Cinema Shadow e le follie distributive

Shadow e le follie distributive

Se mai ce ne fosse stato bisogno, ecco l’ennesima dimostrazione di come in Italia sia meglio stare a guardare senza far niente…

perché chi fa qualcosa, soprattutto nell’horror, viene sempre, costantemente penalizzato da un sistema gretto, vecchio e miope. La testimonianza che vi propongo oggi, viene dalla penna di Federico Zampaglione, regista di Shadow.

Federico Zampaglione

Caro Andrea, ricordo ancora quando a cena a Genova, mi hai detto che l’horror viene BOICOTTATO. Lì per lì non avevo capito il senso della tua affermazione ma oggi mi appare tristemente chiaro. Shadow si stava difendendo egregiamente tra i colossi americani, e dopo aver esordito in top ten malgrado avessimo alle spalle una minuscola distribuzione indipendente (la ELLEMME GROUP) in 5 giorni era arrivato a totalizzare più di 45.000 spettatori paganti. Quarantacinquemila persone sono qualcosa, se le fa Vasco a un concerto, si strappano tutti i capelli, ma se le fa l’horror italiano… non vanno bene, ovviamente.

Perciò pur essendo riusciti a tenere quasi 80 copie al secondo week end, ci siamo resi conto, venerdì, che stava succedendo qualcosa di strano e inspiegabile. I dati degli incassi non arrivavano più, ricevevamo telefonate e mail di persone che non trovavano più il film in sala benché fosse annunciato, insomma un parapiglia.

Alla fine l’amara verità é venuta a galla: a dispetto degli accordi presi e del buon andamento del film, il 90% delle sale lo stavano programmando, a nostra totale insaputa, una volta al giorno a orari assurdi, tipo 23:50 o addirittura 0:50, praticamente un modo per non mandarci nessuno. Secondo i calcoli fatti il film sarebbe arrivato senza ombra di dubbio intorno ai 500.000 – 600.000 euro, risultato più che dignitoso per un piccolo horror italiano, ma con questo scherzo cattivo arriverà forse a 300.000.

Il mio produttore Massimo Ferrero ha tentato di intervenire, ma gli é stato risposto che le sale sono le loro, e fanno come gli pare, e quindi siamo rimasti senza nulla da poter fare.

Non credo la colpa sia dei gestori delle sale, piuttosto tutto ciò appare come il risultato di una politica folle e votata all’esterofilia che uccide e non rispetta i prodotti italiani indipendenti di nessun tipo, che devono lottare per avere un minimo di visibilità e rispetto. In Francia e in altri paesi ci sono leggi che vietano questi atteggiamenti, ma qui in Italia si sa, le leggi sono sempre campate in aria e servono solo a non pagare le tasse o non mandare qualcuno in galera.

Un abbraccio.

Federico

Questa è la mail che mi ha inviato Federico alla quale è seguita una telefonata incredibile. Capite la portata di quello che vi stiamo dicendo? Non importa se il film che avete fatto piaccia o no, perché se fate un horror e non siete protetti da una major, avete una settimana di tempo per rientrare dei soldi spesi, dopoché vi metteranno da parte.

Capisco che chi gestisce una sala debba fare i propri conti e cerchi di farla rendere al massimo, ma mi spiegate come si può fare cinema (horror) in Italia se i produttori sanno che dopo una settimana i loro film saranno tirati via dalle sale per fare posto ad altro? Ci lamentiamo sempre del fatto che nessuno più voglia investire e rischiare, ma chi si prenderà la briga di farlo se è questa la situazione? Il film di Zampaglione aveva tutte le carte per fare bene. E’ piaciuto, ha girato in lungo e in largo per il globo, ha fatto gavetta strappando consensi. Un prodotto onesto, ben fatto e – vivaddio – italiano.
Per di più, alla regia non c’era un esordiente, ma un personaggio già noto alla stampa.

E niente di tutto questo è servito a qualcosa, perché il film non è stato minimamente sostenuto. Ma se nemmeno un nome noto come Federico Zampaglione è in grado di ottenere qualcosa di più, come possono sperare di farlo i tanti giovani registi italiani che vorrebbero fare cinema horror nel nostro paese?
Non vedo vie d’uscita da questa palude sempre più immobile e noiosa.
E lasciatemi dire un’altra cosa…
Molte volte ho sentito dire che l’horror italiano in sala incassa poco, che i libri italiani  vendono poco… Ho sempre sostenuto che non fosse colpa dei film o dei libri, ma del sistema che penalizza il prodotto nostrano mettendolo in un angolo e che poi pretende che questo, incassi quanto i colleghi d’oltre oceano, sostenuti prima, dopo e durante l’uscita in sala o in libreria.
Oltre al danno, la beffa.
Se Zampaglione non avesse condotto questa ricerca, non avrebbe mai scoperto che il suo film non veniva proiettato mentre risultava in sala. I dati di afflusso avrebbero mostrato un crollo verticale dopo il primo week end, segnale che il film non era piaciuto. Da qui, la solita manfrina: “l’horror italiano non piace, la gente non va al cinema…”

Quando esce un romanzo di un autore italiano, lo dovete andare a cercare spulciando tra mille librerie, in mezzo a roba di ogni genere. E gli editori si lamentano magari che gli italiani non vendono. Distribuiti poco e male, non giocano ad armi pari, ma si pretende che con un investimento pari a zero, ottengano i medesimi risultati dei loro colleghi stranieri. Ricevo costantemente libri di editori importanti, con allegate cartelle stampa curatissime, con campagne promozionali studiate e pianificate: cartoline, siti web, pubblicità. Parliamo di libri inglesi, americani, danesi, spagnoli, tedeschi, cingalesi. Tutti campioni di incasso nei loro paesi…
Mai vista fare una cosa simile per un autore italiano.
Ora, vi chiedo, ha ancora senso lasciare in mano all’ottusa stirpe dei “geni del marketing” la decisione di cosa una intera nazione debba produrre a livello culturale e di intrattenimento? Perché è questo che sta accadendo, un’intera industria, quella cinematografica, rasa al suolo per colpa di gente che sa manovrare solo una calcolatrice anziché una telecamera o una penna.

Prima o poi, qualcosa di serio andrà fatto, in questo senso…
Stavo per scrivere “prima che sia troppo tardi”, ma temo che sia già troppo tardi e lo sia da un bel pezzo.

About Andrea G. Colombo
E’ qui praticamente da sempre. Ha dato vita a Horror.it, Horror Mania (la rivista da edicola) e Thriller Mania. E visto che si annoiava, ha pure scritto il romanzo Il Diacono. Si occupa della gestione del sito rinchiuso nel suo antro dal quale non esce quasi mai. Risponde alle mail con tempi geologici.

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