“170.000 miglia quadrate di deserto, 90 minuti di ossigeno e nessuna via d’uscita“, la fulminante tagline di un progetto che vedrà Ryan Reynold farsi carico dell’onere e dell’onore di un funerale texano in terra irachena.
Ha conquistato il Sundance Film Festival e Lionsgate sotterrando sotto due metri di terra un pover’uomo e lasciandolo un’ora e mezza a tormentare corpo e mente nel tentativo di trovare una via d’uscita. Segnatevi il nome dello spagnolo Rodrigo Cortes e del suo Buried, perché presto ne sentirete parlare….
Sinossi ufficiale: Paul Conroy non è ancora pronto a morire. Ma quando si sveglia sotto due metri di terra e nessuna idea di come ci sia finito, l’esistenza di quello che è un semplice autista e padre di famiglia si trasforma in una infernale e disperata lotta per la vita. Sepolto con la sola compagnia di un telefono cellulare e un accendino, le possibilità che riesca a mettere insieme indizi che possano aiutare i soccorritori all’esterno a scoprire la sua reale posizione sono disperatamente limitate. Ricezione scarsa, una batteria in via di esaurimento e una riserva d’ossigeno sempre più ridotta diventeranno i suoi peggiori nemici, in una estremamente concitata corsa contro il tempo e in lotta con il panico, la disperazione e la follia. A Paul non restano che 90 minuti prima che il proprio peggior incubo diventi realtà.
Il parossismo delle dinamiche claustrofobiche con una precisa data d’esplosione: 8 ottobre. Esordirà in quella data e su tutto il territorio USA Buried, secondo lungometraggio di Rodrigo Cortes (il primo è la black comedy Concursante) e annuale caso cinematografico all’ultima edizione del Sundance Film Festival. “170.000 miglia quadrate di deserto, 90 minuti di ossigeno e nessuna via d’uscita“, la fulminante tagline di un progetto che vedrà Ryan Reynold (le doti del protagonista di The Amityville Horror 2005 hanno conquistato Cortes dopo la visione del dramma The Nines) farsi carico dell’onere e dell’onore di un funerale texano in terra irachena con tutti i crismi, e, a conti fatti, reggere interamente sulle proprie spalle la responsabilità interpretativa di progetto già pericolosamente in bilico su un’idea tanto efficace quanto delicata a livello di sviluppo narrativo; un’aspetto che pare non spaventare il regista, forte dell’ a quanto pare solido lavoro di Chris Sparling in fase di scrittura: ” La vicenda ha nei fatti un duplice sviluppo: nella direzione di come diavolo riuscirà il protagonista ad uscire da quella mortale trappola, e in quella di come ci sia finito in mezzo: siamo riusciti a creare nello svolgimento della pellicola una crescente necessità di conoscenza su quanto stia scucendo e sul perché; ogni volta che sembra di aver raggiunto la verità, il pavimento crolla per l’ennesima volta sotto i piedi delle nostre nuove certezze“. Un’alternanza narrativa tra il dentro e il fuori la bara che a sentire Cortes non distoglierà certo l’attenzione da quello che succede six feet under, indiscusso motore di tutta la pellicola: “Succederanno parecchie cose all’esterno della cassa in cui è rinchiuso il protagonista, ma questo certo non significa che lo spettatore vi assisterà direttamente. Tutti i miei sforzi sono stati dedicati a porre l’attenzione del pubblico a quanto succede all’interno della testa dello sventurato Ryan, senza alcuna pietà, concessione, luce e respiro“.
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About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.
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