L’Aidan Breslin dell’ex star Dennis Quaid è un abbastanza credibile rimasuglio di noir d’epoca bolso e scarmigliato che parte benino, avvolto nella sospesa e paralizzante bruma nivea della cittadina di Winnipeg.
Aidan Breslin (Dennis Quaid) è un agente di polizia precocemente ingrigito a cui sarebbero sufficienti i problemi d’incomunicabilità con i due figli Alex e Sean e l’ancora fresco trauma della scomparsa della moglie per avere di che nutrire le proprie nevrosi. A dare il definitivo colpo di grazia al suo già fragile equilibrio psichico, il coinvolgimento in un’indagine su una serie di misteriosi e raccapriccianti omicidi seriali che lo vede coinvolto in primissima fila.
La strada verso la verità del nostro detective sarà una scioccante via crucis professionale e personale che, attraverso la scoperta di inquietanti analogie tra gli omicidi e le profezie blibliche sui Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, svelerà un nerissimo filo in grado di collegare la catena di omicidi a quanto di più imprevedibile il detective potesse immaginare.
Brutte bestie i thriller ad ispirazione religiosa: buttarsi a testa bassa nel maneggiare il magniloquente materiale ad alto rischio contorsione di un qualche testo sacro è un giochetto tanto nobilitante quanto pericoloso, che molto spesso ha dimostrato non solo di non valere la candela, ma di essere in grado di stroncare più o meno brutalmente carriere anche discrete e promettenti. Perchè ogni più che decennale
Seven da fisiologicamente vita ad eserciti di emuli che variano dall’appena accettabile alla più totale indecenza, figli di quelle molto poco cinematografiche strategie che amano teorizzare la sostanziale equivalenza tra una valida idea di fondo ed una valida sceneggiatura, tra un buono spunto narrativo ed un altrettanto buono sviluppo del suddetto, secondo una schema che ama vivere di rendita su un efficace concetto di fondo tralasciandone nei fatti l’evoluzione.
Così, se da una parte un lavoro basato su fantomatici Quattro Cavalieri dell’Apocalisse a prima vista non può fare altro che intrigare, metterci mano ed estrarre quel paio di conigli dal capello in grado di fare effettivamente la differenza è tutt’altro paio di maniche. Non che lo sceneggiatore
Dave Callaham (il fracassone
Doom) non ci abbia provato ad imbastire un insieme credibile e coerente, e la preparazione iniziale è tutt’altro che disprezzabile: l’
Aidan Breslin dell’ex star
Dennis Quaid (
Traffic,
The Day After Tomorrow) è un abbastanza credibile rimasuglio di noir d’epoca bolso e scarmigliato che parte benino, avvolto nella sospesa e paralizzante bruma nivea della cittadina di
Winnipeg, Canada; peccato che non appena il gioco inizia a farsi duro, i duri si trovino da un’altra parte, lasciando in scena uno sceneggiatore fiacco che lentamente ma inesorabilmente lascia che detective e buone intenzioni vengano avvolti dalla spire di una sceneggiatura tra il monco ed il tortuoso che si accartoccia su se stessa e, ben lungi da raggiungere lo status di preciso congegno ad orologeria che si era forse prefissata, si accontenta di ritornare sistematicamente sui sempre meno suggestivi ed efficaci riferimenti apocalittici dipendenti grosso modo da due formule non propriamente originali: il frequente rivolgersi ad un’allucinata e ben poco credibile
Ziyi Zhang (
Hero,
Rush Hours 2), insopportabile e sibillina adolescente nei panni di oscuro araldo della dannazione prossima ventura ed il ricorso a pratiche tanto underground quanto sufficientemente esotiche come medium degli omicidi – le più o meno solite tecniche
bondage – per conferire all’insieme quel tocco di coolness che manca terribilmente a livello di scrittura, note di colore buone di a riempire spazi narrativi colpevolmente vuoti e poco più. Non è un caso quindi che il tanto atteso finale della pellicola sgonfi decisamente le pretese di gigantismo narrativo che l’unione tra omicidi seriali e catastrofismo biblico lascerebbe supporre e la butta sul moralistico standard, riducendo definitivamente portata, campo d’azione ed efficacia di quel poco che sarebbe rimasto in piedi, e vanificando il lavoro registico del buon
Jonas Akerlund (
Spun) che pur mantenendosi solido e lineare senza mai meravigliare, avrebbe sicuramente meritato materiale un po’ meno raffazzonato e furbetto su cui lavorare.
‑
Horsemen (USA, 2008)
Regia:
Jonas Akerlund
Sceneggiatura:
Dave Callaham
Interpreti:
Dennis Quaid, Ziyi Zhang, Lou Taylor Pucci, Clifton Collins Jr.
Durata:
90 min.
Distribuzione:
Moviemax
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.
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Autore: Andrea Avvenengo
ago 24, 2009
Last Updated gen 12, 2011