Vigasiosexpolitation è innanzitutto una dichiarazione di diversità. Non una dichiarazione urlata, esplosiva, sbattuta in faccia digrignando i denti, comunque una dichiarazione d’intenti a suo modo assolutamente efficace.
Un misterioso uovo venuto dallo spazio infetta gli abitanti di Vigasio: è la Macchina Morbida, un virus che agendo sull’inconscio materializza i desideri repressi di ognuno fino a uccidere il corpo ospite.
Anche l’Agente Danger, incaricato dall’Agenzia di trovare una soluzione al contagio, nonostante gli avvertimenti del dott. Munoz viene colpito dal virus e fatto schiavo della apparizioni dell’irresistibile Donna-Dixan. Quando tutti sembrano risultare irrimediabilmente succubi delle proprie pulsioni represse, interviene l’Agente Eva, ultimo baluardo contro l’infezione, e, armata della Sacra Motosega, sfiderà la Signora Lena e il suo luogotenente La Mummia, per sconfiggere l’infezione e salvare Danger e Vigasio tutta…
Vigasiosexpolitation è innanzitutto una dichiarazione di diversità. Non una dichiarazione urlata, esplosiva, sbattuta in faccia digrignando i denti, comunque una dichiarazione d’intenti a suo modo assolutamente efficace, che snodandosi placidamente per i 50 minuti di proiezione si autodefinisce un elemento dopo l’altro, costituendosi quasi fosse un piccolo manifesto cinematografico color seppia. Il suo produttore e regista Sebastiano Montresor lo definisce efficacemente cinema agricolo, sottolineandone l’intenzione di rottura nei confronti di quella che sembrano essere diventate le sterili e ingannevoli formule narrative televisive e mainstream e la voglia di un ritorno ad una forma , predicando al contempo un ritorno all’immagine pura come principale mezzo espressivo, alleggerita di tutte quelle sovrastrutture pratiche e teoriche che ne mutano irrimediabilmente il messaggio e ne corrompono la natura, e dove le maschere sono spudorata messa in scena e niente di meno onesto di quello. Lo stesso rischio di risultare antinarrativi – rischio in cui la pellicola incappa spesso e volentieri nel suo scorrere – è paradossalmente benvenuto una volta accettate le regole del gioco: immergersi con atteggiamento costruttivo nella spessa e viscosa bruma di Vigasiosexploitation significa dare ascolto a quella parte di ognuno particolarmente sensibile al suo mood costantemente in bilico tra l’onirico e il surreale, dove sono davvero l’immagine e la sua abile costruzione le vere protagoniste della vicenda, ulteriormente nobilitate dall’ottima fotografia virata su toni seppia e sfondo nero di Daniele Trani.
In quest’ottica di totale nobilitazione del messaggio-immagine si spiega anche la coraggiosa scelta di abolire qualsiasi forma di dialogo, suggestivamente sostituiti da una manciata di didascalie in grado di dare una minima connotazione narrativa alla vicenda. Parallelamente a questo tipo di urgenza comunicativa, la pellicola definisce invece la propria dimensione più propriamente narrativa nel riferirsi buona parte dei capisaldi del cinema di genere, che si tratti del forte sapore noir dell’Agente Danger, dell’origine spudoratamente sci-fi dell’infezione, della nuda eroticità della Donna-Dixan, delle suggestioni orrorifiche che hanno partorito La Mummia e la Sacra Motosega: in questo senso svolge un’ottimo lavoro anche la colonna sonora originale firmata da Airbag Killex, capace di riunire in un insieme organico, funzionale e mai invadente tutti i riferimenti filmici del caso. Difficile quanto intrigante, ineccepibile dal punto di vista tecnico – e delle interpretazioni del cast – quanto tutt’altro che votato alla sterilità, Vigasiosexploitation non è un film fatto per piacere a tutti, assolutamente conscio e orgoglioso della strada pressoché solitaria che ha deciso di percorrere. Concedetegli almeno un’ora del vostro tempo: non ve ne pentirete.
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.