Romantico, poetico e terrificante: così il prolifico autore statunitense di fantascienza Roger Joseph Zelazny definì la prima e tutt’ora unica incursione nell’horror di George R. R. Martin. Benvenuti a bordo del Fevre Dream…
Seconda metà del diciannovesimo secolo. Torbide e insondabili, le acque del Mississipi e dei suoi affluenti celano relitti di battelli, tronchi e altri ostacoli pericolosi per la navigazione. Abner Marsh, armatore, conosce bene le insidie del fiume: la sua flotta commerciale è andata distrutta durante un inverno particolarmente rigido, mentre era ormeggiata a St. Louis. Quattro battelli (il Nicholas Perrot, il Dunlheit, lo Sweet Fevre e l’Elizabeth A., quest’ultimo “nuovo di zecca”) letteralmente frantumati dai giganteschi blocchi di ghiaccio. La sfortuna non ha risparmiato neanche il Mary Clarke, incendiato dallo scoppio di una caldaia mentre si trovava all’altezza di Dubuque, causando la morte di oltre cento persone.
Da sempre diffidente nei confronti delle assicurazioni, il capitano Marsh si è ritrovato sul lastrico. Un solo battello naviga ancora sotto i suoi comandi, l’Eli Reynolds, piccola imbarcazione di 40 metri con ruota poppiera, utilizzato unicamente per i trasporti sull’Illinois.
È per questa ragione che oltre ad un considerevole interesse, Abner nutre non poche perplessità circa l’offerta rivoltagli da un misterioso straniero, Joshua York. Il ricco gentiluomo intende rilevare metà della compagnia in rovina, investendo un’ingente somma di denaro per la costruzione di un nuovo, lussuoso battello. Tuttavia, prima che l’accordo venga siglato, York ha cura di porre alcune ineludibili condizioni:
«La riservatezza è un bene che tengo in gran conto e, qualora le mie azioni dovessero apparire bizzarre o addirittura assurde, ebbene pretendo che non se ne abbia mai da ridire. (…) I miei ordini non saranno frequenti, ma ogni qual volta ne emanerò uno, esigo che ne curiate l’immediata e scrupolosa esecuzione, senza che dal pulpito vostro o di chicchessia a bordo provenga la minima obiezione o riserva. Assieme a noi, sul battello, viaggeranno alcuni miei amici, che beneficeranno di una cabina privata a titolo del tutto gratuito…»
Terminata l’opera di costruzione, il Fevre Dream è finalmente pronto a lasciare i deserti cantieri navali di New Albany e intraprendere il suo primo viaggio. Ma le bizzarre abitudini di York e dei suoi compagni destano in Abner sospetti sempre più allarmanti. Perché il facoltoso forestiero, così come il suo seguito, continua a mostrarsi solo di notte? La paura si diffonde tra i membri dell’equipaggio come un’epidemia, fertile terreno per la superstizione…
Nel frattempo, inquietanti eventi si verificano in una sonnolenta piantagione della Louisiana. Gli schiavi che Billy Tempton, detto il Verme, acquista per il proprietario del podere, il misterioso e autoritario Damon Julian, sembrano scomparire nel nulla. Sempre in minor numero vengono impiegati nel lavoro nei campi…
“Questa piantagione era una macchina da soldi, quando c’era Garoux a mandarla avanti, e adesso non vale quasi più niente. Voi sapete bene quanto io sia abile a sfruttare il lavoro dei negri, ma dai morti e dai campi in stato di abbandono non posso spremere un solo centesimo. I nostri guai sono cominciati quando voi e i vostri amici avete iniziato a cibarvene, uno dopo l’altro. Signor Julian, è più di un anno ormai che non avete più schiavi qui alla piantagione, tranne quelle belle creole che mi mandate a comprare a cifre esorbitanti, e anche quelle non è che vi durino molto…”
Nella sua prima incursione all’interno del genere horror, George R.R. Martin rinuncia coraggiosamente a tutti i cliché offerti dalla ricca mitologia vampirica, di cui da anni cinema e letteratura si nutrono. Popolo e Bestiame: due razze diverse evolutesi parallelamente e destinate a rimanere distinte. Vampiri si nasce, non si diventa. Eludendo stereotipi e convenzioni, Martin nega ogni possibilità di mutazione: le aggressioni e i fatidici morsi hanno il solo effetto di saziare l’implacabile “Sete Rossa”, vero e proprio tormento degli appartenenti al Popolo della Notte. E nessun effetto sortiscono paletti, aglio, crocifissi o acqua santa, che lo scrittore americano relega nel novero delle superstizioni.
Se la prosa evocativa de Il battello del delirio, uscito per la prima volta in Italia nel 1994 per Fanucci e ristampato ora da Gargoyle, costituisce l’ennesima testimonianza di indubbie qualità di narratore, il principale merito di Martin è stato quello di aver agito da autore, nel senso più ampio del termine. Il grande maestro di fantasy e fantascienza, celebre per le sue Cronache del ghiaccio e del fuoco, rielabora, inventa e sorprende, tratteggiando al contempo un nitido ritratto della “vita di fiume” durante il XIX secolo.
HANNO DETTO
Un romanzo che delizierà tanto gli appassionati di Stephen King quanto quelli di Mark Twain… romantico, poetico e terrificante, quest’horror di Martin si colloca di diritto nell’olimpo dei libri di vampiri.
Roger Zelazny
Per farne un film ci vorrebbero la dimensione epica di John Ford, la grandiosità primeva di John Milius e il talento visionario di un Francis Ford Coppola agli steroidi.
Alan D. Altieri
Abner Marsh batté vigorosamente la punta del bastone di noce americano sul banco della reception per richiamare l’attenzione del portiere. “Sto cercando un uomo di nome York!” esordì. “Josh York. Credo che si chiami così. Alloggia qui da voi?”.
Il portiere dell’albergo era un ometto anziano con gli occhiali. I colpi improvvisi lo fecero sobbalzare. Si voltò e guardò l’uomo, poi distese i lineamenti in un sorriso. “Che mi venga un accidente! Capitano Marsh”, esclamò con tono affabile.
“E noi?” chiese Marsh. “Se voi siete il Popolo, noi cosa siamo?”
Joshua York esitò qualche istante, e fu Valerie a rispondere. “Il popolo del giorno”.
“No”, la smentì York. “Questa è una mia definizione. Non è quella che la mia gente usa di solito. Valerie, adesso basta nascondersi dietro alle menzogne. Dì al Capitano Marsh la verità”.
“Non gli piacerà, Joshua. Rischiamo di…”
“Non importa. Diglielo”.
Un silenzio plumbeo calò sulla cabina. Poi, con voce sommessa, Valerie disse: “Il bestiame. È così che vi chiamiamo. Il bestiame”.
L’AUTORE
Scrittore, produttore, sceneggiatore cinematografico e di fumetti, George Raymond Richard Martin è nato a Bayonne, nel New Jersey, il 20 settembre 1948. Laureato in giornalismo, si è dedicato totalmente alla letteratura dopo alcuni anni di insegnamento.
Tra le sue opere ricordiamo Il pianeta dei venti (insieme a Lisa Tuttle), Il battello del delirio, The Armageddon Rag e la serie Wild Cards. Nel 1991 inizia la stesura de Le cronache del ghiaccio, la popolarissima saga pubblicata in Italia da Mondadori.
Attualmente vive a Santa Fe, nel New Mexico.
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