello. E mentre l’unità del gruppo inizio a sfaldarsi, i quattro scoprono che la salvezza da quel luogo maledetto ha un prezzo salatissimo: la libertà di uno di loro.
Figure come quella dello sceneggiatore e per l’occasione regista esordiente John A. Curtis sono soggetti che incarnano alla perfezione quella che potrebbe essere definita fascinazione dell’inutile: una carriera dedicata all’ideazione – e nel suo caso anche alla produzione – di progetti di genere il cui più grande merito starebbe nel essere incentrate su un predecessore apocrifo del recente Predalien – Xtro II: The Second Encounter, 1990 -, nel’ essere slasher inguardabilii spacciati per film di possessione – l’esordio Possession, 1987 – o fondarsi su una solida liaison professionale con il fu Luke Skywalker ora sgonfissimo mestierante Mark Hamill non può che indurre una sorta di rispetto reverenziale, un immediato quanto difficilmente spiegabile riguardo nei confronti di chi continua a galleggiare a pelo d’acqua cinematografica nonostante il mondo gli abbia fatto capire in più occasioni di poter fare a meno delle proprie spesso oscene creazioni.
Ma tant’è: se li scrive, se li paga e se li gode: buon per lui, perché saranno ben in pochi a trovare spunti di piacere filmico da quest’ora e mezza girata insieme all’esordiente assoluto Merlin Ward, che parte addirittura con un prologo medievaleggiante e prosegue incerta sul da farsi, tra una regia piatta e narcolettica, fotografia da filmino della comunione, attorucoli impagliati e dialoghi noiosi, inutili e scoraggianti che conducono a quello che dovrebbe essere il cuore della vicenda: il castello. Da qui in poi Curtis cerca invano di sviluppare un discorso nel senso del progressivo deteriorarsi dei rapporti tra i protagonisti, inframmezzando il tutto con scene dove una CG vecchia di almeno dieci anni tradisce quella che vorrebbe essere il vero asso nella manica della pellicola, considerato che a livello narrativo i nostri non fanno che girovagare, litigare, avere allucinazioni e malmenare a turno il barbuto Travis; infilatosi in un vicolo cieco a dieci minuti dalla fine del film poi, Curtis risolve il tutto aggiungendo via flashback tutto il necessario per dare una soluzione alla vicenda che vorrebbe essere sorprendente e amara ma risulta solo vagamente misogina e palesemente furbetta. Purissima e noiosissima immondizia ormai targata 2005, non ha minimamente messo il dubbio il prosieguo della carriera del piccolo grande John, lanciato a mille all’ora lungo uno strada ancora tappezzata di idee da mettere su pellicola fino alla fine dei giorni, e che si fottano tutti.
‑
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.