Siamo nelle parti di un Silenzio degli innocenti della serie z, di un Seven girato con i soldi da Tanio Boccia.
Un criminologo dopo un tragico errore che è costato la morte alle vittime di un serial killer, si ritira in un ospedale di provincia ad assistere persone traumatizzate da eventi catastrofici. Qui incontra Matt, un giovane ricoverato in seguito a un incidente d’ auto. Le visioni di Matt sembrano avere un legame strettissimo con un Serial Killer chiamato “Ragno”.
Visions è un film che avrebbe potuto portare una ventata d’aria fresca nel cinema italico di genere e invece si è rivelato un fumo di arrosto bruciato. Ma quali sono i motivi di questo relativo disastro? Principalmente la sceneggiatura: modesta, prevedibile, incapace di appassionare per più di dieci minuti. Ma a dare il colpo di grazia è soprattutto il reparto tecnico: una fotografia orribile dai toni troppo scuri fino all’ermetismo, una pellicola che sembrerebbe essere un 16 mm gonfiato fino a slabbrare la nitidezza delle immagini, una cattiva scelta delle luci. Difetti questi imperdonabili per un film dal cast internazionale e dalle ambizioni di essere esportato un po’ più lontano della sala di periferia romana. Bisogna dare atto a Luigi Cecinelli però di avere un tocco notevole, di saper girare con un piglio (questo sì) internazionale, di non guardare, come tanti altri registi di genere, alla fruizione televisiva, ma di cercare una dimensione cinematografica che il tubo catodico ci ha disabituato a volere. Consapevole forse del disastro, Cecinelli alla fine tenta in extremis un colpo di scena che dovrebbe razionalizzare i deliri fino a quel punto mostrati ma fallisce purtroppo miseramente in un finale ancora più insulso e delirante. Siamo alla fine nelle parti di un Silenzio degli innocenti della serie z, di un Seven girato con i soldi di Tanio Boccia. Peccato perchè come detto Luigi Cecinelli il suo lavoro lo fa bene: gli consigliamo la prossima volta di rivolgersi ad una produzione meno scalcagnata. Lui per noi è promosso, il suo film no.
About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.