Blood river e Farmhouse sono due diverse facce di una nuova tendenza che tenta di rendere vivo il torture porn.Il torture porn è un genere sterile: nel caso più fortunato ci troviamo nella serie di Saw con almeno una buona fantasia nel creare i vari supplizi ai malcapitati, in quello più svilente nei tanti epigoni in ritardo dei vari Violent shit o Guinea Pig. Però qualcosa si muove tra le calme acque del genere creando prodotti che tentano la strada soprannaturale per vivacizzare la sequela di torture. In questa nuova tendenza si allacciano i nuovi lavori di George Bessudo e Adam Mason. Bisogna dire che i due film, Farmhouse e Blood river, si assomigliano per i temi trattati, per i personaggi messi in scena, ma mentre uno di loro va scelleratamente verso il disastro l’altro se la cava grazie alla bravura del suo autore. Farmhouse, per capirci, è il nadir della coppia, Blood river la ciliegina. Film pieni di difetti entrambi, si intende, ma che sono un po’ come il giorno e la notte in termini di qualità. Blood river di Mason è un film che prosegue per sottrazione, non mette in scena l’orrore (tranne una dettagliata amputazione), si basa molto sui lunghi monologhi del suo villain vestito da cowboy e risulta molto disturbante proprio per il suo essere sottovoce nella violenza.
Blood river purtroppo non esprime in pieno le sue potenzialità: colpa di problemi con la produzione che si riversano in un montaggio pedestre e in personaggi non sviluppati fino in fondo. Ma è comunque un horror potente, ben scritto, capace di inquietare senza fare uso di violenza insistita o di escamotage disonesti, debitore del cult Dust devil (Demoniaca) di Richard Stanley, ma con una propria identità. Blood river è un film visivamente povero, baciato da una fotografia non eccelsa, ma per assurdo anche le sue mancanze rendono l’opera affascinante, una creatura che cresce visione dopo visione. In qualsiasi caso Blood river e Farmhouse sono due diverse facce di una nuova tendenza che tenta di rendere vivo il torture porn. A voi la scelta poi di quale sia l’approccio giusto al genere. Noi, come avete capito, non abbiamo dubbi. |
Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.