Intervista film Vigasiosexploitation: Parlano gli Autori

Vigasiosexploitation: Parlano gli Autori

Spero il pubblico del cinema horror apprezzi anche questo esperimento. Mi è sempre piaciuto il cinema horror italiano, che trovo più agricolo di quello internazionale, più capace di inventarsi, magari ingenuo ma bello, fatto con passione“.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il regista/sceneggiatore/produttore Sebastiano Montresor e il musicista Airbag Killex, due delle menti dietro al bizzarro, vitale ed entusiasmante Vigasiosexploitation, scheggia mutante di cinematograficità pura, incontaminata e, come leggerete, rigorosamente biologica.

Spendiamo due parole per spiegare qual’è l’esigenza alla base dell’idea di cinema agricolo?

Sebastiano Montresor: Io faccio tv di provincia tutti i giorni e troppo spesso mi capita di non esprimere il mezzo della macchina come vorrei. Mi manca la profondità dell’immagine da sola, bella, espressiva. Quindi quando posso giro immagini che mi ricordano perchè ho scelto di fare questo lavoro. I prodotti che ne escono in omaggio alla realtà che mi circonda sono quindi dei film agricoli. E’ un’immagine genuina, primitiva e rozza, priva degli additivi chimici.


La pellicola guadagna in efficacia e coinvolgimento anche grazie alla convincente prova complessiva dei membri del cast, Andrea Bruschi/Agente Danger su tutti. Vogliamo presentarli?

S.M.:Beh, Andrea Bruschi è un figo, mi piace una cifra. Quando ho pensato a Danger l’ho pensato con la sua faccia e non mi ha deluso. Anche Emma Nitti è stata una prima scelta, da settembre del 2008, praticamente 10 mesi prima dell’inizio delle riprese. Era venuta a Vigasio e se ne era innamorata da subito, quindi non poteva non esserci e ha portato classe e bellezza. Chiara Pavoni invece ha una forza dirompente, contorta, ambigua, che ho conosciuto ancora prima di Caino – il primo lungometraggio firmato Mon3sor – e che mi era rimasta impressa. Ma per lei Vigasiosexploitation non è ancora finito eh eh… la donna-dixan, il dr. Munoz, la mummia e il next level sono invece delle presenze, delle icone e da loro mi aspettavo esattamente quello che sono e fanno, esaltate da un clima goliardico e divertito; infine Stefania Visconti, splendida attrice transgender – una breve apparizione, quella dell’ex machina e quindi al di sopra di tutti gli altri personaggi. Mi sono dimenticato qualcuno?

Airbag Killex: Dimentichi Anna Pagani! La gattrice! A parte gli scherzi, credo che un’altra presenza da non sottovalutare – anzi, quasi da inserire a sua volta nel cast – siano gli oggetti e le scenografie, come l’auto, la bicicletta, il grammofono, il trenino, l’ufficio del Dr. Munoz o il bagno di Danger. Location e strumenti che, da soli, esprimono contemporaneamente sia la semplicità dell’agricolo che la cura del dettaglio, il caos dell’infezione e l’ordine scandito del lavoro agreste.

La composizione della colonna sonora tradisce un profondo sforzo di integrazione con le immagini che ha dovuto accompagnare: considerata l’assoluta peculiarità della pellicola, quali sono stati i modelli di riferimento, sempre che ce ne siano stati?


S.M.: Non credo che la colonna sonora tradisca uno sforzo di integrazione. La colonna sonora è quasi il film. Se avessimo messo delle altre sonorità il film suonerebbe diverso. No, musica e sound design vanno perfettamente a synch con le immagini. Per i modelli io penso ad un Aleksandr Nevskij ubriaco di wodka… non ho proprio dei riferimenti, ma guardo tutto. L’ultimo film bello che ho visto è stato L’ultima casa a sinistra, quindi adesso è lui il mio riferimento. Immagazzino idee e poi saltano fuori o da me o da chi mi sta vicino.

A.K.: Anch’io non credo ci sia stato uno sforzo nell’integrazione della musica con le immagini. E’ piuttosto un tentativo di dar voce ad un film senza dialoghi seguendo sia il mio gusto che, certamente, dei modelli di riferimento. Modelli in parte miei ed in parte di Sebastiano, idee che ho cercato di rendere in musica quanto meglio ho potuto. Forse a pensarci bene lo sforzo maggiore è stato nei temi della Mummia, dove ho voluto – per mio sfizio – fare il verso a musiche vintage ma in maniera grottesca; uscire un pò dall’accompagnamento sonoro per creare un vero e proprio tema a sè stante, capace di far ridere anche per il suo essere finto ma, comunque, curato… Come modelli di riferimento – per le musiche – potrei dire John Carpenter nei momenti sospesi ed eterei, i Goblin di Buio Omega e l‘Aphex Twin di Druqks invece permeano le melodie della Donna-Dixan e Tetsuo di Chu Ishikawa nelle parti più movimentate.

Come credi che verrà accolta – o come è già stato accolta – una pellicola diversa come Vigasiosexploitation in un ambiente – quello horror – particolarmente conservatore a livello di formule narrative?

S.M.: Spero il pubblico del cinema horror apprezzi anche questo esperimento. Mi è sempre piaciuto il cinema horror italiano, che trovo più agricolo di quello internazionale, più capace di inventarsi, magari ingenuo ma bello, fatto con passione. Forse Vigasiosexploitation esula dal cinema horror, ma il pubblico del cinema horror è sicuramente più educato di quello della tv o del cinema bluckbuster da multisala; ho visto che viene scaricato, non quanto un film mainstream, ma c’è curiosità.

Quali sono i progetti a livello promozionale? In quali ambienti vi muoverete, considerata la trasversalità del progetto?

S.M.: Ho due desideri, di partecipare al Joe D’Amato Film Fest e alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, ma ancora non è terminato. Poi chissà, vorrei tornare al mercato di Berlino che mi è piaciuto e ha aiutato Caino, forse rifare la stessa cosa al mercato di Cannes, ma devo sempre avere il dvd terminato. Quindi se ne parla fra un pò…

La scelta di distribuire gratuitamente la pellicola tramite la Rete la dice lunga sulle reali finalità di Vigasiosexploitation. E’ davvero questa – con tutte le ovvie conseguenze del caso – l’unica via percorribile per chi voglia fare – e far vedere – cinema nel più assoluta libertà?

S.M.: No, non è l’unica via. Ci sarebbero i festival, il problema è che non creano delle collane delle opere che propongono. Un film va al festival e poi va a un altro festival. Nel mezzo non se ne parla. Invece dovrebbero essere tutti disponibili e in ogni momento uno lo voglia, in una enorme videoteca mondiale. Allora bisogna fare i dvd e metterlo su internet. Sarebbe bello che si facesse un catalago virtuale di tutti i prodotti diversi e underground italiani. Secondo me uno troverebbe delle cose belle. Abbiamo però degli amici in Germania che ci hanno invitato (fuori concorso) e quindi la prima speriamo di farla là… in sala, ovvio!

A.K.: Io personalmente credo molto nelle possibilità di diffusione in rete di opere underground e autoprodotte, siano esse musicali o cinematografiche. Purtroppo la possibilità di trovare tutto senza grandi sforzi a prezzo zero può senza dubbio penalizzare il lato economico della faccenda, soprattutto quando lo scopo finale di un prodotto è il guadagno. Mentre chi – diciamocelo – non ha grosse speranze di essere nella classifica dischi/film più venduti deve, secondo me, sapersi re-inventare e trovare nuove vie di coinvolgimento del pubblico e distribuzione del proprio lavoro. Ma questo presuppone che il creatore – ancora prima del prodotto – sia conosciuto ed apprezzato, quindi sono convinto che partire dal basso creando un seguito ad un certo modo di fare musica/cinema sia la base per delle future – anche minime – soddisfazioni. Come dice Sebastiano non è l’unica via, questo è certo, ma penso sia la migliore per far vedere/sentire il proprio prodotto direttamente all’utente finale e nella più assoluta libertà.

Quali sono i prossimi programmi della Mon3sor? Continuerà a diffondere il virus agricolo o si dedicherà a qualcos’altro?

S.M.: Il virus agricolo terminerà con la seconda parte quest’estate, ma non voglio fare previsioni per quando ci sarà il prodotto finito; poi spero di concentrarmi su nuovi progetti, mi piacerebbe girare un film con un uomo una donna e il nulla: forse Vigasio Paradise Lost potrebbe suonare bene…

Quant’è costato Vigasiosexploitation?

S.M. Intorno ai 20.000 euro, calcolando che un sacco di collaboratori hanno lavorato gratis e per amicizia.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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