Con il volume antologico L’Invidia si conclude la serie targata Giulio Perrone dedicata ai vizi capitali.
Un’iniziativa che, in questi mesi, ha indagato il lato oscuro dell’uomo partendo dalle sue debolezze più comuni. Ad aprire le danze, lo scorso gennaio, fu il peccato di Gola, subito seguito da Lussuria, Ira, Accidia e Avarizia. Approda ora in libreria il più meschino di tutti.
DAL SITO DELL’EDITORE
“L’invidioso mi loda senza saperlo”, ha scritto Kahalil Gibran.
E chi vuol tormentar l’invidia, lodi l’invidiato, dice la saggezza popolare. Invidia: un’ombra che s’attacca allo sguardo e copre le cose altrui d’irraggiungibilità, di ingiustizia; un’ombra che diventa presto convinzione, e si segrega nell’ipocrisia. Non c’è niente di più antico di quest’ombra, di questo silenzio assordante – forse solo l’uomo; e allora l’invidia gli è sorella.
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